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Il rapporto

Covid, alle stelle la spesa delle Regioni. Metà del debito calabrese si concentra nel settore sanitario

Analisi della Corte dei conti sull’andamento della spesa tra il 2018 e il 2020. Nell’anno della pandemia salita a 136 miliardi

Pubblicato il: 19/04/2022 – 10:54
Covid, alle stelle la spesa delle Regioni. Metà del debito calabrese si concentra nel settore sanitario

ROMA La spesa sanitaria dell’intero comparto delle Regioni passa dai 122,1 miliardi di euro del 2018 ai 136,7 del 2020, concentrandosi per lo più nella parte corrente del bilancio in linea con lo scenario pandemico che ha reso necessario l’abbandono delle logiche di contenimento. Lo scrive la Corte dei Conti nella “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province autonome” sottolineando che la situazione 2020 della finanza regionale va inquadrata nell’eccezionalità del quadro pandemico e dei suoi riflessi sui bilanci degli enti, con riduzione di alcune entrate e maggiori esigenze di spesa. I diversi interventi statali – scrive la magistratura contabile – hanno compensato gli effetti negativi connessi alla perdita di gettito ed al sostegno alla spesa sanitaria.

Il dettaglio dei conti

Le Regioni a statuto ordinario, rileva la Corte, registrano un lieve incremento delle entrate correnti per i maggiori trasferimenti statali nel 2020. La spesa non sanitaria – di incidenza più elevata nelle Regioni a statuto speciale per le maggiori funzioni – registra, nelle Regioni a statuto ordinario, una crescita accentuatasi nel 2020, con una maggiore distribuzione nei trasporti, nelle politiche sociali e per lo sviluppo economico. È, inoltre, carente la capacità di programmazione per la parte in conto capitale, con tempi protratti di realizzazione degli interventi ed una parte consistente degli impegni assunti, non esigibile nell’esercizio, confluita nel fondo pluriennale vincolato.
Nel complesso – evidenzia la Corte – si osserva una maggiore formazione di residui dalla competenza, come parte significativa di quelli complessivi, i quali riducono tuttavia la loro consistenza dagli 84,33 miliardi di euro del 2018 ai 79,75 del 2020. I saldi di competenza 2018-2020 delle Regioni risultano in linea con gli obiettivi di finanza pubblica grazie alla semplificazione del regime dei saldi di quest’ultima, nonché al passaggio ai nuovi obiettivi del pareggio di bilancio.
L’equilibrio di bilancio finale è sempre di segno positivo ma, a seguito della detrazione delle quote vincolate e accantonate dal risultato di amministrazione, emerge nel complesso un disavanzo principalmente legato al fondo anticipazioni di liquidità. Segna
il passo, infine, con differenze sul territorio, il nuovo debito delle Regioni (-1,35% nell’ultimo anno), in virtù della scarsa dinamica della spesa in conto capitale e della realizzazione di operazioni di ristrutturazione.
Meritano attenzione – conclude la Corte – gli andamenti del debito non finanziario e della componente del debito verso fornitori, in forte crescita nel 2020.

Calabria, debito sanitario superiore al 50% di quello complessivo

Il peso della sanità si conferma elevato sul bilancio calabrese. Non è l’unico caso. Una delle voci analizzate dalla Corte dei conti è l’incidenza del debito sanitario totale sul debito complessivo regionale. Dato, su base nazionale, «tende a ridursi leggermente nel triennio, passando dal 42,11% del 2018 al 40,67% del 2020». Tuttavia, sottolinea la magistratura contabile «in alcune realtà territoriali, come il Veneto, l’Emilia-Romagna, la Toscana, il Molise, la Campania, la Puglia, la Calabria e la Regione siciliana, il debito sanitario rappresenta una quota superiore (o, comunque, prossima) al 50% del debito complessivo».

La difficoltà nello smaltimento dei debiti commerciali

«Da un’analisi complessiva dei dati esposti – si legge ancora nella relazione –, emerge una sostanziale tenuta della capacità di smaltimento dei debiti commerciali, sia di quelli che si sono formati nell’esercizio di riferimento, sia di quelli sorti in esercizi precedenti: infatti, nonostante gli effetti della pandemia, soltanto poche Regioni (in particolare, Lombardia, Basilicata e Calabria per l’indicatore 1, Piemonte e Lazio per l’indicatore 2) fanno registrare alla fine del 2020 un significativo calo dei valori rispetto all’esercizio precedente».

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