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Startup innovative, orizzonte di crescita per la Calabria – VIDEO

Il trend positivo non si è arrestato neppure davanti la pandemia. Un fenomeno promettente per il futuro. Muzzupappa: «Il vero problema è tenerle in vita»

Pubblicato il: 17/04/2022 – 14:00
di Roberto De Santo
Startup innovative, orizzonte di crescita per la Calabria – VIDEO

COSENZA Crescono, resistono alla crisi, diventando motore di rilancio dell’economia complessiva. Stiamo parlando delle imprese che hanno puntato sull’innovazione nella creazione di nuovi prodotti o di nuovi processi. Non per nulla l’Europa con il “suo” piano “Next generation Ue” ha dedicato una fetta rilevante di risorse scommettendo su questa componente per vincere la sfida della ripresa economica post pandemica e per compensare i divari territoriali tra i Paesi membri. Si tratta di oltre 46,18 miliardi di euro.
E le startup innovative in questo senso rappresentano la punta di diamante per giocare al meglio la partita avviata da Bruxelles per rilanciare l’economia del Vecchio Continente. I numeri delle nuove realtà innovative sono cresciuti anche durante la fase più acuta dell’epidemia. Dimostrando così non solo capacità di resistere alle fasi “buie” delle crisi economiche – tra cui appunto quella legata agli effetti della diffusione dell’epidemia da Covid 19 – ma di divenire bussola per uscirne e guidare i processi di rilancio.
In sei anni, da quando cioè vengono monitorate dal sistema Infocamere, il numero delle startup innovative è quasi triplicato in Italia.

Cresce il numero di startup innovative anche nel periodo del Covid

Un trend di crescita che è proseguito nel corso del 2021 e nei primi tre mesi dell’anno. Confermando così lo stato di buona salute dell’ecosistema dell’innovazione del Paese. Una costellazione per lo più costituita da startup che operano nel campo dei servizi alle imprese ed in cui prevalgono quelle fortemente innovative. Nell’ultimo report trimestrale – redatto dal Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con InfoCamere e Unioncamere – emerge che, oltre i tre quarti si occupano di queste attività ad alto valore aggiunto: dalla produzione di software alla consulenza informatica, passando alle attività di ricerca e sviluppo, sono gli ambiti in cui si annoverano buona parte delle startup innovative. E poi ci sono quelle specializzate nel campo delle fabbricazioni di macchinari e computer così come di prodotti elettronici ed ottici.
Un fenomeno in espansione che interessa anche la Calabria dove il trend di crescita di queste realtà innovative non sembra essersi arrestato. Indicando quale potrebbe essere la direzione giusta per far recuperare terreno al sistema produttivo regionale con ricadute positive sul livello di occupazione e di attrazione territoriale.

I numeri delle start up in Calabria

Secondo i dati forniti in esclusiva al Corriere della Calabria da  InfoCamere, tra marzo 2016 a marzo scorso il numero delle imprese innovative è cresciuto passando da 130 startup di sei anni addietro a 272 di marzo 2022. Dunque una crescita che in termini percentuali si traduce in oltre 109 punti. Dai dati le startup calabresi rappresentano circa il 2 per cento del totale italiano ed il 7,4% delle realtà meridionali. Ancora una quota bassa della percentuale di nuove società di capitali della regione: 2,77%. Distante dal 5,51% del Trentino-Alto Adige, dal 5,02% della Lombardia o dal 4,05 del Piemonte, ma pur sempre un valore da tenere in considerazione per le potenzialità che queste realtà costituiscono. 

L’identikit: quote rosa e giovanili in minoranza

Anche per la Calabria come per il resto d’Italia è il settore dei servizi quello che assorbe il maggior numero di startup innovative. Anche superiore alla media nazionale: oltre 8 realtà su dieci sono impegnate in questo comparto. Seguono le startup innovative che si occupano di industria e artigianato (13,2%) e commercio (3,3%). Le quote residuali sono riferite a Agricoltura-Pesca e Turismo.
Scendendo nel dettaglio provinciale è il Cosentino l’area dove sono presenti più startup innovative. Esattamente il 35,3% hanno sede in questa provincia. A seguire il Catanzarese (30,1%) ed il Reggino (26,5%). Decisamente staccati, il Crotonese (6,6) e il Vibonese (1,5%). Valutando la conduzione – dai dati forniti in esclusiva al Corriere della Calabria da InfoCamere-startup.registroimprese.it – risultano minoritarie le realtà guidate da giovani e da donne. Appena il 18,4% nel primo caso e il 12,1%. Numeri in flessione in entrambi i casi rispetto alla fotografia di sei anni addietro quando le startup condotte da giovani erano pari al 30% e quelle femminili erano il 13,8%. Aspetti che portano a far comprendere come il mondo delle imprese innovative calabresi si stia concentrando su figure maschili con esperienza alle spalle. In quest’ultimo caso anche in controtendenza rispetto alla media nazionale che viceversa registra una quota maggiore di imprese innovative condotte da under 35.

Muzzupappa: «Il vero obiettivo è tenerle in vita»

Maurizio Muzzupappa, docente di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Università della Calabria

«Università, mondo delle imprese, associazioni di categorie e decisori politici devono sedersi intorno ad un tavolo e progettare insieme un futuro più sostenibile per la Calabria». È l’indicazione che Maurizio Muzzupappa, docente di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Università della Calabria, immagina per offrire chance di crescita al sistema produttivo calabrese puntando sull’innalzamento del livello di innovazione. Un aspetto, che per il delegato del Rettore dell’Unical per il Trasferimento Tecnologico, deve basarsi sulle competenze giuste e sulla capacità delle imprese di inserire queste figure altamente preparate nei ruoli giusti. E a proposito di start up, Muzzupappa – che è responsabile di TechNest (l’incubatore d’impresa accademico dell’Università della Calabria, nato per offrire a team di persone fisiche, spin-off e startup innovative supporto logistico) – chiarisce «il vero problema non è farle nascere, ma tenerle in vita».

Professore, l’innovazione resta uno dei talloni d’Achille del sistema produttivo calabrese. Come recuperare rapidamente terreno su questo fronte?
«Tutti parlano di innovazione, ma la verità è che la maggior parte delle persone non sa cosa vuol dire “fare innovazione”. Vede, l’innovazione è il frutto di un processo complesso che si basa sulla capacità creativa di persone competenti. Creatività e competenza sono, infatti, i due pilastri dell’innovazione. Affinché il sistema calabrese sia in grado di fare veramente innovazione è necessario che in ogni azienda ci siano le competenze giuste. All’Università, ogni anno, laureiamo centinaia di giovani competenti che sono costretti ad emigrare perché in Calabria le opportunità di lavoro sono scarsissime. Vogliamo far crescere la Calabria? Per me la risposta è semplice: il sistema produttivo calabrese deve essere in grado di assumere i propri laureati e saperli mettere al posto giusto».

Perché è così importante per la Calabria riuscire ad innalzare il livello di innovazione del sistema produttivo?
«Perché senza prodotti innovativi, non si può stare sul mercato. La Motorola nel 2007 era l’azienda leader nel settore della telefonia. Dopo l’uscita del primo iPhone, la Motorola è praticamente scomparsa dal mercato, semplicemente perché non ha saputo stare al passo con i tempi. Non si può inseguire il mercato, bisogna anticiparlo; è necessario saper progettare nuovi prodotti in grado di intercettarne i bisogni. Ecco perché è necessario che il sistema produttivo si sappia dotare di persone competenti, perché ognuno deve fare il suo mestiere: l’imprenditore ci mette i soldi, l’ingegnere progetta e il commerciale vende».

Cosa possono fare le Università calabresi per sostenere questo processo?
«Le Università già fanno quello che devono fare e cioè formare le competenze. Mi aspetterei un maggiore coinvolgimento delle aziende calabresi, nell’assumere laureati calabresi e magari un supporto delle istituzioni regionali, per favorire questo processo. In realtà, il vero problema non è cosa fare, ma saper agire insieme: imprese, associazioni di categoria, Regione e Università. Dobbiamo capire che da soli non riusciremo a cambiare molto, l’unica speranza che abbiamo, per incidere veramente, è sedersi intorno ad un tavolo e progettare insieme un futuro più sostenibile».

C’è da segnalare comunque un dato positivo: in questi anni anche in Calabria si sta registrando una crescita di start-up innovative. Qualcosa dunque sta cambiando?
«Oggi creare una start up è relativamente semplice. Basta avere una buona idea e tanta volontà. La burocrazia necessaria per l’avvio è semplice e i costi, tutto sommato, sono ridotti. Ma il problema, però, non è far nascere la start up, il vero problema è tenerla in vita. Generalmente chi si avventura nella creazione di una start up, è esperto relativamente all’idea che si vuole sviluppare, ma non ha alcuna competenza di tipo commerciale, finanziario o legale. E così, troppo spesso le idee dopo un po’ si spengono. Quello che dobbiamo fare è supportare queste idee a rimanere sul mercato».

La sede di TechNest all’interno dell’Unical

TechNest, in questo senso rappresenta un esempio virtuoso. Si può parlare di modello riuscito ed esportabile?
«Si, il Technest è un esempio di come sia possibile da parte di una Università sostenere ed affiancare le giovani start up. L’università della Calabria crede molto nel trasferimento tecnologico e nell’opportunità di “trasformare” una ricerca nata in un laboratorio in una possibile idea di impresa. Questa è la terza missione dell’Università e l’Unical crede che questa sia veramente una grande opportunità per il territorio e, soprattutto, per i nostri giovani laureati. E questo è testimoniato dai numeri che vedono, ad oggi, quasi 50 le startup e gli spin off nati all’interno dell’Università della Calabria, con oltre 250 laureati impiegati e più di 6,5 milioni di euro di fatturato nel 2019».

Dopo la fase di partenza, la difficoltà per le startup è quella di reggere il mercato. Aiutate anche in questa fase?
«No, ma ci stiamo attrezzando per farlo. Al momento il nostro obiettivo principale è quello di accompagnare le imprese nei primi anni di vita, aiutarle a focalizzare il proprio business e fornire gli strumenti necessari per partire. Magari ci risentiamo tra un anno così potrò parlare con maggiore dettaglio delle nuove iniziative che avremo messo in campo».

Se dovesse dare un consiglio ad un nuovo startupper calabrese, su cosa dovrebbe principalmente puntare?
«Uno startupper deve sapere che il successo non arriverà solo perché si crede di aver avuto una bella idea. Tra la bella idea ed il successo c’è un “mondo” che se si svelasse tutto e subito stroncherebbe sul nascere qualsiasi iniziativa. Per questo credo che oltre alla creatività necessaria per partire, è necessario avere due cose: tanta competenza per saper affrontare tutti i problemi tecnici che si presenteranno e tanto coraggio per non fermarsi davanti alle difficoltà che si incontreranno. È per questo che credo molto in quello che faccio: perché ai giovani calabresi creatività, competenza e coraggio non mancano di certo». (r.desanto@corrierecal.it)

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