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Il rapporto

Dopo il Covid, ritorna il sovraffollamento nelle carceri: 107%

Nel report di Antigone l’incremento della popolazione carceraria. Aumenta la recidiva. Impennata di suicidi dall’inizio dell’anno

Pubblicato il: 28/04/2022 – 11:07
Dopo il Covid, ritorna il sovraffollamento nelle carceri: 107%

ROMA Il numero dei detenuti, drasticamente sceso durante il primo anno della pandemia, è tornato a crescere: si è passati dalle 53.364 presenze della fine del 2020 alle 54.134 di dicembre 2021, ai 54.609 di fine marzo di quest’anno. Il tasso di affollamento ufficiale è del 107,4%, ma quello “reale” certamente più alto. È l’analisi di Antigone nel suo diciottesimo Rapporto sulle condizione di detenzione, realizzato sulla base dei dati ufficiali e delle visite degli operatori dell’associazione nei penitenziari.    
In alcune regioni il tasso di affollamento è più alto della media: in Puglia è al 134,5%, in Lombardia al 129,9%. Alcuni istituti presentano tassi analoghi a quelli che si registravano al tempo della condanna dell’Italia da parte della Cedu, nel 2013.
A fine marzo l’affollamento a Varese era del 164%, a Bergamo e a Busto Arsizio del 165% e a Brescia ‘Canton Monbello’ del 185%. In media ogni detenuto commette 2,37. Al 31 dicembre 2008, quando dopo l’indulto del 2006 tornava a crescere la popolazione carceraria, il numero di reati per detenuto era più basso, 1,97.
In questo intervallo di tempo, sono diminuiti i reati in generale e anche i detenuti in termini assoluti, ma è aumentato il numero medio di reati per persona: «Ciò è indice – rileva Antigone – dell’aumento del tasso di recidiva». Al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, solo il 38% era alla prima carcerazione. Il restante 62% in carcere c’era già stato almeno un’altra volta. Il 18% c’era già stato in precedenza 5 o più volte.
La percentuale di chi ci è stato più volte cala per gli stranieri, ma sale per gli italiani. Sempre rispetto al 2008 vi è un netto calo degli ingressi: dai 92.800 ai 35.280 del 2020, per poi risalire per la prima volta in molti anni e fermarsi a 36.539 nel 2021: «Il calo – ricorda Antigone – è certamente frutto delle misure adottate dal 2012 in poi per il contrasto del cosiddetto fenomeno delle ‘porte girevoli’, l’ingresso in carcere di persone per periodi brevi o brevissimi».

Impennata di sucidi nelle prigioni

Sono già 21 i suicidi di detenuti dall’inizio dell’anno, secondo i dati raccolti da Antigone e aggiornati al 23 aprile. In tutto il 2021, i suicidi erano stati 57.
Secondo l’Oms, il tasso di suicidio in Italia nel 2019 era pari a 0,67 casi ogni 10mila persone. Nello stesso anno, il tasso di suicidi in carcere era pari a 8,7 ogni 10mila detenuti: questo significa che i casi sono 13 volte in più rispetto alla popolazione libera. L’Italia, sottolinea l’associazione che si batte per i diritti nelle carceri nel suo rapporto sulle condizioni di detenzione, «è tra i Paesi europei con il più alto tasso di suicidi nella popolazione detenuta, mentre è tra i Paesi con il tasso di suicidio più basso nella popolazione libera».
Antigone segnala un numero «impressionante» di morti nel carcere di Regina Coeli a Roma: 5 detenuti morti (tre stranieri) dall’inizio dell’anno, di cui tre suicidi e due con cause da accertare. A questi vanno aggiunti altri due detenuti morti negli ultimi mesi del 2021.

Cresce il numero degli ergastolani: 1.810 contro i 408 di 30 anni fa

Sono 1.810 gli ergastolani, di cui 119 stranieri. Nel 2012 erano 1.581, nel 2002 erano 990, nel 1992 erano 408: un aumento esponenziale in 30 anni. Lo segnala l’associazione Antigone nel suo rapporto sulle condizioni di detenzione. Ed è un dato che fa il paio con un aumento generale delle pene nel tempo.  
Le condanne, spiega Antigone, sono sempre più lunghe. Tra i presenti a fine 2021, il 50% ha subito una pena uguali o superiore a 5 anni, questa percentuale 10 anni prima era del 40%. Il 29% sconta 10 o più anni (erano il 21% nel 2011). I detenuti con condanne in via definitiva sono circa il 70%, mentre 10 anni prima erano il 56,9%. Una crescita di 10 punti percentuali in 10 anni, «da tempo infatti – nota Antigone – si registra una costante tendenza alla riduzione del ricorso alla custodia cautelare e dunque in proporzione alla crescita tra i presenti di persone con una condanna definitiva. Ancora però i numeri sono altissimi». Oltre 19mila detenuti deve scontare una pena residua pari o inferiore a 3 anni, «una gran parte di loro potrebbe usufruire di misure alternative».
Sono 749 i sottoposti al regime del 41-bis, erano 680 nel 2010; e 9.212 quelli in alta sicurezza, detenuti per terrorismo anche internazionale o legati alla criminalità mafiosa e alle organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti.

Il 4% della popolazione carceraria è composta da donne

Sono 2.276 le donne presenti negli istituti penitenziari italiani, pari al 4,2% della popolazione detenuta totale, una percentuale stabile da due decenni, e al di sotto della media europea, che è pari al 5,3%, secondo le ultime statistiche del Consiglio d’Europa. Lo segnala l’associazione Antigone nel suo Rapporto sulle condizioni di detenzione, intitolato “Le carceri viste da dentro”.  
Delle oltre 2.200 donne detenute, 576 sono ospitate nelle quattro carceri esclusivamente femminili, Roma Rebibbia, Pozzuoli, e quelle più piccole di Venezia e Trani. Dei 24 istituti con donne detenute visitati da Antigone nel 2021, il 62,5% disponeva di un servizio di ginecologia e il 21,7% di un servizio di ostetricia. Solo nel 58,3% degli istituti visitati le celle erano dotate di bidet, come richiesto dal regolamento di esecuzione da più di vent’anni.
Sempre alla data del 31 marzo, sono 19 i bambini con meno di 3 anni che vivevano insieme alle loro 16 madri all’interno di un istituto penitenziario. Di questi, 8 bambini sono ospitati nell’Istituto a custodia attenuata per madri detenute di Lauro, unico Icam autonomo e non dipendente da un istituto penitenziario. A questo segue un gruppo di 4 bambini all’interno della sezione nido della Casa Circondariale di Rebibbia Femminile. C’era stato un picco nei primi anni 2000, quando si sono arrivati a contare più di 70 bambini in carcere, «negli ultimi dieci anni – sottolinea Antigone – i numeri sono complessivamente diminuiti seppur con un andamento piuttosto altalenante».  
Nelle carceri ci sono 63 persone trans, tutte donne e prevalentemente italiane: 5 sono assegnate a sezioni promiscue, una è in casa di lavoro, 2 sono in sezione comune femminile, mentre le altre sono in sezioni protette omogenee riservate alla categoria transex. Gli Istituti che accolgono persone transgender sono in tutto 12.

Libera: in carcere solo l’1%  per reati economici-finanziari

L’Italia risulta agli ultimi posti, tra i paesi del Consiglio d’Europa, per il numero di persone in carcere per i reati economici-finanziari. Libera ha elaborato le statistiche penali del Consiglio d’Europa al 31 gennaio 2020 dove su 41.679 persone detenute in carcere solo 1% pari a 418 persone sono detenute per i tipici reati dei “colletti bianchi”. Una percentuale irrilevante se paragonata al 5% di persone detenute in carcere per reati economici finanziari su oltre 9mila detenuti di Francia e Spagna e l’11% su oltre 50mila detenuti della Germania. Da evidenziare che nel nostro Paese, secondo le statistiche penali del Consiglio d’Europa, su 41.679 persone detenute in carcere ben il 31% sono detenute per droga, tra i valori più alti in assoluto. «Oggi le mafie – denuncia Libera – hanno cambiato abiti e modi, avendo scoperto che attraverso manovre finanziarie è possibile riciclare, investire, moltiplicare i loro patrimoni senza ricorrere con la frequenza di prima alla violenza diretta. Sono diventate così mafie ‘imprenditrici’, capaci di padroneggiare i meccanismi più sofisticati della finanza, di prevedere e in parte influenzare, col peso dei loro patrimoni, le fluttuazioni delle Borse, di assicurarsi le prestazioni di professionisti e tecnici di prim’ordine».

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