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Il ricordo di Giacomo Mancini. «Vent’anni dal giorno in cui ti salutai»

VENT’ANNI Sono trascorsi venti anni, eppure ho un ricordo nitido dell’ultima volta che parlammo insieme. Per la verità ho impresso nella mente tantissimi ricordi tra noi, del resto sei stato prese…

Pubblicato il: 08/04/2022 – 19:35
di Giacomo Mancini*
Il ricordo di Giacomo Mancini. «Vent’anni dal giorno in cui ti salutai»

VENT’ANNI Sono trascorsi venti anni, eppure ho un ricordo nitido dell’ultima volta che parlammo insieme. Per la verità ho impresso nella mente tantissimi ricordi tra noi, del resto sei stato presente in ogni momento della mia vita.  
Da bambino il giorno del mio compleanno mi inviavi sempre un telegramma per farmi gli auguri. A quei tempi i telefonini non esistevano e in tutto Sangineto (trascorrevo lì tutta l’estate) c’erano non più di un paio di cabine a gettoni. E quando arrivava il postino, io prendevo tra le mani questo foglietto giallo piegato in maniera strana e mi interrogavo sul perché di quella che mi sembrava una cosa inusuale.
Il giorno degli orali della maturità ti trovai fuori da scuola. Proprio dove qualche anno prima feci il mio primo volantinaggio. E quando ti raccontai che mi avevano quasi  sbattuto al muro, mi raccomandasti: “fatti valere sempre, senza mai cedere alle prepotenze”. Il giorno degli esami mi dicesti:”non sono voluto entrare a sentirti perché non volevo mettere in imbarazzo i professori” e io ho pensato tra me e me: ”meno male perché non è stata una prova indimenticabile”.    
Quando mi laureai, invece, non venisti, sebbene il fatto di avere un nipote avvocato ti piaceva: “dobbiamo aprire uno studio insieme tu ed io”, mi dicevi ricordandomi i tuoi esordi come difensore di parte civile nel processo per la strage di Portella della Ginestra. Eri a Palmi, in tribunale, costretto ad ascoltare le requisitorie di quella che fu una vera persecuzione giudiziaria (e che meriterebbe di essere studiata come una delle pagine più buie della giustizia italiana) che si concluse con una assoluzione piena, ma che rappresentò l’inizio delle tue sofferenze e della malattia che ti piegò.
Non fosti presente nemmeno alla mia prima seduta alla Camera dei Deputati. Ti muovevi con difficoltà a causa della malattia. Ma sapermi in Parlamento dove avevi combattuto battaglie di progresso e di libertà, ti faceva essere orgoglioso. Mi chiedevi felice di ascoltare la mia risposta positiva: “E dimmi, ti hanno chiamato onorevole?”. Pochi giorni prima, dopo una lunga nottata di attesa dei dati elettorali, quando all’alba ti comunicai la mia elezione con gli occhi lucidi mi rispondesti: “adesso posso anche morire”.
L’ultima volta che parlammo eravamo nella biblioteca dove la mattina leggevi i giornali (nell’ultimo periodo quando avevi difficoltà li leggevo io ad alta voce) e insieme li commentavamo. In quella stanza, intorno a quel grande tavolo, fino all’ultimo, ricevevi i tuoi collaboratori del comune con i quali ti sei speso per migliorare Cosenza, per farla diventare una città europea, ti piaceva ripetere, e per essere più vicino a chi viveva nel bisogno. 
Quell’ultima volta il sole entrava dalle tende e illuminava i libri, in fondo la foto con tuo padre in compagnia di Pietro Nenni.  Ti dissi: “ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me e per come mi sei sempre stato vicino”. Ricordo perfettamente il tuo sguardo dolce e le tue parole: “se solo sapessi quanto mi fa felice averti vicino”.
Fu l’ultima volta.
Come tanti, anche io porto dentro di me ferite profonde per non aver avuto il tempo, la forza, il coraggio di dire le cose che avevo dentro ad affetti profondi che non ci sono più. L’averti salutato senza aver lasciato nulla di sospeso mi lascia una grande serenità.
Oggi sono venti anni da quel giorno.
Venti anni sono tanti.
Chi allora non era nato, adesso è maggiorenne. Pensa che io ho due figli grandi. Eppure nonostante sia trascorso tanto tempo il tuo ricordo è sempre molto presente nella memoria di tanti. Ne ho conferma ogni giorno. Chi ti ha conosciuto ricorda le battaglie del leader socialista e le realizzazioni dell’uomo di governo e del sindaco, ma allo stesso modo porta dentro di sé ricordi di vita vissuta. Chi non ti ha conosciuto, ha tante volte ascoltato i racconti degli altri che parlano con ammirazione.
Oggi al Rendano ci sarà Claudio Martelli che ricorderà quanto il tuo pensiero e le tue battaglie siano state importanti nella storia democratica del nostro paese.
Immagino che saranno in tanti ad ascoltarlo, ennesima dimostrazione di come anche dopo venti anni continui a mancare a tanti.
E figurati quanto manchi a me.

*avvocato e politico, nipote di Giacomo Mancini

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