In un paese che sta registrando un assestamento e un (graduale) ritorno alla normalità, spicca ancora una volta la tendenza negativa del Mezzogiorno, con una crisi demografica che continua a spopolare alcune regioni come mal Calabria «sempre più in procinto di essere coinvolte in una situazione da cui appare difficile poter uscire». Lo evidenzia l’Istat nell’ultimo report statistico sugli indicatori demografici in Italia, report aggiornato all’1 gennaio 2022 e reso noto oggi. Un report che di fatto conferma la progressiva “desertificazione” della Calabria, che tra l’altro presenta un saldo migratorio – interno e con l’estero – sempre negativo e tra i più alti d’Italia (solo la Basilicata è messa peggio).
Secondo l’Istat in Italia «la popolazione residente è in riduzione costante dal 2014 quando risultava pari a 60,3 milioni. Al 1° gennaio 2022, secondo i primi dati provvisori, la popolazione scende a 58 milioni 983mila unità cosicché nell’arco di 8 anni la perdita cumulata è pari a 1 milione 363mila. Di tale ammontare complessivo i comportamenti demografici emersi nel corso del solo 2021 sono responsabili per un calo di 253mila unità. La variazione relativa della popolazione è dunque pari al -4,3 per mille, in moderato miglioramento rispetto al 2020 (-6,8 per mille). Scomposta nelle singole componenti tale variazione si deve a un saldo migratorio con l’estero pari a +2,7 per mille, a un ricambio naturale pari al -5,2 per mille e, infine, alle voci riguardanti le ordinarie operazioni di allineamento e revisione delle anagrafi (saldo per altri motivi) responsabili di un -1,7 per mille». Per l’Istat inoltre «in un quadro tendenziale dove le diseguaglianze territoriali tornano a essere evidenti, la crisi demografica colpisce maggiormente il Mezzogiorno (-6,5 per mille) e, in particolar modo, regioni come Molise (-12 per mille), Basilicata (-9,5) e Calabria (-8,6), sempre più sul procinto di essere coinvolte in una situazione da cui appare difficile poter uscire. Ben 34 delle complessive 38 Province del Mezzogiorno presentano un tasso di variazione annuale della popolazione peggiore di quello nazionale (-4,3 per mille) e in 9 di queste la riduzione relativa è a doppia cifra: si va dal -10,6 per mille riscontrato nella Provincia di Oristano al -15,4 per mille in quella di Isernia, con in mezzo circoscrizioni importanti come Nuoro, Campobasso, Enna, Potenza, Benevento, Caltanissetta e Crotone».
L’Istat cita inoltre «segnali di ritorno alla normalità degli anni precedenti la pandemia! come quello della «ripresa della mobilità residenziale interna al Paese!, ma anche qui non arrivano dati confortanti per il Sud e la Calabria. Nel report si rimarca come «dopo il forte arretramento emerso nel 2020, quando si registrarono 1 milione 334mila trasferimenti, il 10% in meno rispetto al 2019, nel 2021 si ritorna a oltrepassare abbondantemente quota 1 milione 400 mila, ossia un livello ancora non del tutto in linea con quelli pre-pandemici (rispetto ai quali si rileva una differenza del 4,9%) ma nemmeno lontano da questi. Anche nel 2021 si registrano movimenti migratori interni sfavorevoli al Mezzogiorno. In tale ambito, sono 389mila gli individui che hanno lasciato nel corso dell’anno un comune meridionale per trasferirsi in un altro comune italiano (eventualmente anche dello stesso Mezzogiorno), mentre sono 339mila quelli che hanno eletto un comune del Mezzogiorno quale luogo di dimora abituale (eventualmente anche provenienti da altro comune dello stesso Mezzogiorno). Tale dinamica – sostiene l’istituto nazionale di statistica – ha generato, per il complesso della ripartizione, un saldo negativo di 49 mila unità (-2,5 per mille abitanti). Tra le regioni del Mezzogiorno la situazione risulta più sfavorevole in Basilicata (-4,8 per mille) e Calabria (-4,4 per mille), seguite da Molise (-3,9 per mille) e Campania (-3,2 per mille)».
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