FERRARA I clan nigeriani, albanesi, pugliesi e gli esponenti della ‘ndrangheta avrebbero “siglato” un “patto di non belligeranza” per lo spaccio di droga a Ferrara. La tesi è di Vincenzo Musacchio (pubblicata su Fai.Informazione.it), criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies di Newark (Usa), secondo il quale la pax sarebbe stata siglata per far arrivare «tonnellate di droga dall’Est Europa e dall’Albania», passando per le coste pugliesi fino ad arrivare alle piazze di spaccio di mezza Italia, «tra cui anche quelle di Ferrara e provincia». «Ferrara – aggiunge Musacchio – è un crocevia importante per le mafie poiché fa da collegamento tra l’Emilia Romagna e il Veneto. C’è un mercato florido per le droghe naturali e per quelle sintetiche che cresce anche in relazione all’aumento della popolazione studentesca avvenuta nell’ultimo decennio nella città. Essendo città universitaria con una popolazione studentesca cresciuta sensibilmente negli ultimi anni, gli spacciatori hanno trovato una domanda sempre crescente e un mercato particolarmente florido». Il criminologo scende nei particolari ed illustra il modus operandi che avrebbero applicato i sodalizi criminali. «Il sistema di spaccio comprende persino il servizio a domicilio, soprattutto durante il picco della pandemia. Nigeriani, albanesi, calabresi e pugliesi hanno creato un sistema autosufficiente: produzione, traffico e spaccio». Per quanto riguarda la ‘ndrangheta, «ha alterato le logiche del mercato e della libera concorrenza in molti settori economici e finanziari. La criminalità organizzata anche nella realtà ferrarese può intervenire sull’economia locale, fino ad arrivare, in alcuni casi, a “impadronirsi” di settori strategici». Tutto – chiosa Musacchio – «fa parte di una strategia connessa alle ultime metamorfosi delle mafie che oggi sono sempre più mercatistiche, corruttrici e invisibili».
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