LAMEZIA TERME «Sono di ritorno da Valencia, non mi fanno dormire. Abbiamo tenuto un bellissimo concerto in Spagna e adesso torniamo in Italia per rivivere le stesse emozioni con il pubblico italiano che non ha nulla da invidiare a quello spagnolo o a quello inglese». Pensieri e parole di Mario Biondi – cantante, compositore e arrangiatore, intervistato dal Corriere della Calabria. Il crooner siciliano, al termine di un tour in giro per l’Europa, tornerà in Italia e in Calabria per presentare il suo ultimo capolavoro: “Romantic”. Il 9 maggio è in programma il concerto al Teatro Politeama di Catanzaro. Sul palco, insieme a lui: Massimo Greco al piano, David Florio alla chitarra, alle percussioni e al flauto traverso, Federico Malaman a basso e contrabbasso, Marco Scipione al sassofono, Fabio Buonarota alla tromba, Christian Capiozzo alla batteria.
Biondi, reduce da una serie di concerti tra Spagna e Regno Unito, è stato costretto a rinunciare alle tappe previste in Russia. «Sia gli scozzesi che gli inglesi ci hanno accolto alla grande, sono empatici e vogliosi di divertimento. In questi anni di pandemia siamo stati chiusi ed oggi ci vediamo costretti a cancellare le date in Russia. Faccio fatica a parlarne perché ho molto amici sia in Russia che in Ucraina, ma era impossibile esibirsi». Tornando al suo ultimo lavoro, «Romantic è una visione sognatrice e un po’ utopica dell’amore. Come tutti gli artisti, sogno un mondo migliore, popolato da valori e da virtù. Un mondo senza guerra». Inediti e cover omaggiano le grandi passioni musicali di Mario Biondi che a proposito di legami amorosi ricorda quello con il padre: Giuseppe Ranno, in arte Stefano Biondi. «“Tu Malatia” è il brano che ha cambiato un po’ la nostra vita. Parlo ai calabresi, quindi so che potete capirmi. Sono siciliano, ho vissuto parte della mia vita in Lombardia, poi il trasferimento in Emilia Romagna fino ai primi anni 80’ quando mio padre ricevette la notizia della vittoria al Festival della Nuova Canzone Siciliana con “Tu Malatia”. Era felice e volle ritornare nella sua terra di origine». «Andare e poi tornare, fa parte di noi meridionali errabondi».
Dei sei inediti contenuti nell’ultimo disco “Romantic”, quattro sono in lingua inglese (Romantic Song, If I love you, Loneliness, Prisoner) e uno in napoletano “Ricuordate”. «E’ un progetto intimo, esprime i miei pensieri e i miei sentimenti sul romanticismo. Ho voluto inserire un brano in napoletano perché a tutti gli effetti rientra nel concetto di romanticismo». Il brano scritto da Sergio Iodice, «era costruito per essere eseguito da un duetto e quando ho pensato ad una voce femminile, non ho avuto dubbi. Lina Sastri è stata cortese e si è messa a disposizione». “Romantic” va in controtendenza rispetto all’esaltazione spesso esagerata della virilità. L’ostentazione quasi obbligata e obbligatoria dettata anche dai social della mascolinità. «Molti millantano il romanticismo, io invece penso sia una delle chiavi per avere possibilità di crescita nella vita. E’ vero che siamo in controtendenza con il macismo, ma alla fine anche i duri – come diceva Vasco Rossi – piangono contro i muri». «Con Vasco mi piacerebbe prendere un caffè – confessa Biondi – vorrei conoscerlo. Lui forse non lo sa, ma le nostre vite si sono incrociate nel 1978 quando mio padre incideva per la Borgatti Records di Bologna e Vasco muoveva i suoi primi passi. Conservo gelosamente il suo primo 45 giri inciso con la stessa etichetta con la quale collaborava mio padre».
Di strada, Mario Biondi, ne ha percorsa parecchia. Cinquantunenne, super papà (con nove figli), autore di colonne sonore, doppiatore in alcuni cartoon, star mondiale, e poi concerti in tutto il mondo, live, spettacoli ed esibizioni nei più importanti teatri e anfiteatri. Cosa non ha ancora fatto Mario Biondi? «In linea di massima mi sento molto soddisfatto. La mia vita è stata un bellissimo regalo. Ho avuto soddisfazioni mai sognate. Ogni tanto però mi lamento per l’attenzione un po’ latente dei network nazionali, soprattutto le radio». Negli anni 80’, Biondi era dj in alcune emittenti radiofoniche. «Mi chiedo perché non diano supporto agli artisti italiani, compreso me. Un po’ di affetto non mi dispiacerebbe. Malgrado il mio genere, la mia nicchia, non abbia bisogno di grande spinta desidererei un segno d’affetto, quello mi manca. Sono romantico anche in questo».
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