CATANZARO Dopo quattordici anni il concorso che ha provocato la slavina giudiziaria all’università Mediterranea di Reggio Calabria è ancora sospeso. Non ha mai visto un esito che potesse dirsi definitivo. E in quattordici anni Clara Stella Vicari Aversa, architetto di Messina che – con la sua denuncia – ha dato il via all’inchiesta “Magnifica” della Procura di Reggio ha attivato più di 40 azioni giudiziarie. Tutte vinte. E nonostante tutto quel posto da ricercatrice non è mai stato suo. Oggi Vicari Aversa racconta l’inizio di quella storia. E parla di una «ferita che non si rimarginerà».
«Quella selezione risale al 2008, è ancora clamorosamente aperta e riguarda un posto di ricercatore alla facoltà di Architettura. Decine di ricorsi vinti alla giustizia amministrativa, una denuncia penale e quattordici anni dopo, proprio su quel concorso è ora la Procura a mettere in fila una serie di ipotesi di reato. Mi sono accorta presto che qualcosa non andava, da un accesso agli atti ho rilevato una serie di errori che mi hanno lasciato basita». La donna cita in un’intervista a Tempostretto.it soltanto alcune delle anomalie rilevate: «Nelle correzioni che dovevano essere anonime, comparivano le indicazioni “il candidato” per i maschi o “la candidata” per le donne. Poi, nella descrizione del mio curriculum vitae ho scoperto che mi ero laureata, secondo i commissari, nel 2002 e non nel 1995: sette anni di ricerca e didattica cancellati».
E aggiunge: «Non so se fossi la più titolata però ho la legittima pretesa che venisse selezionato il candidato più idoneo in modo corretto. Non è stata una scelta facile, questa storia è una ferita che non si rimarginerà. Ma quando ho visto che l’Università continuava imperterrita a bandire concorsi le cui le modalità di espletamento erano sempre le stesse, nonostante abbia vinto qualcosa come 40 ricorsi, ho capito che la sola via amministrativa non sarebbe servita per ottenere giustizia. Io continuo la mia battaglia, l’università fa la sua, evidentemente convinta di aver operato bene». Eppure ci sono sentenze del Consiglio di Stato alle quali l’ateneo non ha ritenuto di uniformarsi. «Non so perché», spiega Vicari Aversa davanti alle telecamere, «a questa domanda non so rispondere».
Vicari Aversa, che è vice presidente dell’Ordine degli architetti di Messina, spiega che «nelle ultime ore ho avuto una pioggia di attestati di solidarietà da professori, colleghi, persino ex studenti, ma per troppo tempo ho dovuto contare soltanto sulla mia forza d’animo. Pensi che quando ho fatto il primo ricorso, su dodici concorrenti nessuno ha voluto unirsi. Tutta l’università italiana non mi è stata affatto accanto, non ho avuto alcuna solidarietà e nessuno si è ancora esposto pubblicamente. Mi piacerebbe che qualcuno lo facesse, anche nel mondo accademico». Nel 2008, racconta sempre a Tempostretto.it, l’architetto tornava da un’esperienza di dottorato nei Paesi Baschi. L’esperienza del concorso “infinito” le ha chiuso le porte all’ingresso nel mondo accademico in Italia. «Ancora oggi ho interesse per la ricerca in Architettura, ma collaboro con università straniere, visto che in Italia è stato impossibile lavorare». L’architetto spiega: «Mi ha fatto male ricorrere all’esposto penale, del quale fino a ieri sapevamo soltanto io, la mia famiglia e la Procura che mi ha ascoltato. Per me è brutto agire anche contro persone con le quali si è collaborato, ma mi è stato fatto notare dai penalisti che queste persone non si sono create il problema di farmi ciò che mi hanno fatto».
Vicari Aversa, rispondendo a una domanda di Tempostretto.it confessa che «se trovassi un ambiente di lavoro che mi consente di fare tutte le attività andrei anche a Reggio Calabria, era il mio sogno. Certo, arriverebbe dopo quattordici anni… Non penso di ottenere un posto, ma di continuare a fare una battaglia per la legalità. Spero che il mio possa essere un esempio per dare ad altri la possibilità di denunciare. Io non penso che tutta l’università sia così. Anche se quando ho fatto il ricorso mi hanno preso per pazza». (redazione@corrierecal.it)
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