REGGIO CALABRIA Una commissione di studio per poter «individuare modelli di intervento pubblico a sostegno della continuità aziendale e dei livelli occupazionali delle aziende sottoposte ad amministrazione giudiziaria». Lo prevede la deliberazione numero 153 della Giunta regionale nella seduta dello scorso 20 aprile, attraverso la quale è stato designato presidente il procuratore generale della Repubblica di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni.
A comporla saranno: il presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto o un suo delegato; il sottosegretario di Stato alla Giustizia Paolo Sisto; il presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Maria Grazia Arena; il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e professori universitari esperti in gestione delle imprese, tutti senza alcun compenso mentre i lavori dovranno concludersi entro sei mesi dalla seduta di insediamento, eventualmente prorogabili. La Giunta, come si legge nella determina, ritiene infatti che le aziende sequestrate o confiscate in molti casi vengono affidate alla gestione di «amministratori giudiziari che non sempre sono dotati degli strumenti necessari» oltre che delle indispensabili collaborazioni di tipo ambientale per – fa sapere la Giunta – assicurare «la continuità aziendale e, quindi, mantenere la produttività e i livelli occupazionali» portando molto spesso «alla dichiarazione di fallimento delle aziende».
Nei piani della Giunta regionale, quindi, la cooperazione riguarderà lo studio e l’analisi, tra l’altro, dei punti di forza e di «debolezza nelle politiche di confisca e di riutilizzo delle aziende mafiose sperimentate in Italia; la definizione di strumenti di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’importanza del riutilizzo sociale e del risanamento delle aziende confiscate come strumento efficace di contrasto e prevenzione dell’infiltrazione criminale nell’economia legale; modelli di trasferimento di competenze, metodologie e buone prassi adottate in Italia e negli altri Paesi dell’Unione Europea per colpire i beni criminali e impedire la diffusione degli interessi mafiosi nell’economia legale».
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