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Lotte di posizione, vendette locali e tensioni nazionali: così il centrodestra si polverizza a Catanzaro

L’ufficializzazione della corsa solitaria di Fratelli d’Italia certifica la spaccatura di una coalizione un tempo granitica e ora divisa in tre tronconi. E molti simboli ufficiali non ci saranno. …

Pubblicato il: 07/05/2022 – 17:40
Lotte di posizione, vendette locali e tensioni nazionali: così il centrodestra si polverizza a Catanzaro

CATANZARO Una coalizione polverizzata in tre tronconi e probabilmente nessun simbolo di partito in campo a parte Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia. A Catanzaro si cristallizza la spaccatura del centrodestra, dopo che Fratelli d’Italia ha ufficializzato la decisione di correre da sola presentando un proprio candidato sindaco, Rino Colace, volto molto conosciuto e molto apprezzato nella politica catanzarese (è stato anche presidente del Consiglio comunale ai tempi dell’Abramo bis).

Da schieramento granitico a vaso di coccio

La scelta autonomista di Fratelli d’Italia – dicono i “bene informati” – è stata avallata se non imposta dal partito nazionale ed è motivata dalla necessità di rimarcare una distanza (anche morale) da alleati ritenuti troppo inclini alle mediazioni al ribasso. Ma è comunque una scelta che di fatto certifica la “tripartizione” del centrodestra a Catanzaro, rompendo il fronte unitario della coalizione che non più di otto mesi fa aveva trionfato alle Regionali. Ma sono state proprio le Regionali a manifestare le prime avvisaglie di quello che poi si sarebbe materializzato a Catanzaro in questa primavera che segna un dato storico per il capoluogo: è ormai scomparso quel centrodestra che, a parte una parentesi con il centrosinistra di Rosario Olivo nella seconda metà degli anni 2000 ha governato e spadroneggiato a Catanzaro sotto l’egida di Sergio Abramo, il “federatore” tra i vari big (da Mimmo Tallini a Piero Aiello, da Michele Traversa a Mario Tassone, da Wanda Ferro a Baldo Esposito e Claudio Parente). Stavolta, sull’unità hanno prevalso i nuovi equilibri (e i nuovi leader) sprigionati dalle Regionali e le lotte di posizione, condite anche da vendette più o meno grandi, tra i big del territorio: il risultato è stata una litigiosità che fin dall’inizio delle trattative per le Comunali ha fatto andare in frantumi la coalizione e ha alimentato i veti incrociati che hanno affossato i primi nomi di papabili candidati sindaco. Il risultato è un centrodestra che da schieramento granitico e compatto, saldato per almeno quattro lustri soprattutto da convenienze politiche più che da affinità politiche, si è trasformato in un vaso di coccio, rotto in mille pezzi che si stanno dirigendo in tre direzioni diverse: chi – come Forza Italia, Lega e Udc – sostiene la candidatura del docente universitario Valerio Donato, ex Pd, in una coalizione nella quale c’è anche un bel po’ di ex Pd, chi – Noi con l’Italia oggi guidata da Mimmo Tallini dopo l’addio a Forza Italia – sostiene la candidatura del presidente dell’Ordine degli avvocati (e già candidato con Forza Italia alle Regionali) Antonello Talerico, e chi – Fratelli d’Italia (che forse potrebbe trovare la sponda di Coraggio Italia) – va da sola e non segue il resto degli storici alleati perché la biografia “rossa” di Donato soprattutto a Roma non è scesa giù. Certo, non schierare un nome di grido e di peso è sicuramente un azzardo per Fratelli d’Italia e gli osservatori politici rimarcano la difficoltà insita in una corsa solitaria, difficoltà già nel trovare buoni candidati al Consiglio comunale, soprattutto se dovesse andare da tutt’altra parte (sempre in direzione Donato) il grosso della folta pattuglia di “Venti da Sud” che fa riferimento al consigliere regionale FdI Antonio Montuoro (che comunque resta orgogliosamente “fedele alla linea”).

I risvolti regionali e nazionali

Ma sono questioni che nulla tolgono alla corsa solitaria di FdI. E terremoto centrodestra a Catanzaro, dunque. Già da ora gli analisti si affrettano a capire quali effetti questo quadro così frastagliato che si è delineato nel capoluogo possano riverberarsi sugli equIlibri alla Cittadella e a Palazzo Campanella: commentando l’ipotesi di una candidatura con Fratelli d’Italia dell’attuale assessore regionale al personale Filippo Pietropaolo il governatore Roberto Occhiuto era stato piuttosto puntuto (“Gli faccio i migliori auguri, resterebbe assessore ma senza deleghe fino alla conclusione della campagna elettorale”, aveva detto un Occhiuto apparso un po’ contrariato ai cronisti che l’intervistavano), e questo segnale per nulla accomodante era stato afferrato anche dai vertici regionali di FdI, al punto che – si dice nei corridoi del centrodestra – la scelta di candidare Colace, figura autorevole ma non un nome di grido a livello regionale, sarebbe stata motivata anche dalla necessità, per i meloniani, di non compromettere i “buoni uffici” con Occhiuto e con il resto della coalizione che ha vinto a ottobre e di non stressare gli equilibri (faticosamente) raggiunti in Giunta e Consiglio regionale. Non che la coalizione che governa alla Cittadella viene data a rischio, ma certo la partita di Catanzaro non potrà non produrre qualche fibrillazione a livello regionale. Piuttosto, la corsa in solitaria di Fratelli d’Italia a Catanzaro sembra inserirsi soprattutto in un contesto nazionale, quello che vede un centrodestra particolarmente fibrillante, pieno di incomprensioni e di difficili comunicazioni tra le forze di governo Lega e Forza Italia e quella di opposizione, Fratelli d’Italia: appunto, lo schema che si riprodurrà a Catanzaro, che evidentemente si appresta a diventare il campo nel quale i grandi leader misureranno la loro consistenza in vista delle Politiche. Sia pure sotto la maschera: secondo fonti accreditate infatti, i partiti di centrodestra che sono nella coalizione di Donato – Forza Italia, guidata nelle trattative catanzaresi dal coordinatore regionale Giuseppe Mangialavori, e Lega, rappresentata “in loco” dal plenipotenziario Fillipo Mancuso, presidente del Consiglio regionale – potrebbero non schierare i loro simboli ufficiali, a differenza invece di Fratelli d’Italia, che proprio sul tasto della battaglia identitaria premerà insistentemente in campagna elettorale. Un dato che non è sfuggito a un accorto politico come Tallini, che ha preso spunto dell’indiscrezione per attaccare ad alzo zero soprattutto il suo ex partito, Forza Italia (partito del quale è ormai un ex anche un altro volto storico del centrodestra catanzarese, Claudio Parente, che sosterrà anch’egli Talerico). Il segno di una polverizzazione che è ben racchiuso nei tre candidati diversi – e per molti aspetti opposti e contrapposti – ai quali il centrodestra di Catanzaro distribuirà il proprio consenso per il dopo Abramo quater: sembra davvero la fine di un’epoca, come rende plasticamente anche l’atteggiamento dello stesso Abramo, defilatissimo in questi giorni. Il segno di una campagna elettorale dal sapore molto particolare, mentre cresce il numero dei candidati a sindaco: sono 6, perché oltre a Colace, Donato e Talerico ci sono anche il docente universitario Nicola Fiorita, candidato sindaco del centrosinistra, a partire da Pd e M5S, il vicepresidente del Codacons Francesco Di Lieto, sostenuto da forze della sinistra radicale, e Nino Campo, candidato sindaco con la lista civica “Catanzaro Oltre”.  (a. cant.)

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