La Regione Calabria ha trasferito alle strutture sanitarie soltanto il 5%, per la precisione 64.298,26 euro sui 1.360.000 euro, delle risorse ricevute con il Decreto Rilancio per garantire la continuità assistenziale alle persone fragili durante il periodo della pandemia da Covid. L’ennesimo record negativo, che pone la Calabria tra le peggiori regioni in Italia, emerge dal rapporto della Corte dei Conti sulla gestione del “Fondo di sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità”, istituito con Dl numero 34 del 19 maggio 2020, e l’uso delle relative risorse stanziate sul territorio nazionale: il report si basa sui dati delle rendicontazioni che le Regioni sono tenute a presentare alla presidenza del Consiglio. «La situazione pandemica e le relative misure di contrasto hanno causato una forte domanda di protezione sociale diffusa e di tutela delle persone fragili, inizialmente non avvertita con chiarezza. In tale contesto, il legislatore è intervenuto, in via d’urgenza, per assicurare alle persone con disabilità l’accesso ai servizi e la loro continuità su tutto il territorio nazionale» spiega la Corte dei Conti. In linea generale magistratura contabile afferma che «l’esame del fondo di sostegno alle strutture semi-residenziali, per gli oneri loro derivati dall’adozione dei sistemi di protezione necessari alle riaperture, ha fatto emergere un quadro variegato dell’uso delle risorse disponibili». Dei circa 40 milioni di euro trasferiti alle Regioni – evidenzia il rapporto – soltanto poco più di 17 sono stati erogati alle strutture. Quattro Regioni non hanno certificato l’erogazione ai centri semi-residenziali delle risorse acquisite al proprio bilancio, per un importo complessivo di 10.640.000 euro. Solo l’Emilia Romagna e il Veneto hanno erogato il 100% delle risorse, mentre la Calabria si è fermata al 5% e la Sardegna all’1%: in particolare, la Calabria non ha erogato alle strutture oltre 1,295 milioni sui complessivi 1,360 milioni. La media nazionale è il 43%. Ma com’è possibile che settori come le politiche sociali e il sostegno alle persone con disabilità, che lamentano una cronica carenza di fondi non spendano le risorse quando ci sono? «Di difficile individuazione – rileva ancora la Corte dei Conti – le ragioni del parziale utilizzo delle somme rese disponibili in settori, come servizi sociali e sostegno a persone con disabilità, strutturalmente carenti di fondi. La differenziazione a livello regionale e la connessa disomogeneità nell’erogazione dei servizi sociali fa ritenere che l’organizzazione territoriale abbia influito sull’uso efficace e tempestivo delle risorse statali. L’obbligo di rendicontazione a carico delle Regioni e l’esercizio di funzioni di monitoraggio hanno comunque consentito la verifica della corretta utilizzazione dei fondi statali e la riacquisizione, per un’utile riallocazione, delle somme inutilizzate al bilancio dello Stato, stante, a tutt’oggi, la mancata definizione dei livelli essenziali delle prestazioni». (redazione@corrierecal.it)
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