Oggi, 25 aprile, ricorre la Festa della Liberazione: la giornata che dal 1945 festeggia, ogni anno, la conquista della libertà.
La festa del 25 aprile, la festa della Liberazione, è diventata nel corso degli anni una giornata in cui, oltre a celebrare la conquista della Libertà e della Democrazia, si torna a parlare di coesione sociale dell’Italia, del riconoscimento delle nostre peculiarità, delle nostre differenze, delle nostre alterità.
È la vera festa in cui tutti gli Italiani dovrebbero riconoscersi.
È il giorno in cui si commemorano coloro che hanno donato la propria vita per affermare questi principi e questi valori, libertà e democrazia, scegliendo di stare dalla parte giusta della Storia e ci si impone che il sangue versato nel corso di quei terribili venti mesi tra il 1943 e il 1945 non sia più versato.
La celebrazione della Liberazione significa ricordare esattamente questo: Dal sacrificio di un’intera popolazione è iniziato il percorso dell’Italia verso i principi di Libertà e di Democrazia, che noi dobbiamo rispettare e seminare per il futuro.
Da quel 25 aprile 1945, infatti, si è dipanata e si sono susseguiti una serie di eventi che hanno determinato la costruzione della democrazia, dello stato di diritto e della libertà in questo Paese.
Ma quel 25 aprile 1945 si fa sempre più lontano, sempre più sfumato.
I protagonisti e i testimoni sono sempre meno per evidenti ragioni biologiche e sempre più frequentemente si affacciano purtroppo fenomeni, episodi e recrudescenze di nostalgie fasciste o fascistoidi.
La cronaca sempre più spesso porta alla ribalta fatti, avvenimenti e manifestazioni di gruppi o persone che richiamandosi a quei modelli, inesorabilmente sconfitti dalla Storia, compiono azioni o gesti inqualificabili, violenti nei modi e nelle forme. Si è data la via libera a far sì che linguaggi e parole, che negli anni passati erano stati banditi, che non rientravano più nel lessico politico corrente, ritornassero prepotentemente all’ordine del giorno, che avessero dignità di dibattito e ascolto.
L’insofferenza verso tutto ciò che è diverso, l’ossessivo richiamo a una supposta supremazia dell’essere italiani in luogo dell’essere umani, lasciano sgomenti e sbigottiti.
Per questo, la giornata del 25 aprile non può passare in sordina.
Il valore dell’antifascismo e del riconoscimento dei principi costituzionali fondamentali della nostra democrazia repubblicana devono continuare a far parte del corredo genetico della stragrande maggioranza della classe dirigente del Paese, delle istituzioni tutte …
E proprio, in forza di quella consapevolezza, è doveroso che tutta la politica e le istituzioni svolgano adeguatamente anche un ruolo pedagogico di indirizzo, di formazione e di costruzione di una consapevolezza democratica dello Stato, evitando di farsi trascinare in derive speculative e propagandistiche poiché, così facendo, procurano esclusivamente un danno che potrebbe risultare irreparabile al consolidamento della convivenza sociale.
Non solo oggi, ma tutti i giorni, viviamo la nostra resistenza ciascuno nel ruolo che riveste
Ma il 25 aprile è conosciuto anche come anniversario della Resistenza, una festività dedicata al valore dei partigiani di ogni fronte che, a partire dal 1943, contribuirono alla liberazione dell’Italia.
La lotta per la propria libertà è un diritto inalienabile dell’uomo e deve essere custodito da tutti come il tesoro più prezioso.
Per questo, è giusto a mio avviso affiancare alla Festa della Liberazione l’altro splendido nome di questo giorno speciale: Anniversario della Resistenza.
Oggi credo sia doveroso dedicare questo 25 Aprile anche alle migliaia di giovani ucraini, che sono stati chiamati a difendere la propria patria minacciata dall’invasione di una nazione straniera considerata amica. Giovani, fino a pochi giorni or sono, erano convinti di poter vivere in un paese libero, che faceva i primi passi verso l’Europa, concepita come patria della pace e delle libertà, e invece oggi costretti a imbracciare le armi per provare a salvare la propria terra e le proprie famiglie.
Prima di omaggiare i nostri caduti e i martiri della resistenza voglio però dedicare il nostro 25 Aprile anche e soprattutto alla città di Siderno, in questo primo anniversario che segna il ritorno ad un governo democraticamente eletto dalla cittadinanza, dopo quasi un decennio di commissariamenti e di crisi democratiche.
Una data di vera liberazione quindi per tutti noi che intendiamo ripartire rilanciando il governo cittadino sulla base del diritto, del confronto, del dibattito democratico e del rispetto delle differenze e delle opinioni anche di quelle le più distanti dalle nostre. Solo dalla condivisione di comuni obbiettivi, dall’ascolto e dal profondo rispetto verso gli altri si può costruire insieme una Siderno consapevole e nuova. Una città forte delle proprie tradizioni democratiche e popolari, pronta a cogliere le opportunità offerte dall’innovazione e dal rispetto del proprio ambiente e delle proprie ricchezze naturali.
Voglio concludere con una celebre frase di Piero Calamandrei: “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica”. Buon 25 Aprile a tutti noi!!
*sindaco di Siderno
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