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emergenza sanità

Reparti senza medici, l’ospedale di Cosenza è in ginocchio

I casi di Dermatologia e Urologia sono soltanto due esempi. Basta un pensionamento per fermare l’attività. E i professionisti che vogliono restare, a volte, vengono “scoraggiati”

Pubblicato il: 04/05/2022 – 15:28
Reparti senza medici, l’ospedale di Cosenza è in ginocchio

COSENZA Un pensionamento: basta poco per mandare in tilt il sistema di un reparto dell’ospedale Annunziata di Cosenza. Con gli organici ridotti all’osso capita anche questo. E succede nell’Unità operativa di Dermatologia, unica della provincia bruzia. Il caso si presenterà materialmente a metà maggio, quando uno dei medici lascerà il reparto per sopraggiunti limiti di età e in servizio rimarranno soltanto due professionisti. Già adesso gestire interventi e visite non è facile (ma per lo meno ci si riesce), da quel momento in poi diventerà impossibile: o si faranno diagnosi (peraltro con una richiesta in aumento dopo la fase Covid) o si opererà. Nell’eterna emergenza della sanità calabrese, gli organici risicati dopo anni di tagli rischiano di mettere in ginocchio intere strutture ospedaliere. Non è un caso che il commissario alla sanità Occhiuto, nell’ultimo Tavolo Adduce, abbia provato a premere sul pedale delle assunzioni, puntando a quota 2.500 per ridare fiato a reparti e ospedali. Cosenza ne ha un bisogno disperato, perché a emergenza si somma emergenza. E oltre a Dermatologia, rischia l’impasse anche Urologia. Il problema? Sempre uguale: un continuo inseguimento per la disponibilità delle sale operatorie per via della carenza di personale. Storia nota, eppure difficile da digerire visto che i disservizi li pagano i pazienti. E queste storie, purtroppo, si sovrappongono ad altre mettendo in evidenza paradossi dei quali la sanità calabrese non avrebbe bisogno. 

«Volevo restare ma mi hanno “convinto” ad andare via»

Uno arriva ancora dall’Azienda ospedaliera di Cosenza e lo racconta Francesco Castellano, ex responsabile del servizio di Allergologia che parla della propria esperienza proprio in seguito alle notizie che giungono dai reparti in difficoltà. «Prima della pandemia – spiega il medico – avevo fatto richiesta per rimanere altri 3 anni, oltre all’anno e mezzo che ancora mi rimaneva prima di andare in pensione, proprio per dare il tempo all’Azienda di organizzarsi per la mia sostituzione. Non ho ricevuto nessuna risposta; anzi, nonostante ripetute richieste per materiale sanitario di consumo, non veniva fatto alcun ordine portando il Servizio al collasso». In ultimo, racconta il medico, è arrivata «l’intimazione, nel 2021, di turnare nel reparto di Pneumologia». Cosa che lo ha «indotto alle dimissioni, accettate immediatamente».
«Anche il mio Servizio di Allergologia – spiega ancora Castellano – era unico, non solo in Provincia di Cosenza ma in Calabria, effettuava circa 400 ricoveri in day hospital e circa 6000 visite ambulatoriali. In precedenza nel 2017 era già stato declassificato, unico caso in Italia, senza che nessuno abbia mai dato giustificazioni – e nonostante giudizi più che lusinghieri – da Struttura dipartimentale a Struttura semplice, perdendo in questo modo il sottoscritto dopo 15 anni l’autonomia gestionale». La conclusione della storia suona come un monito sinistro per altri reparti in ambasce: «Ora il Servizio di Allergologia è chiuso, questo per raccontare come si può indurre un sanitario, conosciuto e stimato dai pazienti, ad andare via». (redazione@corrierecal.it)

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