LAMEZIA TERME Protesta dalle 6 della mattinata di questo 3 maggio, Franco Pamieri, 62enne imprenditore di Lamezia che si è incatenato davanti al tribunale cittadino per manifestare il suo dissenso contro il sequestro preventivo della sua discoteca a seguito dell’intervento della Guardia di finanza.
La “Planet” si trova ne Comune di Feroleto Antico e i sigilli sono stati apposti lo scorso 31 marzo per irregolarità nella documentazione necessaria allo svolgimento dell’attività, a fronte di un controllo sull’osservana della normativa anti Covid.
«C’è stato un clamore mediatico intorno a questa vicenda – ha detto Pamieri – e non mi spiego il perché. Non so a chi fa comodo tutto questo». La volontà dell’imprenditore, vittima di alcuni furti negli anni passati, è quella di proseguire la protesta a oltranza e iniziare, se necessario, lo sciopero della fame.
«Io non volevo fare questa cosa, mi pesa molto», dice Pamieri ai microfoni del Corriere della Calabria. «Sono fermamente convinto – aggiunge – che il mio locale sia di livello. Sto perdendo un sacco di lavoro perché la concorrenza si è organizzata e rischio di perdere oltre al locale anche l’attività». Una misura che appare come pioggia sul bagnato dopo le prolungate misure dovute alle restrizioni pandemiche. «Si parla spesso dell’appetito che le mafie hanno verso i nostri locali. La procura di Lamezia Terme, i magistrati di cui ho molta fiducia, devono capire le nostre difficoltà. Il 26 hanno sequestrato e il 29 ci siamo messi al lavoro per capire a cosa porterà questo procedimento». (redazione@corrierecal.it)
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