CATANZARO «Un decennio in balìa dello Stato: questo è l’amaro destino di migliaia di lavoratori calabresi che hanno avuto la sfortuna prima di perdere il proprio posto di lavoro e poi di essere illusi e mortificati di anno in anno con ammortizzatori sociali, progetti e promesse che li hanno via via spogliati dei diritti seppur tramutandoli in fondamentali, ma atipici, lavoratori al servizio di enti pubblici e privati. Chiamati senza vergogna ‘tirocinanti’, nome che forse fa sentire meno in colpa governanti regionali e nazionali del partito unico trasversale, da anni svolgono nei comuni, nelle aziende e persino presso organizzazioni sindacali, mansioni a fianco di colleghi con diritti e stipendi normali come normale dovrebbe essere il lavoro in una Repubblica che nella sua Costituzione pone il lavoro all’Articolo 1 come caposaldo del suo patto sociale». E’ quanto affermano, in una nota, Michele Conia, vicepresidente nazionale demA e Sandro Repaci, coordinatore metropolitano di Reggio Calabria della Coalizione de Magistris. «Non aspiranti lavoratori – sostengono Conia e Repaci – ma lavoratori veri e propri che avrebbero meritato e meritano sensibilità e competenza e non più di dieci anni di calvario e di lavoro pubblico sottopagato, privati di fatto e per legge della maggior parte dei diritti costituzionalmente garantiti. Eppure negli anni le promesse e i percorsi di inclusione e di ricollocamento attivo sono stati tanti, così come gli enti che avrebbero dovuto ospitarli, formarli e poi assumerli a tempo indeterminato con o senza selezione pubblica in base al loro livello di istruzione e alle mansioni previste dalla normativa sul pubblico impiego. Ultime in ordine di tempo, e in piena campagna elettorale, le promesse spacciate per certezze dall’allora assessore Orsomarso, promesse e certezze dissolte nel nulla alla chiusura delle urne». «Governo e regione non possono più far finta di non vedere – sottolineano i due esponenti di demA – non possono più prendere tempo o sviare la questione, è arrivato il momento di intervenire in maniera forte e risolutiva. Basta con inutili proclami: ognuno faccia la sua parte intervenendo sulla norma con atti precisi e risolutori».
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