ROMA «L’esclusione di Gratteri sarebbe non solo la bocciatura del suo impegno antimafia, ma un segnale devastante a tutto l’apparato istituzionale e al movimento culturale antimafia». Lo ha detto il consigliere del Csm Sebastiano Ardita nel dibattito che ha preceduto il voto del plenum che ha portato alla nomina di Giovanni Melillo a nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Prima di lui anche il togato indipendente Nino Di Matteo aveva avvertito dei rischi legati alla sconfitta del capo della procura di Catanzaro. Con una sorta di appello ai colleghi consiglieri: «Gratteri è negli ultimi anni particolarmente sovraesposto e particolarmente a rischio per la propria vita. La criminalità organizzata ne percepisce l’azione come ostacolo concreto e immanente. In questa situazione temo che una scelta diversa suonerebbe come una sorta di bocciatura dell’operato di Gratteri: non verrebbe compresa dall’opinione pubblica e agli occhi dei mafiosi risulterebbe come una pericolosa presa di distanza istituzionale di un magistrato così esposto. Dobbiamo avvertire la responsabilità di non cadere in questi errori che hanno pericolosamente marchiato il Csm e creato le condizioni di isolamento, terreno più fertile per omicidi e stragi».
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