CATANZARO C’era una volta un centrodestra a Catanzaro. Oggi ce ne sono tre… Di quella coalizione che per almeno 5 lustri, a parte una parentesi nella seconda metà degli anni 2000, ha governato – indisturbata e compatta, saldata soprattutto su interessi comuni più che politici – la città capoluogo di regione oggi non è rimasto altro che un lontano ricordo. Le trattative per le prossime Comunali, quelle del dopo Abramo Quater, hanno completamente ridisegnato gli assetti e gli equilibri del centrodestra, che si è praticamente polverizzato disperdendosi sostanzialmente in tre rivoli, al momento attestati su tre fronti diversi e per certi versi contrapposti. Il quadro al momento vede infatti lo schieramento suddiviso tra tre diversi candidati sindaco: con il docente dell’Umg e giurista Valerio Donato, insieme anche a ex Pd (ed ex centrosinistra) ci sono Forza Italia patrocinata dal tandem Giuseppe Mangialavori-Marco Polimeni, la Lega di Filippo Mancuso, l’Udc, Italia al Centro che è una delle propaggini di Coraggio Italia (che invece sarebbe da un’altra parte) più varie sigle riconducibili ai vari big sul territorio, l’Udc , con il presidente dell’Ordine degli avvocati Antonello Talerico ci sono ex azzurri come Mimmo Tallini, oggi dirigente nazionale di Noi con l’Italia, e Claudio Parente e probabilmente anche Coraggio Italia con il sindaco uscente Sergio Abramo (Donato non ha posto veti a nessuno tranne che a Tallini e Abramo…), e infine c’è Fratelli d’Italia, che al momento è decisamente orientata a scendere in campo in autonomia con un proprio candidato sindaco (l’assessore regionale Filippo Pietropaolo è quello più accreditato, ma tra i meloniani e non solo ci sono forti spinte, anche dall’alto, per un lancio della leader regionale Wanda Ferro). Proprio la posizione di Fratelli d’Italia è quella maggiormente sotto osservazione. Da quanto si apprende da fonti accreditate del centrodestra, da Roma, dai vertici nazionali del partito a iniziare dalla stessa Giorgia Meloni, l’input-ordine è quello di andare da soli a Catanzaro, come del resto sta avvenendo in molte altre realtà italiane: nel mentre sotto traccia le diplomazie starebbero lavorando per verificare se ci sono ancora margini per ricomporre l’abbraccio con il resto del centrodestra, per ora la linea però è quella, e su Catanzaro tra l’altro il perimetro della “grosse koalition” di Donato sarebbe ormai definito (e abbondantemente “autosufficiente”). Non mancano osservatori che parlano del rischio, per Fratelli d’Italia, di un vero e proprio “suicidio” politico nel perseguire la strada autonomista. Il fatto però – ossrevano molti analisti e anche tanti dirigenti del centrodestra – è che l’atteggiamento di Fratelli d’Italia in realtà ha una valenza che non è solo catanzarese, ma anche regionale. Una corsa in solitaria dei meloniani nel capoluogo sarebbe un dato politico di un certo peso, perché – al netto della diversità delle dinamiche elettorali e sempre tendendo presente un quadro nazionale che per il centordestra è divisivo – rappresenterebbe una evidente “deroga” allo schema che ha portato al trionfo delle Regionali a ottobre, e questo sarebbe già stato fatto presente da alcuni alleati al governatore Roberto Occhiuto, che peraltro sarebbe già “sul pezzo” (l’ha dimostrato quando ha detto che in caso di candidatura a sindaco Pietropaolo resterebbe assessore ma senza deleghe). In definitiva – si dice nei corridoi del centrodestra – le Comunali di Catanzaro potrebbero intrecciarsi con gli assetti alla Cittadella e a Palazzo Campanella, che potrebbero sicuramente risentire degli effetti della mancata unità del centrodestra al voto per il nuovo sindaco del capoluogo. (a. c.)
x
x