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Il “Rimpiazzo” dei Piscopisani sui Mancuso: 20 condanne e 13 assoluzioni

Secondo l’accusa avrebbero tentato di sostituirsi alla cosca di Limbadi sul territorio di Vibo Valentia. Barba assolto dall’accusa di estorsione

Pubblicato il: 11/04/2022 – 18:40
di Alessia Truzzolillo
Il “Rimpiazzo” dei Piscopisani sui Mancuso: 20 condanne e 13 assoluzioni

VIBO VALENTIA Il Tribunale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Tiziana Macrì, ha comminato 20 condanne e 13 assoluzioni nell’ambito del processo con rito ordinario nato dall’inchiesta “Rimpiazzo” contro la cosca dei “Piscopisani” che prende il nome dal quartiere di Vibo, Piscopio, dal quale il gruppo criminale proviene.
Le accuse contestate sono associazione mafiosa, usura, estorsione, danneggiamento, illeciti in materia di armi, intestazione fittizia di beni e spaccio di droga. I magistrati della Dda di Catanzaro – rappresentati in aula dal pm Andrea Mancuso – e gli investigatori della Polizia hanno ricostruito durante l’indagine circa 26 estorsioni, 9 danneggiamenti e 32 episodi di spaccio.
Secondo l’accusa, i Piscopisani puntavano a scalzare i potenti Mancuso di Limbadi dal capoluogo vibonese e dalle frazioni marine sfruttando il fatto che molti rappresentati dei Mancuso fossero in carcere. Inizialmente i Piscopisani sceglievano le vittime delle estorsioni e delle intimidazioni individuandole tra coloro che sapevano essere sottoposti al controllo dei Mancuso.
Lo scorso 16 marzo, in sede di requisitoria, il sostituto procuratore Andrea Mancuso aveva invocato 32 condanne e una assoluzione. 
Secondo la ricostruzione della Dda diretta da Nicola Gratteri, il locale di “Piscopio” vedeva al vertice – per quanto riguarda coloro che hanno optato per il rito ordinario – Rosario Battaglia, alias “Sarino”, condannato a 28 anni di reclusione, appartenente alla “società maggiore” con il ruolo di “mastro di giornata” e il compito anche di ideare e organizzare omicidi funzionali agli interessi della cosca, oltre a organizzare rapine, estorsioni e atti intimidatori; Salvatore Giuseppe Galati, alias “Pino il Ragioniere”, condannato a 12 anni di reclusione, appartenente alla “società maggiore” con il ruolo di capo società: stabiliva le strategie criminali da seguire e manteneva i rapporti con le altre organizzazioni ‘ndranghetiste. Condannato a 10 anni e 4 mesi Giuseppe D’Angelo appartenente alla società minore dei Piscopisani con il ruolo di “punteruolo”, aveva compiti di tipo operativo e logistico come mettere a disposizione del gruppo la propria casa per le riunioni. Condannati i tre uomini di fiducia del capo cosca Rosario Fiorillo (condannato a 19 anni e 4 mesi in abbreviato): Nazzareno Galati, 13 anni e 11 mesi, Benito La Bella, 13 anni e 11 mesi, e Francesco Felice, 13 anni e 8 mesi di reclusione.
Otto anni sono stati comminati a Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, ai vertici dell’omonima cosca di Limbadi, per estorsione aggravata nei confronti di un negozio di detersivi, lo Special Deter Shop, il quale avrebbe dovuto pagare prima 5000 poi 3000 euro all’anno per “stare tranquillo”. Il vertice dei Mancuso è stato assolto per due capi di imputazione: l’estorsione all’imprenditore Domenico Maduli e l’estorsione all’imprenditore Giuseppe Russo.
Assolto Nicola Barba accusato di avere estorto la somma di 15mila euro all’imprenditore Domenico Maduli.

Tutte le condanne e le assoluzioni

Rosario Battaglia, 28 anni (chiesti 30 anni);

Nicola Barba, assolto per non avere commesso il fatto (chiesti 8 anni);

Nazzareno Colace, 8 anni e 3000 euro di multa (chiesti 11 anni);

Domenico D’Angelo, 10 anni (chiesti 12 anni);

Giuseppe D’Angelo, 10 anni e 4 mesi (chiesti 15 anni);

Angelo David, 10 anni (chiesti 16 anni);

Francesco Felice,13 anni e 8 mesi  (chiesti 19 anni);

Ippolito Andrea Fortuna, 8 anni e 3000 euro di multa (chiesti 9 anni);

Fortuna Maria Concetta Immacolata, assolta per non aver commesso il fatto (chiesti 11 anni);

Giuseppe Brogna, 10 anni (chiesti 12 anni);

Stefano Farfaglia, 10 anni (chiesti 13 anni e 6 mesi);

Michele Fortuna (cl. ’85), assolto per non aver commesso il fatto (chiesti 10 anni e 6 mesi);

Nazzareno Galati, 13 anni e 11 mesi (chiesti 22 anni e 6 mesi);

Salvatore Giuseppe Galati, 12 anni (chiesti 16 anni);

Benito La Bella, 13 anni e 11 mesi (chiesti 20 anni e 6 mesi);

Giuseppe Lo Giudice, 6 anni e 3000 euro di multa (chiesti 5 anni e 4 mesi);

Tommaso Lo Schiavo, assolto per non aver commesso il fatto (chiesti 4 anni);

Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni” 8 anni e 3000 euro di multa (chiesti 12 anni);

Raffaella Mantella, assolta per intervenuta prescrizione (chiesti 2 anni);

Silvano Michele Mazzeo, 8 anni e 5000 euro di multa (chiesti 12 anni);

Nazzareno Pannace, 13 anni e 5 mesi (chiesti 17 anni);

Francesco Popillo, 13 anni e 6 mesi (chiesti 17 anni);

Francesco Romano, 13 anni e 5 mesi (chiesti 17 anni);

Pierluigi Sorrentino, 13 anni e 4 mesi (chiesti 17 anni);

Simone Prestanicola, assolto perché il fatto non costituisce reato (chiesti 3 anni);

Michele Rinaldo Staropoli, 9 anni e 6 mesi e 6000 euro di multa (chiesti 10 anni);

Francesco Tassone, assolto per non aver commesso il fatto (chiesti 16 anni);

Annarita Tavella, assolta per non aver commesso il fatto (chiesti 2 anni);

Gianluca Rosario Tavella, assolto per non aver commesso il fatto (chiesti 8 anni);

Giovanni Tinelli, assolto per intervenuta prescrizione (chiesti 3 anni);

Leonardo Vacatello, assolto per non aver commesso il fatto (chiesti 9 anni e 6 mesi);

Luigi Francesco Zuliani, assolto (chiesti 6 anni);

Mariano Natoli, assolto perché il fatto non sussiste (chiesta l’assoluzione).

Nel collegio difensivo gli avvocati Diego Brancia, Sergio Rotundo, Francesco Calabrese, Giuseppe Di Renzo, Giuseppe Cutrullà, Vincenzo Sorgiovanni, Giuseppe Gervasi, Giovanni Vecchio, Francesco Gambardella, Leopoldo Marchese, Francesco Sabatino, Gregorio Viscomi, Guido Contestabile, Rosa Giorno, Francesco Muzzopappa, Salvatore Staiano. 

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