ROMA Le liste trovate dagli uomini del Valutario della Finanza sono zeppe di compensi e nomi, tutti attori delle iniziative del Ministero dell’Istruzione che Giovanna Boda «faceva stipendiare» da Federico Bianchi di Castelbianco, l’imprenditore che dal Miur avrebbe incassato appalti cuciti su misura per 23 milioni di euro. Tra “una tantum” e assunzioni, regali, beneficenza e persone che lavoravano in viale Trastevere, senza essere dipendenti – è quanto si legge sul Messaggero – l’ex numero uno del Dipartimento per le Risorse umane e finanziarie avrebbe organizzato per anni progetti, coinvolgendo scuole e associazioni di tutt’Italia, sempre a spese di Castelbianco. E coinvolgendo anche i familiari delle vittime di mafia, o addirittura i superstiti. In molti erano ignari. Nelle liste è finito anche il cognato dell’ex numero uno della Dna, Federico Cafiero de Raho. Persino l’ufficio stampa del ministero era pagato da Bianchi, che dunque non si occupava solo delle spese personali della Boda. È stata Valentina Franco, factotum della Boda, ma dipendente di Bianchi e ora accusata di rivelazione del segreto d’ufficio, a rileggere gli elenchi e a spiegare al pm CarloVillani cosa accadesse: «Sulla lista segnavamo tutti i nomi. Voglio precisare che queste liste che mi avete mostrato contengono sicuramente i nomi contenuti nelle “nostre” liste, che passavo dalla Boda a Bianchi».La nipote del ginecologo della Boda che ha preso una “una tantum” senza aver reso prestazioni, per il solo fatto di essere parente del medico. E ancora Vettori e Bitossi – racconta l’indagata – collaboravano con Maria Elena Boschi quando era ministro. Poi sono state assunte da Bianchi per 53mila euro lordi annui, la collaborazione al Miur per alcuni eventi avveniva nell’ambito del contratto di Bianchi su richiesta della Boda». Poi c’era il dipendente del Quirinale che collaborava con la Boda, per il quale Bianchi pagava le rette scolastiche dei figli in un noto istituto privato romano e «la figlia del magistrato del Consiglio di Stato Michele Corradino».
Bianchi pagava tutti. Si legge nel verbale: «In alcuni casi la richiesta di pagamento per il progetto non era legata ad alcuna attività del soggetto che noi indicavamo di pagare con lettera a firma della Boda, ma era semplicemente un modo per pagare quel soggetto per l’attività svolta all’interno del Ministero per la Boda.Ciò non valeva in tutti i casi poiché alcune persone non conoscevano Bianchi». Così anche per le iniziative Antimafia, dove enti e associazioni pensavano di avere un rapporto con il Miur. «Fondazione Falcone la Fondazione Falcone 2 sono voci che probabilmente costituiscono donazioni o comunque Bianchi pagava la Fondazione per qualcosa che ora non so». Persino Giovanni Paparcuri, sopravvissuto all’attentato al giudice Rocco Chinnici, è finito in questo vortice. Così come Tina Montinaro «è la moglie di un agente della scorta di Falcone», precisa Valentina Franco a verbale. Anche l’ex direttore dell’Aula bunker di Palermo, che aveva collaborato con la Fondazione Falcone, era nel libro paga. «Daniele Piccirillo – dice la Franco – dovrebbe essere il fratello della moglie di De Raho. Non ricordo il cognome della moglie. Non so altro perché Boda aveva contatti diretti con la moglie di De Raho e non me ne occupavo io. Non so nemmeno se lavorasse con Bianchi. Sicuramente non lavorava al ministero o comunque io non l’ho mai visto». L’ex procuratore, interpellato, non commenta ma si limita a dire di non essere a conoscenza di questa vicenda.
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