CASTROVILLARI La firma non è quella del kalashnikov, spesso utilizzato dalle cosche della Sibaritide, ma di una pistola calibro 9. E il rituale, secondo le prime ricostruzioni emerse dalla scena del crimine, è macabro. Non solo per la scelta di posizionare il cadavere di Maurizio Scorza nel bagagliaio della sua Mercedes Glk, ma anche per la scelta di giustiziarlo con un colpo in bocca. Una fine riservata, nel distorto codice della ‘ndrangheta, a chi parla troppo. Le indagini, che non escludono al momento alcuna pista, si incaricheranno di interpretare anche questi segni. E gli altri che saranno cristallizzati in seguito all’esame autoptico che, secondo quanto si apprende, sarà eseguito giovedì.
Una delle ipotesi sul tavolo è che Scorza, 57 anni, già sfuggito a un agguato nel 2013, stesse cercando di salire di livello nelle gerarchie criminali. L’uomo ucciso lunedì sera nelle campagne di Castrovillari aveva precedenti per droga. In una vecchia informativa, le forze dell’ordine lo ritenevano il tramite tra i clan dell’Alto Jonio e quelli del Reggino per la gestione dei canali di spaccio. Non un ruolo di primo piano. Ma gli assetti criminali nella Sibaritide, tra arresti e omicidi eccellenti, sono in continua mutazione. E, dunque, non si può escludere che Scorza stesse cercando di allargare il proprio raggio d’azione. Da «spacciatore al servizio degli zingari», come riferito dal collaboratore di giustizia Pasquale Perciaccante, ad aspirante “capo”? Altra pista investigativa aperta, tra le tante.
Elementi utili all’inchiesta si cercano anche tra i dati del telefono cellulare trovato sulla scena del crimine. Secondo quanto riporta la “Gazzetta del Sud”, lo smartphone sarebbe stato utilizzato dalla moglie di Scorza Hanane Hendhli, trucidata mentre si trovata nella vettura al posto del passeggero, per effettuare un’ultima disperata chiamata a un familiare di Scorza.
Una conferma alle ipotesi della prima ora arriva da un altro dettaglio emerso dall’esame della scena. Sul luogo del rinvenimento dei corpi, nell’area di Cammarata, al confine tra Castrovillari e Cassano allo Jonio, non sarebbero stati ritrovati bossoli. L’auto, dunque, sarebbe stata spostata dal posto in cui si è consumata la mattanza: i killer avrebbero spostato il cadavere di Scorza nel bagagliaio (accanto al corpo era posizionata la testa di un capretto, altro dettaglio da scandagliare: resta da capire se si tratti di una casualità o di un altro segnale del rituale ‘ndranghetista) e poi uno di loro si sarebbe messo alla guida per raggiungere contrada Giammellone.
Si gioca tutto su dettagli e segnali. E pure su qualche precedente maturato nell’area della Sibaritide. Il primo: il triplice omicidio di Giuseppe Iannicelli, della sua compagna Ibrissam Touss e del piccolo “Cocò” Campilongo, nipote del bersaglio dei killer. Simili le modalità, almeno per uno degli aspetti: i cadaveri, ritrovati carbonizzati all’interno dell’auto di Iannicelli, erano crivellati di colpi. Le indagini e il successivo processo rivelarono che Iannicelli venne giustiziato perché aveva iniziato a gestire in maniera ritenuta troppo autonoma i traffici di stupefacenti che “governava” per conto dei clan cassanesi. Stesso terreno, quello del narcotraffico, nel quale si muoveva, stando al pentito Perciaccante, anche Scorza.
Intanto è stato conferito l’incarico per l’esame autoptico sui corpi di Scorza e Hedhli. Già oggi pomeriggio, nell’obitorio di Castrovillari, alle salme saranno effettuate delle radiografie per valutare da quanti colpi d’arma da fuoco siano stati raggiunti e dove sono posizionati. Domani, invece, sarà conferito l’incarico per l’esame balistico.
L’esame autoptico e l’esame balistico saranno effettuati domani pomeriggio, alle 14,30, nell’obitorio dell’ospedale di Rossano. Nella tarda mattinata di oggi, il sostituto procuratore della repubblica di Castrovillari Angela Continisio, titolare delle indagini sul duplice omicidio, ha conferito l’incarico al dottor Walter Caruso, primario del reparto di medicina legale dell’ospedale di Castrovillari. Domani, alle 11, Continisio conferirà al criminalista Luca Chianelli, dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Laboratorio di Genetica Forense, l’incarico per effettuare l’esame balistico. (redazione@corrierecal.it)
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