CATANZARO Paese che vai, seggio che (non) trovi. La problematica del voto a distanza al fine di ridurre l’astensionismo, soprattutto involontario, sta assumendo un ruolo significativo nel dibattito politico sebbene non abbia trovato, ancora oggi, sintesi in un testo legislativo. I temi lanciati in occasione delle scorse regionali tornano d’attualità in vista, tra le altre, delle amministrative nel capoluogo.
L’ultimo capitolo è stato scritto lo scorso 12 aprile quando il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha presentato i frutti del lavoro della commissione di esperti – presieduta da Franco Bassanini – che ha prodotto la relazione intitolata “Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”, il così detto “Libro Bianco”. Nel testo è contenuta anche la proposta tecnica per l’implementazione del voto a distanza per tutte le competizioni elettorali, per la circoscrizione di residenza. «La proposta della Commissione D’Incà parte dal fatto che entro la fine dell’anno verrà completata la digitalizzazione delle liste elettorali, come da rassicurazione del ministro per l’Innovazione Tecnologica, Vittorio Colao». A questa sarà necessario «abbinare la sostituzione della tessera elettorale cartacea con quella digitale (election pass), secondo la tecnologia green pass che permette di scaricare un QR code personale. Infine, i numerosi appuntamenti elettorali italiani dovranno essere tutti fatti confluire in due date all’anno (due election day), una in primavera e una in autunno». Così riporta una nota (diffusa a margine della presentazione del 12 aprile) del Collettivo Valarioti, tra le principali anime della rete “Voto sano da lontano” nata a seguito della petizione lanciata il 14 dicembre 2020 dallo stesso think tank, formato in gran parte da studenti e ricercatori calabresi, con la quale veniva chiesto il voto a distanza per tutti i cittadini in mobilità in vista delle elezioni regionali calabresi e amministrative del 2021.
«Il Collettivo Valarioti e la rete – dice Giorgia Sorrentino (in foto) al Corriere della Calabria – lodano la proposta tecnica avanzata dalla Commissione perché non solo tiene conto del dibattito – e degli scontri tra Parlamento e Viminale – emerso nel 2021, ma anche delle nostre sollecitazioni. Si guarda al futuro, nella direzione della sburocratizzazione e della semplificazione. Verrebbero risolte le criticità sollevate dal ministero dell’Interno e si risponderebbe alle esigenze evidenziate dalla società civile».
L’iniziativa, ponderata in prima battuta sulle elezioni regionali calabresi, aveva come capisaldi l’atavica emergenza logistica dei fuorisede meridionali, spesso impossibilitati – men che meno agevolati – nel fare ritorno in regione per poter votare, e l’emergenza nell’emergenza prodotta dalla pandemia e annesse restrizioni alla mobilità delle persone. Per evitare – come già accaduto in occasione delle regionali 2020 vinte da Jole Santelli – che a scegliere i rappresentanti politici fosse meno della metà del corpo elettorale era stata lanciata una petizione volta a facilitare la possibilità, per chi si trovasse lontano (e impossibilitato al rientro) dal luogo di residenza di poter votare a distanza. I buoni risultati della petizione avevano portato all’elaborazione di una proposta di legge a firma dei costituzionalisti Roberto Bin e Salvatore Curreri. Premesse le difficoltà del voto per corrispondenza, veniva quindi avanzata la proposta di far votare nelle prefetture dei comuni di domicilio. Il 3 marzo 2021 si costituisce ufficialmente la rete “Voto sano da lontano” e il successivo primo aprile la bozza Bin-Curreri arriva in Parlamento anche grazie all’intercessione del presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera, Giuseppe Brescia del Movimento 5 Stelle. Nonostante gli sforzi e i segnali incoraggianti, il 25 maggio 2021 il ministro Luciana Lamorgese blocca l’iter evidenziando la mancanza delle condizioni necessarie ad approvare la legge. Al di là della valutazione fatta dal Viminale, rimane un dato oggettivo: in Europa, solo l’Italia (insieme a Malta e Cipro) rimane sprovvista di uno strumento legislativo simile. «Riteniamo – continua Sorrentino – quella decisione sorda alle richieste dei giovani».
«Si arrivò addirittura a dire: se vogliono votare facciamoli votare per la circoscrizione di domicilio, dimostrando di non aver capito quale fosse l’oggetto della rivendicazione. La proposta tecnica della Commissione D’Incà riporta al centro del discorso il voto per la circoscrizione di residenza avendo ben chiaro che oggi le ragioni di allontanamento temporaneo dalla residenza possono essere molteplici. Rispetto a quell’atteggiamento sordo, il fatto che ora il ministero dell’Interno abbia preso parte ai lavori della Commissione ci fa ben sperare». Al blocco dell’iter sono seguiti ricorsi in sede giuridizionale e un appello a Mattarella dove veniva evidenziato come «il Parlamento non può essere inibito nella sua funzione legislativa dall’esecutivo» senza sortire gli effetti sperati. Dopo la tornata elettorale di ottobre, giorno 20, la Rete si è data appuntamento in Piazza Santi Apostoli, a Roma, per ribadire le proprie istanze e chiedere a gran voce l’approvazione di una legge.
La naturale conseguenza alla mancata approvazione della legge è arrivata proprio all’esito delle ultime regionali in Calabria, dove è stato replicato il dato sull’astensionismo della tornata precedente. I votanti, quindi i residenti in regione che di fatto hanno scelto il governatore e la composizione del consiglio regionale, risultano pari al 44,33%. Tra le due tornate, il numero totale degli aventi diritto è cambiato in maniera pressoché irrisoria se si considera che nel 2020 se ne registravano 1.895.990 mentre nel 2021, 1.890.776.
La percentuale “a lordo” dei non votanti si aggira quindi, in entrambi i casi, intorno al 55%, oltre la metà degli aventi diritto. Secondo l’agenzia Swg, inoltre, su tutto il territorio nazionale, nella tornata elettorale del 3-4 ottobre risulta che un italiano su quattro non si è recato alle urne perché fuorisede. Alle porte è ora un’altra importante chiamata elettorale, quella per l’elezione della nuova amministrazione del capoluogo di regione. «Quello di Catanzaro è un voto molto importante», dice Giorgia Sorrentino, che evidenzia come il 12 giugno, data del primo turno «cadrà in piena sessione d’esami, per rimanere in tema, a proposito di non accessibilità per i fuorisede». E mentre uno dei temi più caldi nel dibattito tra i quattro candidati sindaco è quello sul prossimo impiego dei fondi del Pnrr e del Next Generation Eu, «che guardano alle generazioni future, c’è il rischio che quelle stesse generazioni siano impossibilitate a esprimere una preferenza sulle amministrazioni che decideranno l’impiego di quei fondi. Soprattutto in città e regioni interessate più di altre da fenomeni di mobilità».
Dall’elaborazione provvisoria della commissione D’Incà emerge come la partecipazione al voto sia in calo fin dagli anni 80, per tutti i tipi di competizione elettorale. Dai primi anni 90 ad oggi, in Italia si registra un calo nella media voto (parametrato sulle elezioni parlamentari) dell’8,8%, uno dei più alti d’Europa dove solo Francia (12%) e Grecia (13,2%) riescono a fare peggio. «In particolare, nel nostro Paese – evidenzia la relazione – la percentuale di votanti segue un ordine di graduatoria che vede al primo posto le elezioni per il Parlamento (Camera dei deputati), poi le elezioni regionali, le elezioni comunali e, infine, quelle europee. Nelle ultime elezioni comunali del 3-4 ottobre 2021, la partecipazione al voto per il rinnovo dei Consigli comunali è scesa ai minimi storici, andando per la prima volta sotto il 55%, vicina a quella delle elezioni europee del 2019 (52,8% nei Comuni che hanno votato nel 2021)». Per comprendere il fenomeno, gli esperti prendono in esame i diversi tipi di astensionismo distinguendo in prima analisi tra “apparente” (che ha a che fare, ad esempio, con categorie come gli italiani residenti all’estero) e “reale”. La seconda categoria, a sua volta, si compone di tre forme di astensionismo: disinteresse, protesta e involontario indotto proprio dalla categoria dei fuorisede e dei cittadini in mobilità di fatto impossibilitati a votare. Fanno parte della categoria anche i grandi anziani, gli anziani con infermità, con disabilità, gli adulti con patologia psichiatrica. «Nel 2018 circa 22,7 milioni di cittadini italiani maggiorenni, mostrava segnali di studio o lavoro. Attraverso l’analisi congiunta dei dati individuali relativi alle residenze e dei segnali amministrativi si stima che tra questi circa 4,9 milioni svolgono la propria attività lavorativa o frequentano corsi scolastici o universitari in luoghi diversi dalla Provincia o dalla Città Metropolitana di residenza». Ciò emerge dalle elaborazioni sviluppate per lo stesso “Libro bianco”, che raggruppa queste persone in base alla percorrenza stradale dalle zone di residenza. Emerge che in Calabria (sempre sulla base delle statistiche aggiornate al 2018) sono 154.498 i fuorisede per motivi di studio o lavoro di cui 47.238 a una distanza (andata e ritorno) entro le 4 ore e 66.558 oltre le 12 ore. «Le Province del Mezzogiorno – riporta la relazione – dove risiede circa il 35% degli elettori, sono quelle che esprimono la quota più consistente (oltre la metà) dei potenziali spostamenti “lunghi” dei propri cittadini» tale che «l’incidenza sul corpo elettorale di chi deve rientrare “da fuori” è pari in media al 6% nelle Isole e al 5,8% nelle Sud».
«La proposta della Commissione – conclude Sorrentino – non è un punto e a capo. Bisognerà vedere come i partiti affronteranno la ripresa della discussione e dovremo vedere se tutti riconosceranno l’emergenza causata dall’indebolimento del suffragio universale. Da un’elaborazione dei dati Istat è emerso come siano circa 3 milioni i cittadini fuorisede in Italia di cui 1,9 milioni vivono a più di 4 ore di distanza dal seggio». La rete “Voto sano da lontano” continua a sottolineare il ruolo delle forze politiche. «Non abbiamo mai privilegiato una modalità di voto piuttosto che un’altra, ma continuiamo a incentivare una sintesi tra le forze politiche affinché possano convergere sulla difesa di un diritto costituzionale. Continueremo questo pressing e seguiremo da vicino l’iter dei lavori parlamentari. Manca poco più di un anno alla fine della legislatura e non vorremmo dover ricominciare da capo, perdendo nel frattempo i frutti del lavoro fatto fino ad oggi». (redazione@corrierecal.it)
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