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Don Panizza: «Andremo in 5mila in Ucraina per aiutare chi da solo in guerra non può sopravvivere»

E’ la spedizione umanitaria proposta da 30 realtà in tutta Italia che vuole offrire sostegno a malati psichici, anziani soli, fragili e meno abbienti

Pubblicato il: 27/04/2022 – 10:13
Don Panizza: «Andremo in 5mila in Ucraina per aiutare chi da solo in guerra non può sopravvivere»

LAMEZIA TERME Aiutare gli ucraini ma non con le armi. E’ la proposta di circa trenta realtà della società civile in tutto il Paese che mosse dalla solidarietà stanno costruendo un movimento europeo di azione nonviolenta. In Calabria a promuovere la proposta la Comunità Progetto Sud di Don Giacomo Panizza: «Bisogna aumentare i volti, le modalità e le scommesse della solidarietà – ha detto Panizza a Buongiorno Regione in onda su Rai 3 – in Ucraina i temi della cura, della assistenza agli anziani e ai malati psichiatrici in questo momento sono occultati, ma questi argomenti vanno discussi e ascoltati». Un movimento pacifista che sta unendo forze e intenzioni per sostenere il popolo ucraino con aiuti indirizzati ai più fragili, a quel tessuto sociale che ha difficoltà ad autogestirsi per problemi economici o di salute. «L’idea è quella di realizzare una spedizione umanitaria con 5mila persone in partenza dall’Italia con 100 pullman- spiega Panizza – per offrire assistenza ai 34mila malati psichiatrici che vivono in Ucraina sotto le bombe. Faremo tutto questo in alleanza e collaborazione con gruppi che lì si occupano di sociale, come facciamo noi in Calabria, e ci teniamo a sottolineare – evidenzia – che se ci succedesse qualcosa durante questa grande missione umanitaria non dovrebbe essere recepito come uno sgarro all’Italia, ma come un’operazione di pace da costruire insieme». Mentre gli attacchi si susseguono e le prospettive di una tregua non sono ancora concrete il movimento sostenuto da Progetto Sud tende la mano a quel substrato sociale in estrema difficoltà: chi soffre di problemi mentali, chi è anziano ed è da solo, chi sta negli ospedali, chi non ha da mangiare e così via.
«Sono tanti modi di resistere – prosegue Panizza – insieme si può reagire anche aiutando chi da solo non potrebbe sopravvivere perché certi bisogni non hanno i tempi delle guerre ma della cura». L’organizzazione di un’operazione di pace così importante che coinvolge così tanti cittadini non è semplice e può andare incontro a degli ostacoli: «Abbiamo provato a chiedere un incontro a Di Maio che al momento sta ancora rimandando e poi vogliamo coinvolgere anche il Ministro della Sanità, perché finché la guerra c’è non possiamo stare fermi. Un altro aspetto non semplice è riuscire ad avere degli interpreti e dei mediatori culturali, per aiutare chi sta male è necessario poter ascoltare e dialogare, senza limiti di comprensione linguistici». (a.col)

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