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«Aumenta il rischio di usura per le imprese»

L’usura è diventata la piaga principale per le imprese, con circa 30mila tra micro e piccole imprese del commercio e dei pubblici esercizi che percepisce un livello di peggioramento della sicurezz…

Pubblicato il: 21/04/2022 – 8:45
di Giusy Raffaele
«Aumenta il rischio di usura per le imprese»

L’usura è diventata la piaga principale per le imprese, con circa 30mila tra micro e piccole imprese del commercio e dei pubblici esercizi che percepisce un livello di peggioramento della sicurezza rispetto al 2021. E’ quanto emerso durante la Giornata nazionale di Confcommercio “Legalità, ci piace!”, dove sono intervenuti il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ed il sottosegretario al Ministero degli Interni Ivan Scalfarotto. Le imprese in pericolo sarebbero tra 26 mila e 44 mila, ovvero tra il 9,4 e il 15,5% di quelle che nel 2021 si sono viste negare un prestito (oltre 273 mila in numeri assoluti).
Ma chi le sostiene contro la criminalità? Per il 34% delle imprese sono le forze dell’ordine, per il 21% lo Stato e le amministrazioni locali, per il 16% le associazioni di categoria, per il 10% le associazioni ed organizzazioni antiusura. Per il 19% l’aiuto non arriva da nessuno (“siamo soli”) ma la percentuale nell’ottobre del 2020 era più alta, al 28,6%. Quasi il 12% delle imprese del terziario di mercato l’anno scorso ha percepito un peggioramento dei livelli di sicurezza: dato piu’ accentuato nelle grandi citta’ (16,2%), al Sud (16,6%), per le imprese del commercio al dettaglio alimentare (15,1%) e per gli alberghi (20%). È quanto emerge dall’indagine Confcommercio-Format research su usura e fenomeni illegali presentata oggi a Roma. L’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (il 27%), seguito da abusivismo (22%), racket (21%), furti (21%), atti di vandalismo (19%), aggressioni fisiche (18%), contraffazione (17%) e rapine (16,2%).Il trend è più marcato nelle grandi città e al Sud dove l’usura è indicata in aumento dal 30% delle imprese. Oltre ad essere percepito come il reato che aumenta di più, l’usura è anche un fenomeno che penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita. L’11% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività mentre il 15% ne ha letto sui giornali o sentito alla tv o alla radio e il 10% ne ha letto sui social network. Il 17,7% degli imprenditori è “molto preoccupato” per il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che cresce nelle grandi città (22%), al Sud (19,1%) e tra le imprese del commercio al dettaglio non alimentare (per il 20%). Riflessi pesanti si hanno anche su decoro urbano e qualità della vita, più avvertiti nelle periferie delle grandi città (per il 52% delle imprese) mentre i centri storici delle città tra i 10 mila e i 50 mila abitanti risultano più curati (per l’88,2% delle imprese). In sostanza, il 64,9% delle imprese ha riscontrato fenomeni di degrado nella propria zona di attività e un’impresa su cinque ritiene peggiorato il livello di qualità della vita nell’area in cui opera. Dati ancora una volta più marcati nelle grandi città dove degrado urbano e riduzione della qualità della vita sono segnalati rispettivamente dal 70 e dal 25% delle imprese. Di fronte all’usura e al racket il 58,4% degli imprenditori sporgerebbe denuncia, il 33,6% ammette che non saprebbe come comportarsi, il 6,4% pensa che non farebbe nulla, “tanto è inutile”. Sono alcuni dei risultati dell’indagine Confcommercio-Format research. Il dato è più marcato al Sud dove si rileva una sorta di polarizzazione dei comportamenti, con accentuazioni maggiori sia di imprenditori che sporgerebbero denuncia (66,7%) che di quelli che al contrario “non saprebbero cosa fare” (41%) o che ritengono che “non ci sarebbe nulla da fare” (9,1%). “Una dicotomia – spiegano gli autori del sondaggio – determinata probabilmente dalla maggiore esposizione ai fenomeni criminali al Sud rispetto al Nord”. Una minore propensione a denunciare si registra nelle citta’ di medie e grandi dimensioni – scendono al 52% gli imprenditori che indicano la denuncia – mentre nei centri abitati con meno di 10 mila abitanti e’ piu’ accentuata l’incapacita’ di reagire rispetto a questi fenomeni: il 42,1% degli imprenditori confessa che non saprebbe cosa fare.

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