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diario di guerra

Mosca: «Uccisi 11 italiani, per noi sono mercenari»

L’escalation diplomatica del Cremlino contro l’Italia. Save the Children: 63mila bimbi nati sotto le bombe

Pubblicato il: 24/04/2022 – 8:27
Mosca: «Uccisi 11 italiani, per noi sono mercenari»

Mosca ha avvisato Roma che undici «combattenti di professione» italiani sarebbero caduti in territorio ucraino mentre «partecipavano a operazioni militari» contro le Forze armate della Federazione russa. La notizia è stata pubblicata dal Corriere della Sera. «I foreing fighters avrebbero fatto parte di un’unità di sessanta “mercenari” connazionali che si sarebbero schierati a fianco della resistenza di Kiev nel corso del confitto: dieci di loro sarebbero rientrati in patria, mentre gli altri sarebbero ancora in Ucraina insieme a “diverse migliaia di cittadini stranieri” in armi. Non si conoscono né le identità dei deceduti né la località dove avrebbero perso la vita in combattimento. Non si può essere nemmeno certi dell’attendibilità della notizia, visto che alle autorità di Roma formalmente non risultano queste presenze nelle zone di guerra».
L’informazione arriva dal ministero della Difesa russo che si è rivolto a palazzo Chigi attraverso canali diplomatici. E segnala un’escalation diplomatica nei confronti dell’Italia. «Si può supporre — è scritto nella nota ufficiale — che le perdite irrecuperabili aumenteranno. Ai mercenari non si applicano le norme del diritto umanitario internazionale». E in una guerra dove i militari di Putin si sono ripetutamente macchiati di crimini contro i civili, è facile immaginare quale sarebbe il trattamento per i «combattenti di professione». Il Corriere ribadisce che «è impossibile verificare se l’informativa abbia fondamento. Un mese fa — come aveva raccontato Giovanni Bianconi — ai funzionari dell’Antiterrorismo risultava la presenza di 17 italiani in Ucraina: nove schierati con Kiev, otto con le truppe di Mosca. Tutti peraltro penalmente perseguibili, visto che la legge vieta “atti ostili verso uno Stato estero”».

Kiev: console bulgaro rapito dai russi

Il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, alla televisione ucraina, ripresa dall’Ukrainska Pravda, ha affermato che le forze russe hanno rapito il console onorario della Bulgaria a Melitopol (città che al momento è sotto il controllo di Mosca).

Save the Children: 63mila bambini nati sotto le bombe

Si stima che, negli ultimi due mesi, più di 63.000 bambini siano nati durante il conflitto in Ucraina e in condizioni che potrebbero avere un impatto permanente sulla loro salute mentale. Secondo Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro, infatti, questi neonati si aggiungono ai milioni di bambini esposti al maggior rischio di subire gravi danni fisici e traumi psicologici duraturi causati dalle violenze, dalle privazioni e dagli sfollamenti, che dal 24 febbraio scorso, data dell’escalation della guerra, e con l’aumento dei combattimenti nell’est del paese, sta colpendo l’Ucraina. L’escalation del conflitto, ha causato in Europa lo sfollamento di persone più grande e veloce dalla Seconda Guerra Mondiale, con cinque milioni di persone già fuggite dall’Ucraina. Almeno due terzi dei 7,5 milioni di bambini del Paese hanno dovuto abbandonare le loro case e più di 450 bambini sono stati uccisi o feriti.
Save the Children sottolinea che, l’intensificarsi della guerra ha significato anche vedere 63.000 nuovi nati in situazioni difficili e che potrebbero avere ripercussioni permanenti sulle loro vite. Le neomamme stanno cercando di legarsi ai loro bambini nonostante il grave disagio psicologico che stanno vivendo. Ciò potrebbe causare effetti negativi e talvolta permanenti sull’attaccamento dei bambini alle loro madri e sul loro successivo sviluppo. Il personale medico ha anche segnalato un aumento dei casi di bambini nati prematuramente. L’Organizzazione è tornata a chiedere nuovamente la fine immediata della guerra come unica possibilità per proteggere i bambini da danni fisici e psicologici. Inoltre, sottolinea, è l’unico modo per raggiungere in sicurezza le 12 milioni di persone che in tutta l’Ucraina hanno un disperato bisogno di assistenza umanitaria indispensabile alla loro sopravvivenza.

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