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La vertenza

«Vergogna, non siete in grado di gestire una gara». I lavoratori della mensa tornano sul tetto del “Giannettasio”

Vibrante protesta a Corigliano Rossano. I 30 dipendenti storici in attesa di una chiamata dall’Azienda sanitaria e dalla ditta aggiudicatrice

Pubblicato il: 21/04/2022 – 11:46
«Vergogna, non siete in grado di gestire una gara». I lavoratori della mensa tornano sul tetto del “Giannettasio”

CORIGLIANO ROSSANO Il messaggio che apre alla terza manifestazione di protesta, la seconda sul tetto dell’ospedale “Giannettasio” di Corigliano Rossano è di quelli inequivocabili: «Vergogna, non siete in grado di gestire nemmeno una gara».
È questo lo striscione che campeggia sul tetto del presidio da questa mattina. Dietro, una trentina di lavoratori della mensa ospedaliera del “Giannettasio” che serve l’intero spoke di Corigliano Rossano, le strutture sanitarie della Sibaritide e l’ospedale di Castrovillari.
Da alcune settimane i dipendenti della Siarc, aggiudicataria del servizio anche in proroga per molti anni, sono sul piede di guerra. La protesta era iniziata il 10 marzo a causa dei locali delle cucine e dei mezzi di trasporto «ormai inadeguati ed insicuri» (qui). Ma dietro l’angolo c’erano già mensilità arretrate, problemi contrattuali e soprattutto un bando prorogato dall’Azienda sanitaria provinciale tanti anni.
La gara d’appalto, pubblicata nelle scorse settimane dall’Asp, è stata aggiudicata lo scorso 15 aprile (qui la notizia) ma da allora i lavoratori sono in attesa di una chiamata. E così questa mattina sono tornati sul tetto per la seconda volta dopo l’8 aprile (ne abbiamo parlato qui). Questa mattina c’erano anche il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, Luigi Muraca ed il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi.

«Nessuna chiamata dopo l’apertura dopo l’affidamento del servizio»

«Siamo in attesa di notizie – racconta uno dei lavoratori, Orazio Urso, ai microfoni de L’altro Corriere Tv – da quando è stata aperta la busta di questa gara ponte bandita dall’Asp. Viviamo in una fase di stallo da quale sembra impossibile uscirne. L’8 aprile, la prima volta che siamo saliti sul tetto, ci avevano informato che il 13 aprile si sarebbero aperte le buste con la tempestiva assegnazione del servizio mensa e l’assunzione dei lavoratori storici ex Siarc. Sono passati altri otto giorni, quelle buste sono state aperte, il servizio è stato aggiudicato provvisoriamente alla ditta Ladisa di Bari ma a tutt’oggi non siamo stati convocati da nessuno, né dall’Asp né dalla nuova azienda e quindi siamo stati costretti a tornare sul tetto dell’ospedale».
I lavoratori rimangono in attesa che l’Asp sblocchi la vicenda e l’azienda appaltatrice riassuma i lavoratori.
«Non lavoriamo più da due mesi e mezzo – continua Urso –. Vantiamo arretrati da febbraio, lasso di tempo in cui l’Asp ci aveva comunque garantito gli stipendi tramite l’intervento sostitutivo. Sembra siano irreperibili le nostre buste paga e senza di quelle l’Asp dice di non poter erogare gli stipendi. E poi molti di noi hanno famiglie monoreddito: l’unica fonte di guadagno era questa». Situazioni incresciose, dunque, con una trentina di famiglie in grandi difficoltà ormai da mesi. (lu.la.)

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