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Abusi e violenze di genere: come entrare nel mondo dei “maltrattanti”

Progetto sinergico presentato al Tribunale di Lamezia. Davoli: «Capire quante chance abbiamo per i recuperi». Fiorentino: «Centro Demetra è un bene della comunità»

Pubblicato il: 30/04/2022 – 10:45
di Giorgio Curcio
Abusi e violenze di genere: come entrare nel mondo dei “maltrattanti”

LAMEZIA TERME «Occuparsene» e non solo «preoccuparsene». È questo il filo conduttore di un incontro, quello organizzato al Tribunale di Lamezia Terme, occasione di vero confronto e costruzione, nell’ambito di un percorso affatto semplice, tortuoso, ma necessario.  Quando si parla di violenza di genere, di abusi e violenze domestiche il rischio, infatti, è di perdersi lungo un percorso a senso unico mentre comprendere – ma non giustificare – le origini degli atti violenti e l’escalation, è utile per poter fornire una chiave di lettura differente, quasi inedita.

RE.MI.U.M.

Parole d’ordine «prevenzione» e «sinergia», tradotte in atti concreti, ascolto e vicinanza ma anche visioni e prospettive. Un po’ quello che fanno ormai da tempo al Centro Antiviolenza Demetra a Lamezia Terme e il Comitato Pari Opportunità dell’ Ordine Forense di Lamezia Terme che, proprio ieri, nell’aula “Garofalo” del Tribunale lametino, hanno presentato RE.MI.U.M. “Rete di servizi per donne migranti e uomini maltrattanti”. Presenti anche l’assessore alle Pari Opportunità di Lamezia Terme Teresa Bambara, Dina Marasco, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, e Antonio Miscimarra, segretario della Camera Penale di Lamezia Terme.

Prevenzione e contrasto

«Tutto nasce da un protocollo d’intesa firmato dal Comitato Pari Opportunità e il Centro Antiviolenza Demetra – spiega ai microfoni del Corriere della Calabria la presidente del comitato, Angela Davoli –  per poter operare soprattutto sul territorio e individuare gli strumenti di contrasto e di prevenzione, per poter tutelare le vittime, che non possono prescindere dagli autori, da quello che è il mondo che ruota attorno alla violenza, le sue radici». «Un grande plauso va ovviamente al centro antiviolenza per avere istituito questa rete di servizio che mancava, il contrasto non finisce né il 25 novembre e neanche l’8 marzo». Anche nel corso di questo importante incontro, è emersa la cruciale importanza della prevenzione, in tutte le sue forme. «Sappiamo – ci spiega ancora Angela Davoli – che è difficilissima, ma non ci deve scoraggiare. Siamo in campo anche con progetti scolastici perché serve un vero cambiamento culturale. Negli uomini più maturi, cresciuti magari con una violenza più radicata, tutto si complica. Il tema di oggi è proprio quello di valutare, entrare nel mondo dei “maltrattanti”, capire quante chance abbiamo e hanno per un recupero, per fermare la violenza che li anima».

Il Centro Antiviolenza Demetra a Lamezia

Un momento di confronto, di costruzione. È così per  Francesca Fiorentino del Centro Antiviolenza Demetra di Lamezia Terme. «È utile avviare percorsi di rete – ci spiega – per avere linguaggi comuni, costruire interventi complessivi e di collaborazione. In relazione poi agli uomini maltrattanti stiamo comunque cercando di avviare percorsi paralleli che possano dare sostegno e accompagnamento a uomini che vivono queste situazioni di abuso nei confronti della donne. Stiamo cercando così di comprendere come costruire a latere degli interventi». La presenza del Centro Antiviolenza Demetra a Lamezia Terme si è rivelata più importante che mai, soprattutto nel corso degli ultimi due anni. «I numeri delle donne che afferiscono nei nostri centri – spiega Fiorentino – sono aumentanti, soprattutto nel periodo della pandemia. Con una duplice caratteristica: aver vissuto periodi maggiori di convivenza in spazi stretti, condivisi. Ma sono cresciuti anche perché si va verso la consapevolezza che è necessario parlare. Gli interventi del centro nelle scuole, con i giovani studenti, sono occasioni che fanno aumentare la consapevolezza per le donne che è il momento di parlare». «Il nostro centro è un bene comune, un capitale sociale per il territorio, un bene per la città e di cui possiamo godere tutti». (redazione@corrierecal.it)

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