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Dall’Ucraina alla Calabria, l’odissea per salvare il figlio adottivo

Il lungo viaggio «sotto le bombe» fino all’orfanotrofio. Giovanni e Basyl torneranno a casa, a Melito Porto Salvo

Pubblicato il: 22/04/2022 – 10:35
Dall’Ucraina alla Calabria, l’odissea per salvare il figlio adottivo

ROMA Un viaggio lungo e difficile, dalla Calabria all’Ucraina, per accompagnare il figlio adottivo dall’orfanotrofio a “casa”. È la storia di Giovanni Bonarrigo, raccontata questa mattina da La Repubblica.
«Scansando le bombe, con tanto coraggio e una mole di carte di tribunali ucraini e italiani da mostrare ai posti di blocco. È la domenica di Pasqua, Giovanni Bonarrigo, cancelliere al tribunale di Palmi, cancelliere al tribunale di Palmi, 55 anni, da Lamezia Terme raggiunge Cracovia in aereo, poi il viaggio continua fino alla sosta nel villaggio di Brovary, a sud ovest di Kiev: “Abbiamo attraversato Leopoli – è il racconto di Giovanni a repubblica.it – dove due volte è suonata la sirena d’allarme, c’erano bombardamenti in corso, lungo la strada carcasse di carrarmati russi, i sobborghi a Sudovest di Kiev interamente distrutti, almeno 15 i checkpoint di controllo”. Poi gli ultimi 287 chilometri percorsi in cinque ore prima di raggiungere l’istituto di Chereshenky, dove ad attenderlo c’era Basyl, il figlio adottivo di cui la pratica per il nulla osta si è conclusa il 9 marzo. Una storia che fa invidia a “La strada” di McCarthy. Da Catania, dove atterreranno, arriveranno così a casa a Melito di Porto Salvo. Ad attendere con il fiato sospeso è rimasta mamma Maria Antonietta: “Festeggeremo con pizza margherita con wurstel, patatine, ketchup e Coca- Cola. Una cena solo per noi tre”, racconta la donna commossa che non vede l’ora di riabbracciarli».
«”Missione compiuta – prosegue la storia raccontata da repubblica.it – ora siamo arrivati a Budapest e ci dirigiamo in aeroporto dove con un volo Ryanair atterreremo a Catania”, racconta Bonarrigo. Basyl, il bambino con cui si è ricongiunto, oggi ha 12 anni ma ne aveva sei in quella primavera inoltrata di giugno 2016, quando per la prima volta è atterrato proprio all’aeroporto di Catania dove ad attenderlo c’erano i futuri genitori. I due coniugi non riuscivano ad avere figli e senza farne un dramma avevano deciso di partecipare ai programmi di accoglienza temporanea o di risanamento destinati ai bambini dell’area Chernobyl, di cui l’Italia è dal 2000 capofila in Europa. Il piccolo Basyl che era stato lasciato dai genitori naturali in orfanotrofio due anni prima – si legge ancora nell’articolo – inizia così ad entrare nei cuori e nella vita della coppia calabrese. Tra gite al mare o in montagna i momenti di quotidianità tra loro tre sono suddivisi in due periodi all’anno, per le vacanze estive e durante il periodo natalizio. Fino a marzo 2020 quando con l’inizio della pandemia vengono sospesi tutti i programmi di accoglienza riservati ai bimbi ucraini: “Sono stati due anni difficili, considerando che avevamo iniziato il lungo iter burocratico con la prima istanza di adozione nel 2016 e soltanto nell’aprile del 2020 Basyl è stato dichiarato adottabile dalle autorità ucraine”».
«”L’adozione è così diventata effettiva soltanto il 9 marzo, con la guerra iniziata da un paio di settimane e l’orfanotrofio che non avrebbe mai lasciato andare via il ragazzino se non con la presenza dei suoi genitori adottivi”. Nell’attesa di capire cosa fare “con il vivo interessamento del ministero degli Esteri e della commissione per le adozioni internazionali” Basyl e i suoi genitori italiani si salutano ogni giorno con le videochiamate. “Era terrorizzato dalla guerra, faceva fatica persino a parlare – conclude il racconto di Giovanni Bonarrigo a repubblica.it – aveva paura di perderci per sempre”».

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