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Orlando: «Nessun ricatto ma serve aumentare gli stipendi»

Il ministro: «Un pezzo di mondo del lavoro rischia la povertà». Nannicini (Pd) rilancia il salario minimo

Pubblicato il: 30/04/2022 – 9:37
Orlando: «Nessun ricatto ma serve aumentare gli stipendi»

MILANO «Altro che ricatto. La proposta è quella di mettersi intorno a un tavolo, di fare un accordo per garantire che le risorse che arrivano alle imprese, e che sono assolutamente necessarie, vadano a finire in parte sui salari, sostenendo, magari con incentivi differenziati, le imprese che rinnovano i contratti». Lo afferma il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in un’intervista a ‘La Stampa’ tornando sulla polemica con Confindustria per la proposta di sostenere le imprese che rinnovano i contratti e aumentano i salari.
«Mi pare un tema che riguarda il ministro del Lavoro ma anche complessivamente il Paese, perché se i salari più bassi non crescono avremo un pezzo del mondo del lavoro che sprofonda nella povertà e avremo il rischio di una caduta della domanda interna – prosegue – si poteva rispondere “non è questa la strada, però discutiamone”. Si è risposto così e mi pare un’indicazione politica sulla quale riflettere».
Confindustria propone piuttosto un intervento sul cuneo fiscale e secondo il ministro «una cosa non esclude l’altra. La riduzione del cuneo fiscale, su cui siamo tutti d’accordo, può aiutare i lavoratori nel loro insieme, ma esiste un drammatico fenomeno di lavoro povero, che la riduzione del cuneo non risolve. Serve anche un adeguamento dei livelli salariali più bassi perché altrimenti abbiamo un duplice problema: l’inflazione che si mangia i salari e la disuguaglianza molto grande all’interno del mondo dei salariati».
Orlando ritiene poi un nuovo scostamento di bilancio «abbastanza probabile». «Non voglio parlare al posto del ministro Daniele Franco – precisa – ma la ritengo un’eventualità che cresce con il crescere della situazione drammatica che deriva dalla guerra».

Nannicini (Pd): «Salario minimo misura di giustizia sociale»

«Il salario minimo è una misura di giustizia sociale che era già nel programma del Pd nel 2018. Assieme ad altre proposte chiave per sostenere le famiglie a basso reddito: l’assegno unico, la pensione di garanzia per i giovani, gli aiuti alla non autosufficienza». Il senatore del Pd, Tommaso Nannicini, in un’intervista a “La Repubblica”, rilancia uno dei temi di confronto degli ultimi giorni. Il Movimento 5 Stelle vorrebbe una paga oraria minima fissata per legge, ma Pd e sindacati sono contrari questo perché «se metti una cifra troppo bassa rischi la fuga dalla contrattazione collettiva, se è troppo alta la fuga nel sommerso – prosegue il senatore dem – in tutti i Paesi, il salario minimo non lo decide un politico in un talk show, ma una commissione composta da esperti e parti sociali».
Per il presidente di Confindustria Bonomi le imprese sono in sofferenza e non possono permettersi né di alzare gli stipendi né di introdurre il salario minimo. «Una parte del mondo produttivo agita il fantasma degli anni 70 e della spirale prezzi-salari, ma il vero fantasma da scacciare è quello degli anni 90 – risponde – una stagnazione delle retribuzioni che arriverebbe dopo anni di crisi economica, anziché di boom e che sarebbe profondamente ingiusta a fronte di un’inflazione che cresce per fattori esterni come la guerra e di politiche economiche espansive che distribuiscono miliardi sul sistema delle imprese, da ultimo attraverso il Pnrr».
«Perciò penso sia urgente che il governo promuova un patto con le parti sociali sul modello del protocollo Ciampi per coordinare politica economica e contrattazione collettiva. Senza, il Paese si ferma», conclude Nannicini.

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