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Niente statuto dopo 34 mesi, il Ministero dell’Interno diffida il comune di Corigliano Rossano

La “magna carta” si sarebbe dovuta approvare nei primi sei mesi ma c’è chi la avverte come inutile. Scontro totale sull’istituzione dei municipi

Pubblicato il: 16/04/2022 – 19:21
di Luca Latella
Niente statuto dopo 34 mesi, il Ministero dell’Interno diffida il comune di Corigliano Rossano

CORIGLIANO ROSSANO Una diffida è pur sempre una diffida. E se l’avviso viene reiterato più volte allora la questione si aggrava.
Qualche giorno addietro il comune di Corigliano Rossanorecentemente decretato città dal presidente della Repubblicaha ricevuto una comunicazione da parte del Ministero dell’Interno. L’oggetto? Lo statuto comunale che si sarebbe dovuto approvare entro i primi sei mesi di vita dell’amministrazione. Certo, i termini indicati nella legge non sono perentori bensì ordinatori, ma se di mesi ne passano appena 34, c’è qualcosa che non va. Al di là dello scontro politico che la magna carta comunale sta generando sull’istituzione dei municipi (le opposizioni consiliari li vorrebbero in forma elettiva, le maggioranze sono dell’idea di nominarne i presidenti), quei 34 mesi potrebbero bastare per dimostrare la refrattarietà del governo cittadino alle regole, se è vero com’è vero che anche la cittadella dei servizi prevista a Insiti dalla legge regionale di istituzione del nuovo comune è stata spazzata via, sacrificata sull’altare dell’eccessiva cementificazione.
Insomma, di statuto non se ne parla, anche se qualche rumors secondo cui sarebbe sostanzialmente pronto arriva, mentre viene notificata la (seconda?) diffida da parte del Ministero dell’Interno. Una prima bozza circolata nei mesi scorsi, però, era stata molto criticata dalla politica e dall’associazionismo cittadino.
Peraltro, la commissione non si riunisce da circa un anno. Il presidente del Consiglio comunale, Marinella Grillo, sta invitando più volte le opposizioni a fornire due nominativi che completino la commissione stessa, ma senza esiti. In tutto questo la presidenza dell’organo consiliare che sta redigendo lo statuto sembra essere discutibilmente assente. Maria Salimbeni, la prima presidente designata, “promossa” in giunta a settembre scorso, se n’è lavata le mani; la vicepresidente che ne fa le veci, Isabella Monaco, pare essere assorbita da impegni lavorativi fuori città.
Insomma, il tempo passa inesorabile ed al Ministero dell’Interno non sfugge che lo statuto di Corigliano Rossano, e di un’altra ventina di comuni in Italia, non è stato ancora redatto.
E se in tutto questo ci si mette anche lo spirito – apertamente e pubblicamente – contrario alla fusione di Corigliano Rossano di qualche cattedratico chiamato da Maria Salimbeni a far parte del comitato scientifico o l’idea di diversi consiglieri comunali di maggioranza che avvertono lo statuto come inutile, allora il caos è anche e per certi versi comprensibile. Ma non giustificabile. (l.latella@corrierecal.it)

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