LAMEZIA TERME Garantire il medico di base a tutti i cittadini senza fissa dimora. Un diritto fondamentale che potrebbe presto essere riconosciuto anche in Calabria, grazie al disegno di legge promosso da Amalia Bruni, leader dell’opposizione in consiglio regionale. Un piccolo ma grande e significativo riconoscimento di civiltà e dignità che nella nostra regione potrebbe assumere una importanza ancora più rilevante nell’ottica di quella “ristrutturazione” del comparto sanitario calabrese che, dopo la nomina come nuovo commissario del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha la necessità e la possibilità di tagliare con un passato ingombrante, ricco di sprechi e disservizi.
Un diritto che è già riconosciuto in Emilia Romagna, la prima regione in Italia, e con tante altre regioni che stanno già seguendo questo esempio, dalla Puglia, dove è stata già approvata, al Piemonte, la Lombardia, il Veneto, le Marche l’Abbruzzo e la Toscana. Ed è stato proprio Antonio Mumolo, Consigliere Regionale dell’Emilia Romagna, firmatario della proposta nella sua regione, a presentarne i punti essenziali ma significativi. «Una legge – spiega ai microfoni del Corriere della Calabria – che consente a chi diventa così povero da finire per strada, di avere tutela sanitaria, un medico di medicina generale. In Italia la legge 833 del ’78 stabilisce che quando una persona finisce in strada e perde la residenza, non ha diritto al medico di base, perdendo così la tutela sanitaria. E siccome è molto difficile riottenere l’iscrizione all’anagrafe e la residenza, abbiamo pensato che nel frattempo sia opportuno che la Regione che può allargare la tutela sanitaria ai propri cittadini, dia direttamente a queste persone attraverso i servizi sociali di ottenere un medico di medicina generale».
«Pensate – spiega ancora Mumolo – che queste persone fino a ieri non potevano curare malattie come il diabete, l’epatite, la tubercolosi e poi anche il Covid che ha anche risvegliato le coscienze, ci ha fatto capire che il diritto alla salute non è solo individuale ma collettivo, riguarda tutti. Se una parte della società non si cura potrebbe diventare un problema anche per la parte che si è curata».
Questa proposta interviene in una più ampia ottica di estensione di diritti a favore di una fascia di popolazione che a causa della propria condizione di disagio non ha nulla e non è mai riuscita ad ottenere nulla. «Mi sono fatta promotrice di questa iniziativa – spiega poi Amalia Bruni – una legge che riconosce la dignità dei cittadini, a maggior ragione quando sono così fragili». «Il dato è che in Calabria il fenomeno è più diffuso di quanto si crede, e non riguarda più il vecchio barbone per strada, ma gente che ha perso il lavoro a maggior ragione in questo periodo di pandemia, e dovendo fuoriuscire da casa, ha perso anche la residenza e l’assistenza sanitaria». «Queste persone hanno necessità di essere riaccolte nella nostra collettività, organizzati percorsi speciali che possano essere di aiuto innanzitutto per farli uscire da questa condizione». «Ho ritenuto soprattutto come medico, poi come politico e donna che si è sempre occupata di fragilità e marginalità, di sposare questa causa anche per ridurre i costi della nostra sanità. Un intervento al pronto soccorso, unico diritto riconosciuto, ha un costo molto alto, all’incirca quanto una giornata di degenza ospedaliera, quando invece dando un’assistenza sanitaria attraverso un medico di base, si riescono a prevenire queste situazioni mettendo al sicuro queste persone non solo dal punto di vista sociale, ma anche e soprattutto sanitario».
La proposta sta facendo il suo percorso prima in Commissione sanità, di cui Amalia Bruni è vicepresidente, poi ci sarà un altro incontro con audizione e «speriamo possa arrivare presto in Consiglio e mi auguro che la maggioranza possa approvarla. Hanno dato segnali importanti, chiaramente è una legge che travalica qualsiasi colore politico e mi aspetto, e mi auguro, possa esserci un’approvazione corale».
Attraverso la nuova legge, in Emilia Romagna la scelta del medico di medicina generale è a tempo determinato e ha validità annuale, a condizione che permanga la presenza del cittadino sul territorio regionale. Viene attestata attraverso il rilascio del promemoria di iscrizione del Servizio sanitario regionale da parte dell’anagrafe sanitaria. Per ottenerlo, la persona senza dimora dovrà recarsi all’anagrafe sanitaria con un modulo rilasciato dai Servizi sociali del Comune che attesti di essere in possesso dei requisiti richiesti, portando con sé il proprio documento di identità e/o il Codice fiscale e/o l’estratto dell’atto di nascita. Saranno i Servizi sociali dei Comuni a prendere in carico i cittadini aventi diritto e a seguirli negli adempimenti necessari per l’iscrizione e la scelta del medico. (redazione@corrierecal.it)
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