COSENZA Un pensionamento: basta poco per mandare in tilt il sistema di un reparto dell’ospedale Annunziata di Cosenza. Con gli organici ridotti all’osso capita anche questo. E succede nell’Unità operativa di Dermatologia, unica della provincia bruzia. Il caso si presenterà materialmente a metà maggio, quando uno dei medici lascerà il reparto per sopraggiunti limiti di età e in servizio rimarranno soltanto due professionisti. Già adesso gestire interventi e visite non è facile (ma per lo meno ci si riesce), da quel momento in poi diventerà impossibile: o si faranno diagnosi (peraltro con una richiesta in aumento dopo la fase Covid) o si opererà. Nell’eterna emergenza della sanità calabrese, gli organici risicati dopo anni di tagli rischiano di mettere in ginocchio intere strutture ospedaliere. Non è un caso che il commissario alla sanità Occhiuto, nell’ultimo Tavolo Adduce, abbia provato a premere sul pedale delle assunzioni, puntando a quota 2.500 per ridare fiato a reparti e ospedali. Cosenza ne ha un bisogno disperato, perché a emergenza si somma emergenza. E oltre a Dermatologia, rischia l’impasse anche Urologia. Il problema? Sempre uguale: un continuo inseguimento per la disponibilità delle sale operatorie per via della carenza di personale. Storia nota, eppure difficile da digerire visto che i disservizi li pagano i pazienti. E queste storie, purtroppo, si sovrappongono ad altre mettendo in evidenza paradossi dei quali la sanità calabrese non avrebbe bisogno.
Uno arriva ancora dall’Azienda ospedaliera di Cosenza e lo racconta Francesco Castellano, ex responsabile del servizio di Allergologia che parla della propria esperienza proprio in seguito alle notizie che giungono dai reparti in difficoltà. «Prima della pandemia – spiega il medico – avevo fatto richiesta per rimanere altri 3 anni, oltre all’anno e mezzo che ancora mi rimaneva prima di andare in pensione, proprio per dare il tempo all’Azienda di organizzarsi per la mia sostituzione. Non ho ricevuto nessuna risposta; anzi, nonostante ripetute richieste per materiale sanitario di consumo, non veniva fatto alcun ordine portando il Servizio al collasso». In ultimo, racconta il medico, è arrivata «l’intimazione, nel 2021, di turnare nel reparto di Pneumologia». Cosa che lo ha «indotto alle dimissioni, accettate immediatamente».
«Anche il mio Servizio di Allergologia – spiega ancora Castellano – era unico, non solo in Provincia di Cosenza ma in Calabria, effettuava circa 400 ricoveri in day hospital e circa 6000 visite ambulatoriali. In precedenza nel 2017 era già stato declassificato, unico caso in Italia, senza che nessuno abbia mai dato giustificazioni – e nonostante giudizi più che lusinghieri – da Struttura dipartimentale a Struttura semplice, perdendo in questo modo il sottoscritto dopo 15 anni l’autonomia gestionale». La conclusione della storia suona come un monito sinistro per altri reparti in ambasce: «Ora il Servizio di Allergologia è chiuso, questo per raccontare come si può indurre un sanitario, conosciuto e stimato dai pazienti, ad andare via». (redazione@corrierecal.it)
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