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L’avvocato: «Il processo a Pittelli è finito». Il pm: «Siamo a metà strada. Nuovi pentiti da sentire»

Presentata un’istanza di revoca dei domiciliari. Staiano: «La Procura ha perso il processo». L’accusa: «Esercizio azzardato di ottimismo»

Pubblicato il: 10/04/2022 – 7:20
di Alessia Truzzolillo
L’avvocato: «Il processo a Pittelli è finito». Il pm: «Siamo a metà strada. Nuovi pentiti da sentire»

LAMEZIA TERME È finita la vicenda istruttoria dell’avvocato Giancarlo Pittelli? Possono emergere nuovi indizi aggravanti? Secondo gli avvocati della difesa, Guido Contestabile e Salvatore Staiano, no: l’istruttoria «è matura per verificare se e in che misura vi siano ancora i presupposti per mantenere in stato di detenzione domiciliare l’avvocato Pittelli». L’avvocato Staiano si è spinto fino a dire: «Il processo di Pittelli è finito». Di avviso diametralmente opposto l’accusa – rappresentata ieri in aula dal pm Antonio De Bernardo – secondo la quale si è ancora a metà strada.
L’udienza di ieri del processo Rinascita Scott è stata intervallata da una serrata discussione tra i difensori Contestabile e Staiano e il pm De Bernardo.

La richiesta di revoca della misura cautelare

Intorno alle 13 hanno preso la parola gli avvocati di Pittelli, imputato cardine del maxi processo, considerato il collegamento tra le cosche vibonesi e il mondo dei colletti bianchi, delle divise “infedeli” e dei professionisti collusi.
Il giorno dopo la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro che ha accolto l’appello della Dda di Catanzaro di applicazione della misura cautelare in carcere per l’imputato che si trova attualmente ai domiciliari, i legali – che ieri hanno annunciato il ricorso in Cassazione per quanto riguarda la decisione del Tdl – hanno alzato il tiro presentando un’istanza di «revoca della misura cautelare cui è attualmente sottoposto l’avvocato Pittelli, ovvero la sua sostituzione con altra meno gravosa».
Secondo i legali non esistono esigenze cautelari per proseguire la detenzione dell’avvocato e, inoltre, Pittelli non sarebbe compatibile col carcere visto «che le condizioni di salute del nostro assistito sono gravemente peggiorate sia sotto il profilo organico che psicologico», secondo quanto emergerebbe dalle consulenze dei periti della difesa.
Nella premessa del loro intervento, gli avvocati affermano che «il danno senza confini sinora patito dall’avvocato Pittelli, non deve ulteriormente aggravarsi. Le conseguenze – specie quelle sul piano umano, sanitario, sociale, professionale ed economico – non devono, posto che già non lo siano, diventare definitive, irreparabili ed irrisarcibili».

La vicenda dei verbali di Mantella

I legali hanno sottolineato nell’istanza il fatto che Pittelli «è stato mantenuto in carcere, unicamente per una singola condotta». «L’avvocato Pittelli si trova detenuto per la mera ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa», ha affermato Contestabile. Gli avvocati si rifanno alla sentenza della Corte di Cassazione del 25 giugno 2020 che riconduce la sussistenza dei gravi indizi «esclusivamente alla dazione alla cosca Mancuso (Giamborino, Luigi Mancuso), dei verbali inerenti alle dichiarazioni rese da Mantella (del contenuto delle stesse), ancora coperte dal segreto investigativo».
Dunque, nel momento in cui Andrea Mantella, elemento di spicco della criminalità organizzata di Vibo Valentia, si è pentito e, tra l’estate e l’autunno del 2016, ha reso dichiarazioni alla Dda di Catanzaro, Pittelli ha cercato i verbali, o quantomeno, il contenuto delle dichiarazioni di Mantella per conto della cosca Mancuso.
È, questo, il comportamento dell’imputato che terrebbe in piedi, per Pittelli, la condotta di concorrente esterno della cosca Mancuso.
Ma, secondo le difese, il giudizio della Cassazione riguardo alla divulgazione dei verbali di Mantella è superato alla luce della lettura del materiale probatorio raccolto dai difensori. Tale materiale consta di una serie di articoli di stampa, e non solo, che sono stati pubblicati prima ancora che gli indagati venissero intercettati a parlare degli argomenti che quegli articoli trattavano.

Staiano: «Il processo di Pittelli è finito»

Secondo l’avvocato Salvatore Staiano «il processo di Pittelli è finito». L’avvocato ha insisto nel dire che «il processo  non lo vinciamo noi, lo perde la Procura. Il processo la Procura lo ha perduto. Non è tanto il Tribunale della libertà che ci spaventa. Un Tribunale della libertà assolutamente superficiale nella misura in cui viene scritto “la difesa non documentato alcuna malattia di questo soggetto e c’era un diario clinico di Melfi (il carcere dove è stato ristretto Pittelli l’ultima volta, ndr) dove c’è scritto in alligazione “attenzione, grande sorveglianza, manifesta una depressione di grado maggiore, può suicidarsi”. Questo mi fa pensare che la lettura degli atti è stata epidermica, veloce, parziale». Secondo Staiano «c’è una prospettazione errata sin da subito in questo processo. Cioè si dà per scontato che nel 2016 Luigi Mancuso è uno ‘ndranghetista. La secondo prospettazione errata è che vi sia l’esistenza attuale di una cosca Mancuso là dove mai sia esistita. Ma questo non è un problema mio». 
L’avvocato è tornato sul tema del foglio sequestrato a Pittelli nel momento del suo arresto e sul quale l’imputato aveva segnato nomi, appunti, riferimenti, date. Il legale riporta una sentenza in cui la Corte Costituzionale scrive, riguardo ad appunti presi da un soggetto per meglio difendersi, che non possono essere sequestrati. «Quindi si voglia dichiarare la nullità – se già vi è stata – della testimonianza dell’agente di polizia giudiziaria che su questo punto ha dichiarato», ha detto Staiano.

Il pm: «L’istruttoria è ancora in corso». Nuovi pentiti ancora da sentire

«Non è affatto vero che il processo a Giancarlo Pittelli è finito – ha replicato il pm De Bernardo –. Noi abbiamo depositato una nota del Ros centrale di Roma del 6 gennaio 2022, dove sono allegate una serie di dichiarazioni di collaboratori. Non anticipo nulla se dico che noi avanzeremo richiesta di sentire una serie di dichiaranti che sono allegati a quell’informativa». Tra questi dichiaranti ci sono i collaboratori di giustizia Femia, Dante Mannolo, Angelo Santolla, Francesco Farao, Marcello Fondacaro. Dovrà essere sentito anche l’imputato Francesco Stilo. «L’istruttoria non è affatto finita nei confronti di Pittelli, forse posso dire che siamo a metà strada nella costruzione della prova a carico di Giancarlo Pittelli», ha detto de Bernardo. L’intervento del pm si è concentrato sulla gravità degli indizi a carico di Pittelli e sulle esigenze cautelari. Indizi ai quali si sono aggiunti nuovi elementi. «Il primo problema è: su quali atti vanno valutati i gravi indizi?», ha detto De Bernardo il quale ha invitato il Tribunale a valutare non solo l’ultima informativa del Ros su Pittelli ma tutti gli atti depositati. L’accusa ha fatto notare come la Corte di Cassazione si fosse espressa con un giudicato cautelare e per superare quel giudicato cautelare l’unico intervento è evidenziare degli elementi nuovi che in questo caso sarebbero rappresentati da quanto emerso nel corso del processo. La sussistenza della gravità indiziaria per il reato di concorso esterno non si limita alla vicenda dei verbali di Mantella. Secondo il pm pensare che la vicenda istruttoria di Pittelli sia finita già adesso e che tutto si riduca alla sola vicenda del recupero dei verbali di Mantella è «un esercizio azzardato di ottimismo sfrenato». «Pittelli – ha detto De Bernardo – non è in carcere per la vicenda dei verbali di Mantella. Pittelli è in carcere per il titolo cautelare di concorso esterno con in associazione mafiosa». «Se si mette in evidenza quel giudicato cautelare – ha detto il pm – vanno riesumati gli altri argomenti principali che c’erano all’epoca ma anche nuovi argomenti che sono balzati all’attenzione del collegio». Il pm richiama la vicenda Pittelli/Delfino che coinvolge anche il colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli. Una vicenda per la quale la Cassazione aveva escluso l’aggravante mafiosa. Ma su quella vicenda – ha spiegato De Bernardo – sono emersi nuovi elementi nell’informativa del gennaio scorso redatta dal maggiore del Ros Fabio Vincelli il quale dovrà essere sentito. E non solo lui. «Dobbiamo ancora sentire Petrini che è in lista testi», ha aggiunto il magistrato. Diversi argomenti che non erano stati ben compresi in origine ora, secondo il pm, sono divenuti più chiari nel corso del processo.
Anche per quanto riguarda la vicenda dei verbali di Mantella, dopo la deposizione del colonnello del Ros Migliavacca la posizione di Pittelli si è aggravata, dice il pm. «Dal momento della collaborazione di Mantella fino alle ultime acquisizioni investigative» è venuta fuori «una continua ansia di acquisire notizie sul dichiarato di Mantella» da parte degli imputati. Per quanto riguarda il sequestro degli appunti ritrovati in casa di Pittelli, il pm ha affermato: «Non credo proprio che nessun giudice possa mai sostenere che degli appunti, dove sono scritte tematiche relative a un’informativa che ancora non era “discoverata” trovata presso l’imputato, possano non essere sequestrati o essere inutilizzabili. Sono sicuro che non vedrò mai una cosa del genere».
Per quanto riguarda lo stato di salute di Pittelli il pm non si è pronunciato, annunciando di valutare le perizie che sono state allegate.

«Scrivere ad un deputato è un diritto inalienabile»

Torna in aula l’argomento della lettera inviata da Pittelli al ministro per il Sud Mara Carfagna (ex collega di partito di Pittelli) che è costata all’imputato un nuovo arresto a dicembre scorso.
L’avvocato Staiano ha affermato che non c’è stata, in quella occasione, violazione del divieto di comunicazione. «Scrivere ad un deputato è un diritto inalienabile e lo può fare Riina come lo può fare qualsiasi cittadino». «Ogni violazione del divieto di comunicazione costituisce un reato? – chiede Staiano – Ma questa è una idiozia immedicabile. Non c’è cura per questa sciocchezza». L’avvocato richiama la Cassazione secondo la quale perché un siffatto divieto operi nella corrispondenza «è necessario la missiva abbia realmente natura di comunicazione in grado di veicolare un contenuto informativo eventualmente idoneo a vulnerare le menzionate esigenze di controllo». «Fossi stato io al posto di Giancarlo Pittelli – insiste Staiano – appena rientrato a casa, avrei scritto 100 lettere a tutti i membri del Parlamento».

Istanza di scarcerazione per Puntoriero 

Cinque minuti sono stati dedicati dal difensore a presentare, in forma orale, un’istanza di scarcerazione per Vincenzo Puntoriero che necessita di esami diagnostici urgenti perché potrebbe avere un «tumore galoppante», un tumore neuroendocrino nel pancreas.

La reprimenda del giudice Cavasino: «Per l’istanza è stata sospesa l’attività istruttoria»

Il lungo intervento dei legali sull’istanza presentata per la revoca dei domiciliari di Pittelli ha provocato una reprimenda da parte del presidente del collegio, il giudice Brida Cavasino la quale non ha apprezzato il fatto che la lunga istanza sia stata presentata nel bel mezzo dell’istruttoria dibattimentale, interrompendola per oltre un’ora.
«Si è sospesa l’attività istruttoria per oltre un’ora – ha detto il giudice –. Vi ho dato la parola pensando che avreste illustrato l’istanza brevemente. La prossima volta potete preannunciare che si tratta di una lunga illustrazione dell’istanza visto che l’attività istruttoria era ancora in corso. Io non potevo immaginare che si trattasse di una sospensione così lunga. Quindi per la prossima volta aspetteremo che termini l’attività istruttoria e dopo avrete la parola». Un intervento al quale si è associato anche il pm Antonio De Bernardo il quale ha sottolineato come vi siano oltre 300 imputati interessati a seguire quello che i testi chiamati al processo hanno da dire. «Visto che anche agli altri avvocati sta bene così – ha chiosato il pm riferendosi al fatto che nessun legale si fosse lamentato per il lungo intervento dei due difensori – io faccio presente che sarebbe il caso di disciplinare per ogni udienza l’ordine dei lavori e lasciare le discussioni delle istanze alla fine dell’udienza, come lasciamo alla fine dell’udienza le dichiarazioni degli imputati detenuti». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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