CATANZARO La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio ad altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro la sentenza nei confronti di Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni, rei confessi del duplice omicidio di Marcello Gigliotti e Francesco Lenti, avvenuto a Rende nel 1986.
Il processo in primo grado si era concluso con la condanna a 30 anni di reclusione per Gianfranco Ruà (difeso dall’avvocato Marcello Manna) e Gianfranco Bruni (difeso dall’avvocato Luca Acciardi). A seguito del giudizio di primo grado, sia la procura antimafia che i legali degli imputati decisero di presentare appello. La procura, infatti, riteneva più giusta la pena dell’ergastolo. Nel corso del dibattimento sono state ascoltate le confessioni sia di Ruà che di Bruni in merito alle modalità di esecuzione dell’omicidio e alla partecipazione allo stesso. La Corte d’Assise, invece, aveva dichiarato Gianfranco Bruni e Gianfranco Ruà colpevoli dei reati a loro ascritti ma riconosciute le attenuanti generiche sulle aggravanti confessate aveva rideterminato la pena in 20 anni di reclusione.
Il racconto dei delitti di Marcello Gigliotti e Francesco Lenti è stato stravolto, sicuramente rispetto a quanto riportato dalle cronache quel febbraio del 1986. Gianfranco Bruni, nel corso del procedimento, ha raccontato una nuova versione dei fatti. «Io di questo duplice omicidio non ne ho mai parlato con nessuno» ha ribadito più volte ai due avvocati dell’imputato Francesco Patitucci, i legali Marcello Manna e Luigi Gullo, ribadendolo con forza ai giudici togati. E così per Gianfranco Bruni – come sostenuto e dimostrato dall’avvocato Acciardi – i due ragazzi, non morirono a casa di Francesco Patitucci durante un pranzo dopo l’uccisione del maiale ma lungo la vecchia strada che collegava l’area urbana di Cosenza con Paola, passando per Falconara Albanese.
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