ROMA Con Luca Palamara, che come lui aveva appena lasciato il Csm per scadenza del mandato elettivo, manteneva un «contatto stabile» con alcuni dei nuovi consiglieri in carica per «influire concretamente» sulle decisioni di Palazzo dei marescialli. Condotte che si sarebbero tradotte in «ingerenze» non solo in occasione delle nomine dei capi degli uffici giudiziari. E’ in estrema sintesi la contestazione della Prima Commissione del Csm all’ex consigliere Massimo Forciniti, attualmente presidente di sezione al Tribunale di Crotone, con l’apertura lo scorso ottobre della procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità. Procedura che dopo un’ampia istruttoria ora la maggioranza della Commissione chiede però di chiudere. Perché se è vero che quei comportamenti «incidono, anche in maniera significativa, sui requisiti di imparzialità e indipendenza», essenziali per ogni giudice – come sottolinea la proposta di delibera domani all’esame del plenum – non c’è stata «una effettiva perdita di fiducia e di credibilità con specifico riferimento all’attività svolta dal magistrato presso il Tribunale di Crotone», unica circostanza che potrebbe giustificare il trasferimento d’ufficio.
All’origine del caso le chat e le intercettazioni inviate dalla procura di Perugia al Csm dopo l’avvio delle indagini su Palamara. Sulla base di quegli atti la Commissione segnala le «ampie interlocuzioni» su «delicate decisioni» che spettavano ai consiglieri in carica, «avvenute tra il dottor Forciniti e il dottor Palamara, oltre che con il dottor Ferri» (il riferimento è a Cosimo Ferri, deputato di Iv, magistrato in aspettativa, all’epoca punto di riferimento di Magistratura Indipendente) «che paiono essersi tradotte, poi, in esplicite direttive fornite, nell’arco di diversi incontri, ad alcuni dei consiglieri». Interlocuzioni andate avanti sino a quando non è scoppiato lo «scandalo» della riunione notturna all’hotel Champagne che ha terremotato il Csm e è costato a Palamara l’estromissione dalla magistratura.
Le conversazioni con Palamara erano «ragionamenti tra due ex consiglieri militanti nello stesso gruppo associativo», «ispirati a finalità di massima funzionalità degli uffici e nell’interesse della giurisdizione nel suo complesso», ha sostenuto Forciniti, in una memoria scritta riferendosi alla comune appartenenza alla corrente di Unicost. Domani sarà il plenum a scrivere la parola fine alla vicenda, probabilmente dividendosi, come già avvenuto in Commissione dove la proposta di archiviare è passata con tre voti a favore e tre astensioni. (Ansa)
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