REGGIO CALABRIA L’arco temporale delle condotte presunte illecite copre circa dei anni, dal 2014 al 2020. Così risulta dagli atti dell’inchiesta “Magnifica” della procura di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri.
Le misure interdittive eseguite in mattinata dalla Guardia di finanza producono così l’ennesimo scossone nel mondo accademico. Otto in tutto, che coinvolgono non soltanto il rettore in carica, Santo Marcello Zimbone, nei confronti del quale è stata pronunciata un’interdittiva di dieci mesi, ma anche il pro rettore vicario Pasquale Catanoso, interdetto per un anno dai pubblici uffici, per il quale è stato disposto anche un sequestro preventivo del valore di circa 4mila euro. Oltre a loro ci sono altri cinque docenti e un dipendente dell’Ateneo. L’accusa è quella di aver pilotato alcuni concorsi pubblici per l’assegnazione di posti da ricercatore all’interno dell’Università e scaturisce proprio da un esposto presentato da una candidata non risultata vincitrice all’esito dell’espletamento della procedura di valutazione.
Il terremoto che ha colpito alle prime luci dell’alba di questo 21 aprile l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria vedrebbe, secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’esistenza di una vera e propria associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell’Ateneo. I finanzieri hanno effettuato perquisizioni domiciliari e personali nei confronti, in tutto, di 23 indagati e sono passati sotto la lente degli inquirenti anche i sistemi informativi in uso all’Università. Chiesta inoltre la documentazione relativa ai concorsi oggetto dell’indagine ritenuta essenziale a fini probatori. La candidata che ha presentato esposto, concorrente per l’attribuzione di posto come ricercatrice nell’Ateneo, sarebbe stata invitata ad «aspettare il proprio turno», come ricostruito dagli inquirenti. La proposta arrivava come “promessa” in cambio delle rinuncia all’azione giudiziaria intrapresa dalla stessa, non risultata vincitrice.
La candidata aveva infatti promosso alcuni ricorsi amministrativi segnalando la presunta esistenza di alcune condotte irregolari nella procedura di valutazione dei concorrenti. La richiesta di lasciar correre veniva quindi avanzata da taluni dei soggetti indagati in cambio di «opportunità future all’interno dell’dipartimento».
L’indagine ha evidenziato anche irregolarità nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di componenti ritenuti «affidabili» e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti «direttamente» o a seguito di «segnalazione». I concorsi che sarebbero stati truccati, secondo gli inquirenti, riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatori, di professori ordinari e associati, di assegnisti di ricerca nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione. (f.d.)
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