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Tragedia a San Pietro, il dolore dei nonni: «Abbiamo paura che il processo vada nel dimenticatoio» – VIDEO

I genitori di Stefania Signore parlano per la prima volta. Il ricordo di quei giorni strazianti e la tenerezza ancora coltivata nel cuore. Mentre a Lamezia le udienze naufragano per carenza di giudici

Pubblicato il: 07/05/2022 – 7:00
di Alessia Truzzolillo
Tragedia a San Pietro, il dolore dei nonni: «Abbiamo paura che il processo vada nel dimenticatoio» – VIDEO

FALERNA «Io ho paura che il processo va nel dimenticatoio. È morta una giovane mamma di 30 anni e due bambini di sette e due anni. Morti! E se ne sono dimenticati». Antonio Signore ha 67 anni, il suo fisico è minato dai problemi alle gambe e da una lucida sofferenza, ficcata dentro come una spina. Sua moglie, Franca Maria Folino, appare nel soggiorno della loro casa come un’ombra. Esile, ha gli stessi tratti e gli stessi occhi di Stefania, quella figlia che la furia di un fiume di acqua, terra e detriti le ha strappato via il 4 ottobre 2018, sulla strada provinciale 113 che si snoda tra San Pietro a Maida e San Pietro Lametino, insieme ai nipotini Christian, 7 anni e Niccolò di soli 2 anni. Franca racconta di avere voluto sapere tutto, di avere voluto vedere le foto del ritrovamento perché, dice, «era mia figlia». Per quattro anni i genitori di Stefania Signore non si sono voluti esporre. Niente interviste, niente tv del dolore. «Per me è una pagliacciata. Il dolore era solo mio», dice Antonio. Ma da quando hanno avuto sentore che il processo potrebbe trascinarsi per le lunghe, hanno deciso di alzare la voce.

«Anche mia figlia vuole giustizia. Io la sogno sempre arrabbiata»

«Io non ho la forza di vivere tanti anni per assistere a questo processo – dice Antonio Signore –. Dovrebbero stringere i tempi e dare precedenza a questo processo». Il nonno di Cristian e Niccolo è convinto che il sei giugno prossimo l’avvocato che li rappresenta, Leopoldo Marchese, li chiamerà per comunicare loro che l’udienza è stata rinviata di nuovo. «Sono sicuro – dice –, non va avanti. Ogni volta che l’avvocato mi chiama per darmi questa comunicazione è una pugnalata». Antonio Signore parla di un procedimento che va avanti «a pezzettini» e a «pezzettini le cose si dimenticano». «Io non dimentico il dolore che ho io. Io me lo porto dietro – continua Signore –. Però anche loro devono sentirlo il dolore perché sono genitori, quelli che lavorano in Tribunale. Devono provare quello che sto provando io adesso, ed è un dolore enorme perdere una figlia con due nipoti». «Io sogno mia figlia, è sempre arrabbiata – racconta – perché pure lei vorrebbe giustizia. Lei si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma non per colpa sua, per colpa di qualcuno che ha sbagliato. Non è un ruscello che se l’è portata via. È stato un accumulo di terra, acqua e detriti».
Dal quattro ottobre 2018, la famiglia Signore convive con la sofferenza e l’attesa, da quando al Commissariato di polizia hanno comunicato loro che avevano trovato il corpo di Stefania e «non era in buono stato». «Sono svenuto, mi hanno portato in Pronto soccorso ma poi sono lo stesso voluto andare a Catanzaro a vedere mia figlia e i miei nipoti», dice nonno Antonio.
Fino a oggi la famiglia Signore aveva rifuggito le telecamere. Ma ora «voglio – dice Antonio Signore – che questo processo si porti alla fine. Che si muovano un po’ le acque. I giudici e il presidente del Tribunale devono sapere che i genitori stanno soffrendo e non vogliono soffrire ancora a lungo, vogliono la verità. 

L’ultimo ricordo di Stefania e dei bambini

«Io sono viva ma è come fossi morta con loro – racconta la signora Franca Folino –, dal cinque ottobre, da quando una amica di mia figlia le ha chiesto “ma cos’è successo a tua sorella?”. Non ci avevano neanche avvisato. L’abbiamo saputo la mattina alle sei e mezzo. Mi ha chiamato mia figlia piccola e mi ha detto “mamma, una cosa brutta a Stefania”. Poi ci hanno fatto andare al Commissariato e ci hanno detto che avevano trovato nostra figlia e nostro nipote “però non sono in buone condizioni”. Da allora noi non viviamo più. Sono stata ricoverata tre volte per depressione per questo dolore. Cerchiamo di distrarci in qualche modo ma appena ci fermiamo un attimo il pensiero va sempre  a loro».
Per Franca l’ultimo ricordo dei suoi cari è al compleanno di Cristian a Gizzeria Lido, la passeggiata sul lungomare, i giochi con Niccolò. «Da quella volta non li ho visti più».
Il ricordo più caro del signor Antonio risale proprio al giorno della disgrazia. Una telefonata e la promessa di farsi registrare la partita del Milan. Ancora oggi, Antonio Signore registra le partite del Milan per il piccolo Cristian. «Gli avevo promesso di comprargli una papera perché lui veniva con me a prendere le uova dalle galline. L’avevo ordinata, doveva arrivare quel venerdì, non l’ho più presa». È sempre rimasto accanto alle salme a Germaneto, il padre, il nonno. «Volevo starci io là al posto suo. Non mi sono mai mosso. Facevo la spola tra Cristian e mia figlia (il corpo di Niccolò è stato ritrovato giorni dopo, ndr)». «Se c’è qualcuno che ha sbagliato deve pagare perché sono morte tre persone: Stefania, Cristian e Niccolò».

Il Tribunale di Lamezia senza giudici e con le udienze che naufragano

È accaduto che la scorsa udienza sia stata rinviata perché il presidente del collegio aveva il Covid. È stata fissata un’altra data: il 6 giugno prossimo. Ma il problema non è solo questo. Il problema sta a monte ed è atavico per il Tribunale di Lamezia Terme. Non vi erano giudici togati per le udienze del lunedì. Fino al prossimo novembre – quando arriveranno i nuovi togati – si è applicato alle udienze del lunedì il presidente del Tribunale, Giovanni Garofalo. A novembre il suo posto sarà preso da un nuovo togato. Ma il punto è che un processo come questo meriterebbe maggiore cura. Invece basta fare due conti per capire che non sta ricevendo l’attenzione che merita. L’udienza preliminare è finita il 16 novembre 2021, quando il gup di Lamezia Terme Francesco De Nino ha rinviato a giudizio Antonio Condello, imprenditore 51enne residente ad Acconia di Curinga; Floriano Siniscalco, ingegnere 50enne residente a Girifalco; Francesco Paone (60 anni), Giovanni Antonio Lento (60) e Cesarino Pascuzzo (62), tutti e tre di Lamezia, dipendenti dell’amministrazione provinciale di Catanzaro. Sono tutti accusati di omicidio stradale. A giugno 2022 il processo, forse, vedrà le prime battute. C’è una lista testi di oltre 30 testimoni da ascoltare. L’istruttoria dibattimentale si preannuncia lunga e complessa e con questi ritmi i tempi rischiano di diventare biblici.
A proposito di tempi biblici, pensiero va a un processo che naviga a vista, come un fantasma, nel Tribunale di Lamezia Terme: quello per la morte dei tre operai Ilsap deceduti sul lavoro, a settembre 2013, nell’area industriale di Lamezia Terme e per il quale sono imputati i fratelli Maurizio e Salvatore Martena, imprenditori laziali. Sono trascorsi quasi dieci anni, senza una sentenza di primo grado, da quel tragico evento.
Altro processo fantasma è “Andromeda”, istruito dalla Dda di Catanzaro contro le cosche Iannazzo-Cannizzaro-Daponte. L’operazione scattò a maggio 2015, l’abbreviato è già abbondantemente stato definito in Cassazione mentre il troncone ordinario, che si sta svolgendo a Lamezia, potrebbe arrivare a sentenza di primo grado, si dice e si spera, questa estate, dopo sette anni.
Altro processo che meriterebbe maggiore cura e attenzione è quello sui presunti maltrattamenti nell’asilo del plesso “Donnamazza” di Lamezia Terme. Il 29 settembre 2021 sono stati rinviati a giudizio tre dipendenti accusati di una serie di atti vessatori, violenti e intimidatori nei confronti dei bambini. Il cinque luglio 2022 il processo dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, avere inizio. Stando così le cose, le preoccupazioni dei genitori di Stefania Signore, indipendentemente da una profonda frustrazione emotiva, non sono affatto campate in aria. A Lamezia mancano giudici, manca personale, e manca, anche, qualcuno che, con l’autorità che gli compete, alzi la voce perché la giustizia possa fare il suo corso anche a queste latitudini. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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