LAMEZIA TERME «Questo è un momento in cui se, dal punto di vista clinico la pandemia sta cedendo il passo ad una situazione di quasi normalità, dal punto di vista delle infezioni purtroppo siamo in una fase ancora piuttosto critica, e questo crea in qualche maniera una situazione di incertezza fra la gente». A lanciare il monito è Giuseppe Foti, direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria e componente Task Force Covid della Regione Calabria. Ai microfoni del Corriere della Calabria è proprio Foti a provare a tenera alta l’attenzione in una fase determinante, dopo due anni di pandemia da Covid-19. Soprattutto dopo le disposizioni varate dal governo che, per molti aspetti, hanno allargato le maglie delle prescrizioni e degli obblighi imposti, nonostante il numero dei contagi ancora “elevato”, ma comunque al di sotto delle soglie di allarme.
Considerazioni che assumono maggiore rilevanza proprio nella settimana in cui, a Reggio Calabria, è stata isolata ufficialmente quella che è stata denominata la nuova variante “Xj” del coronavirus. «Ma – ci spiega subito Foti – in realtà non si tratta di una variante, semmai una ricombinazione tra le due varianti Omicron già conosciute». La fase attuale è ancora di studio «ma dal punto di vista clinico bisogna attendere per capire effettivamente come si comporterà». «Sappiamo però in linea di massima – ha spiegato Foti – che i virus tendono sempre a mutare e probabilmente dopo tanto tempo tendono a diventare più contagiosi ma sempre meno aggressivi dal punto di vista sintomatico». Intanto sono due i casi isolati, entrambi senza problematiche dal punto di vista clinico. «Certo – dice Foti – sarà solo il tempo a dirci come stanno le cose. Ma stiamo comunque andando verso una fase in cui, grazie soprattutto alla vaccinazione, dal punto di vista clinico le cose si stanno mettendo bene. Bisogna comunque stare attenti sulla diffusione del virus».
Già, la vaccinazione. In Calabria i numeri sono da sempre contrastanti e all’appello, tuttora, mancano molti “over 80” ma anche le fasce dei giovanissimi. «Come Italia dovremmo essere contenti per il risultato raggiunto – spiega Foti – ma certamente in alcune zone si è andati più spediti, in altre meno come in Calabria dove in effetti c’è stato un certo rallentamento».
Sebbene i numeri dei nuovi contagi, diffusi giornalmente dal Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, evidenzino una certa tranquillità per l’area medica e la Terapia intensiva, a saltare all’occhio sono i decessi riportati, costantemente tra 8, 9 o 10 quotidianamente. Un dato, secondo Giuseppe Foti, un po’ fuorviante. «Vengono attribuiti giornalmente come morti per Covid almeno 8 o 9 pazienti, ma in realtà di questi pazienti per coronavirus non ne muore quasi nessuno. Si tratta piuttosto di persone che hanno un’età avanzata, affetti da molte altre patologie e che vengono in ospedale e ricoverati in reparti Covid solo perché poi il tampone risulta effettivamente positivo. Ma non sono in realtà morti per il coronavirus, come vengono normalmente rappresentati». (redazione@corrierecal.it)
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