REGGIO CALABRIA «Il sacrificio e l’equilibrio della Polizia di Stato hanno contribuito in maniera determinante alla tenuta del sistema Paese sempre più sollecitato da pericolose derive populiste e antidemocratiche alimentate dall’aggravarsi della crisi che ha trasversalmente interessato tutte le categorie socio-economiche e solo in parte contenute dagli interventi governativi di ristoro». Alla festa per i 170 anni dalla fondazione della Polizia di Stato, il questore di Reggio Calabria Bruno Megale ha fatto riferimento al «massiccio impiego di uomini e mezzi che inevitabilmente ha drenato risorse ad un territorio in cui tutti i settori produttivi sono condizionati dalla pervasività della ‘ndrangheta, una delle organizzazioni più strutturate del panorama criminale che proprio dalla crisi economica trae nuove opportunità potendo disporre di ingenti disponibilità di denaro e di immediata liquidità. Non di meno l’impegno al contrasto dell’operatività delle ‘ndrine sia sotto il profilo giudiziario che preventivo dei patrimoni illeciti ha dato significativi risultati».
Durante la cerimonia, Megale ha snocciolato alcuni numeri: «Le numerose e rilevanti operazioni della squadra mobile, con il concorso del Servizio centrale operativo della polizia di stato, hanno consentito l’esecuzione di oltre 100 misure cautelari in carcere per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti. Sono soggetti legati a importanti famiglie mafiose del territorio: i Pesce di Rosarno, i Molé di Gioia Tauro, i De Stefano-Tegano di Reggio Calabria e i Pelle di San Luca. Sotto il profilo dell’analisi criminale è stata evidenziata una straordinaria capacità della ‘ndrangheta di adeguarsi alle mutate condizioni storiche economiche e di rinnovare i propri asset strategici espandendosi stabilmente anche in altre attività produttive transnazionali pur mantenendo in questo territorio la centralità decisionale. Oggi la sfida è di indagare real-time le dinamiche criminali cercando di intercettarne i mutamenti. Servire sicurezza e legalità è la mission della polizia di stato per l’affermazione delle libertà.
Ci rivolgiamo ai cittadini, e tra loro soprattutto ai più giovani, chiedendogli di essere i primi attori nella costruzione di una città ideale fatta di rispetto delle regole, confronto, ascolto e coraggio. È una società che non può prescindere da un “no” deciso alle illegalità tutte». Sul fronte migranti, il questore ha spiegato dal 2021 ad oggi in provincia di Reggio Calabria «gli sbarchi sono stati 69 in un complessivo numero di 6414 migranti sbarcati molti dei quali donne e minori non accompagnati. Sono stati oltre 40 gli scafisti arrestati. Nonostante tutto la gestione del fenomeno non ha mai fatto registrare tensioni nei meccanismi dell’accoglienza che hanno funzionato alla perfezione grazie a un puntuale ed efficace coordinamento della prefettura e grazie alla sensibilità della comunità reggina. Il trend dei migranti è in tendenziale aumento. Questo fenomeno non può essere lasciato alla gestione di un singolo paese o peggio di un singolo territorio. Occorre un intervento globale a livello comunitario che coniughi accoglienza e sicurezza e che fornisca adeguati strumenti, anche economici e di ristoro, alle comunità sulle cui spalle grava maggiormente il peso dell’accoglienza. Solo così si possono evitare quelle derive di intolleranza che tali fenomeni tendono a generare».
«Reggio Calabria, per noi al Dipartimento di pubblica sicurezza, è una sorta di laboratorio. Abbiamo visto crescere il senso civico di questa città e di questa regione. C’è ancora molto da fare e contiamo sull’appoggio della cittadinanza e dei reggini». È il messaggio che il prefetto Francesco Messina, Direttore centrale anticrimine, ha lanciato stamattina durante la festa per i 170 anni dalla fondazione della polizia di stato organizzata, a Reggio Calabria nella centralissima piazza Castello.
«Sono particolarmente onorato di essere qua – ha affermato Messina -. Sono legato a questa realtà non solo per questioni professionali, perché una parte della mia attività l’ho svolta qui, ma anche per questioni affettive». Il capo della Dac ha elogiato il questore Bruno Megale: «La qualità del lavoro svolto in questo periodo dalla questura di Reggio Calabria è indiscutibile. I risultati si vedono su ogni fronte, il questore è per noi il rappresentante massimo dell’attività della polizia di stato. Quando il Capo della Polizia mi ha chiesto di venire a Reggio Calabria in occasione della festa del 170mo anniversario, sono rimasto quasi emozionato. Questa è una realtà dove il Prefetto, il Questore e i Comandanti provinciali dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza operano tradizionalmente in squadra assieme agli altri attori della sicurezza. Si occupano di prevenzione e repressione tutti insieme perché questo è l’unico modo di vincere. In questa “squadra Stato” è bene che entri e ne faccia parte anche il cittadino. Il reggino e il calabrese devono entrare in quest’ottica. E su questo dobbiamo anche un po’ lavorare, diciamo la verità». Il riferimento è ai numerosi arresti eseguiti dalla polizia sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata: «Continuiamo a creare questi spazi che però lo Stato deve occupare – ha spiegato Messina -. Ci vuole la collaborazione di tutti. Il Dipartimento di pubblica sicurezza non lascerà mai sola la Calabria e Reggio in particolare perché è qui che il maggiore impegno si deve manifestare sia in termini numerici, con ovviamente impiego di risorse che devono essere destinate alla prevenzione e al contrasto alla criminalità organizzata e comune, sia in termini di supporto. Contiamo molto sulla possibilità di restituire questi territori ai cittadini onesti che meritano di avere la possibilità di riprendere in mano il loro destino e la loro libertà».
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