COSENZA «Coloro che sono preoccupati per il sovraffollamento negli hotspot britannici come Snowdon e il Lake District potrebbero trovare la solitudine che bramano nel più grande parco nazionale d’Italia, il Pollino. Comprende quasi 750 miglia quadrate di burroni boscosi, altopiani erbosi pascolati da cavalli selvaggi e cime rocciose, ma la sua posizione nel sud-ovest scarsamente popolato significa che i visitatori si contano nell’ordine dei centomila all’anno, rispetto al Lake District che ne ha avuti 47 milioni nel 2019». La presentazione del Guardian descrive tra i vantaggi del Parco del Pollino proprio quello di essere su rotte scarsamente battute dai turisti. E la «solitudine» vale una citazione nella sezione “Holiday Guides” del sito britannico. Il servizio si occupa proprio dei percorsi fuori dalle piste più battute dal turismo di massa. Descrive Urbino nelle Marche, il “Menfishire” intorno a Menfi in Sicilia, l’Oltrepò pavese in Lombardia, Grado in Friuli Venezia Giulia e il Sinis in Sardegna.
«Il Pollino si trova a cavallo tra la Basilicata e la Calabria – scrive il Guardian –, e ha cinque cime oltre i 2.000 metri, tutte percorribili senza particolari attrezzature da chiunque sia fisicamente in forma. Il Monte Pollino (il nome deriva da “monte di Apollo”) di 2.248 metri è ben segnalato e frequentato, con facile accesso (e parcheggio) sulla Strada Ruggio Visitone, a mezz’ora di auto dai paesi di Viggianello e Rotonda. La montagna più alta, Serra Dolcedorme di 2.267 metri, è più difficile da raggiungere. Gli escursionisti inesperti potrebbero preferire camminare con una guida locale. Anche gli escursionisti esperti si godrebbero una giornata con il competente e paziente Giuseppe Cosenza, con sede nel paese di Laino Borgo». Una proposta nella natura, e «per i più avventurosi c’è il rafting e il canyoning sul fiume Lao, che sorge sulle montagne del Pollino e attraversa un profondo e spettacolare canyon sul bordo occidentale del parco, con rapide di classe II e III».
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