CATANZARO «La Calabria è una realtà che sicuramente soffre ma che ha un grande potenziale di riscatto». Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna, attivista conosciuta per le sue battaglie in difesa dei diritti sociali e civili e una delle figure di maggiore impatto nel panorama politico del “nuovo” centrosinistra, oggi è in Calabria, prima a Lamezia Terme per presentare il suo ultimo libro “La nostra parte” alla libreria Tavella, e successivamente a Catanzaro per un’iniziativa con il candidato sindaco del centrosinistra Nicola Fiorita. E con il Corriere della Calabria la Schlein si sofferma sui temi al centro della sua azione, quali la giustizia sociale e ambientale, il welfare, la transizione energetica, declinandoli anche sulla realtà calabrese.
Elly Schlein, i temi che nel libro lei affronta – dalla giustizia sociale e ambientale – sono diventati di estrema attualità, un’attualità ingigantita poi dall’emergenza a tutti i livelli scatenata dalla guerra in Ucraina, che tra le altre cose ripropone in termini ancora più drammatici il tema della immigrazione e dell’accoglienza.
«Sono temi estremamente attuali. C’è stata una straordinaria accoglienza per le persone in fuga dall’Ucraina, che sono soprattutto donne e bambini. C’è una grande mobilitazione, che vede un’accoglienza molto particolare, perché la stragrande maggioranza di queste persone è ospitata a casa di qualcuno, quindi è un’accoglienza molto diffusa e familiare che è un modello su cui si stanno verificando innovazioni importanti. Oltre al rafforzamento del sistema di accoglienza pubblico, grazie a un bando della Protezione civile si è aperta la possibilità di posti di accoglienza diffusa tramite il terzo settore, su cui vediamo investire anche il paese. È un modello che in Emilia Romagna abbiamo già iniziato a sperimentare e oggi diventa una politica nazionale. Questa è una prima significativa novità. La novità ancora più significativa si è prodotta però a livello europeo, perché per gli ucraini per la prima volta si è attivata la direttiva sulla protezione temporanea, che in sostanza mette nel cassetto il regolamento di Dublino. Nel libro parlo molto dell’impegno che abbiamo profuso per cambiare questo regolamento europeo, che è l’ipocrisia originaria perché lasciava sui paesi di primo arrivo le maggiori responsabilità nell’accoglienza, è quel regolamento che ha permesso di bloccare decine di migliaia di richiedenti asilo in Italia solo perché entrati in Italia, e lo stesso vale per Portogallo e Spagna. Oggi è successo un fatto straordinario, perché si è attivato quello strumento per gli ucraini. Mi chiedo amaramente perché non l’abbiamo attivato prima, per chi fuggiva dall’Afghanistan o dalla Libia, ma oggi voglio vederla come la possibilità di migliorare le politiche migratorie europee e italiane in maniera definitiva».
Con quali aspettative e con quali proposte si avvicina a una realtà, quella calabrese, che forse è la più problematica di tutte in Italia, una realtà che è indietro sui temi della giustizia sociale e ambientale, con emergenze a tutti i livelli?
«Vedo una realtà che sicuramente soffre per certi versi, soprattutto soffrono le fasce più fragili e precarie. Non dimentichiamo che la pandemia, sul piano occupazione, ha colpito più duramente le donne e i giovani, che in una regione come la Calabria soffrono ancora di più. Ma vedo anche un grande potenziale di riscatto. Conosco molte esperienze calabresi, alcune le cito anche nel libro, come “Goel”, una realtà che sfida il caporalato rendendo più conveniente il rispetto di una filiera sostenibile e il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici della terra. È una bella esperienza che coniuga esattamente quello che fa il libro: tenere insieme la lotta alle diseguaglianze, la lotta per il lavoro di qualità contro lo sfruttamento e la lotta per superare l’emergenza climatica. Ci sono esempi in Calabria che dimostrano un grande potenziale. Penso poi che ci sia anche molta voglia di incominciare a investire nel futuro, cosa che è possibile, in una terra come la Calabria, se si riescono a sfruttare le nuove opportunità europee, come il Next Generation Eu. Serve uno sforzo da parte delle istituzioni e della politica per utilizzare bene queste opportunità. Non è scontato, bisogna farlo con la consapevolezza che una gran parte di queste risorse saranno destinate al Mezzogiorno e possono aiutare a recuperare alcuni divari nell’interesse di tutto il paese, perché c’è un grande tema di unità nazionale da sostenere».
Su cosa dovrebbe poi puntare la Calabria nel futuro?
«Io vedo in Calabria un potenziale su molti aspetti. Uno, che è molto presente nel libro, è quello della indipendenza energetica nella produzione di energia pulita e rinnovabile: questi non sono temi di nicchia, ma cambiano il modello di sviluppo e producono lavoro di qualità e nuova impresa. Sono investimenti strategici, soprattutto oggi che siamo tutti colpiti, a partire dalle fasce più povere, dal caro energia che deriva dalla nostra dipendenza – frutto di politiche energetiche sbagliate e poco lungimiranti – dal gas e in particolare dal gas di Putin. È proprio da una terra come la Calabria che dobbiamo ripartire con un riscatto che punti sull’energia solare, che – come racconto nel libro – ha raggiunto costi 20 volte più bassi rispetto a 20 anni fa. Dal settore energetico e poi dalla valorizzazione delle vostre filiere agricole, purché garantiscano la loro qualità, sostenibilità e la legalità con il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, credo che ci sia molto da costruire in una regione come la Calabria. E poi, bisogna puntare molto sui giovani: ho tanti amici calabresi che sono tornati in questa terra per amore e con tanta voglia di riscatto, bisogna che le politiche pubbliche li sostengano. La Calabria in generale ha poi bisogno di un grande investimento sul welfare, sulla sanità, sui nidi, cioè sull’educazione dell’infanzia, che è un tema, ovviamente non solo calabrese, su cui mi soffermo molto anche nel libro ed è un tema determinante perché riduce le diseguaglianze all’origine e rende più solidi i percorsi formativi successivi. E investire sui nidi significa liberare le donne da un carico di cura delle famiglie che è sproporzionato, aumentando l’occupazione femminile e quindi aumentando anche il Pil».
Ultima domanda, su temi più politici. Lei è stata una dei protagonisti del modello Emilia Romagna e del modello Bologna. Lei oggi sarà anche a Catanzaro, città nella quale a giugno si vota per eleggere il nuovo sindaco. In campo c’è Nicola Fiorita, con cui ha avviato già una forte collaborazione e che è sostenuto da una coalizione che, a parte la sinistra radicale, mette insieme forze di centrosinistra, di sinistra e M5S: come giudica questo percorso catanzarese, non a caso definito mesi fa “Nuovo Centrosinistra” e che è uno dei primi laboratori in Calabria (alle Regionali di ottobre il centrosinistra si è presentato diviso in tre tronconi).
«Sono entusiasta del progetto che Nicola Fiorita sta portando avanti con tutte le forze e le persone che lo sostengono, anzitutto perché è un progetto che riesce a riunire un centrosinistra troppo spesso diviso, anche in Calabria, a vantaggio dei nostri avversari, e poi perché è un progetto che punta al riscatto della sua città, al cambiamento rispetto a un’amministrazione che non ha prodotto risultati, al recupero del ruolo politico della città in tutti i livelli di interlocuzione, fino a quello europeo. La candidatura di Fiorita si caratterizza per coerenza e credibilità perché, dopo 5 anni di proposta e protesta insieme, Nicola è ancora qui a portare avanti questo progetto che nel frattempo si è allargato coinvolgendo molti giovani e puntando su competenza e freschezza, perché non può essere la vecchia classe dirigente a produrre il cambiamento che intrecci le nuove opportunità di cui parlavo prima. Mi piace di Fiorita questo mettersi al servizio della propria comunità non come uopo solo al comando ma come facilitatore di squadra. Mettere insieme poi realtà diverse in una coalizione non è semplice, Fiorita, come noi in Emilia Romagna, c’è riuscito mettendo insieme candidature credibili – com’è stato con Bonaccini e Lepore e appunto Fiorita a Catanzaro – e un progetto che non si scrive il giorno dopo il voto ma mesi prima: cioè, il laboratorio politico ha visto discutere insieme un progetto di futuro di Catanzaro, e le diversità messe a valore hanno prodotto un progetto condiviso in cui ognuno mette il suo pezzo e lo mette in armonia con altri. Io non sono un’appassionata di modellistica, perché ogni territorio ha le sue specificità, però si può condividere un metodo, ed è il senso di questo ponte tra Emilia e Calabria, tra noi e Fiorita: sostenere un progetto per il futuro ed essere convinti su una candidatura credibile quale quella di Fiorita». (ant. cant.)
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