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L’altra denuncia sul “sistema Reggio”. «Concorso “congelato” per più di sei anni»

L’associazione “Trasparenza e merito” (ri)propone il caso dell’architetto Celestina Fazia. «Tutte le anomalie dell’iter»

Pubblicato il: 08/05/2022 – 7:46
L’altra denuncia sul “sistema Reggio”. «Concorso “congelato” per più di sei anni»

REGGIO CALABRIA «Vi ricordate del concorso “congelato” per più di 6 anni di cui vi avevamo parlato, in tempio non sospetti? E del “moto perpetuo” dei commissari sorteggiati dal Miur che accettano l’incarico e poi si dimettono? Una storia accademica all’italiana, penserete voi. Non solo. Oggi, alla luce di ciò che sta trasparendo dalle indagini della Procura, possiamo chiamarlo più specificamente il “sistema reggino”». L’associazione “Trasparenza e Merito” rilancia in una nota un’altra storia di presunti soprusi nell’università “Mediterranea”. Storia di cui si trova traccia nell’ordinanza firmata dal gip di Reggio Calabria che ha provocato il terremoto in ateneo. E nasce da una nuova denuncia, che si affianca a quella di Clara Stella Vicari Aversa.

L'altra denuncia sul "sistema Reggio". «Concorso "congelato" per più di sei anni»
Celestina Fazia

«Celestina Fazia – si legge in una nota –, collega architetto iscritta a Trasparenza e Merito, partecipa al concorso per un posto da ricercatore a tempo indeterminato bandito nel 2011 dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Il concorso viene espletato ma lasciato senza vincitore. All’epoca dei fatti, la Commissione (composta dai professori Alessandro Bianchi, presidente e membro interno, Cristina Treu e Roberto Mascarucci, membri sorteggiati del Miur) si insedia, redige verbali, chiede la proroga ma non completa i lavori perché – scrive – “non riesce a individuare il vincitore”; cioè manca solo l’atto di nomina del vincitore. Un caso più unico che raro».

Il silenzio dell’ateneo dopo le diffide

La nota continua e racconta l’iter: «Il Rettore, che all’epoca dei fatti era il professore Catanoso, oggi sospeso e indagato nell’ambito dell’indagine “Magnifica”, non conclude la procedura e non risponde alle diffide di Celestina che chiede di applicare le norme del bando, cioè far concludere i lavori della Commissione. La risposta è per lunghissimo tempo una: silenzio. Allora l’architetto presenta un ricorso avverso il silenzio e lo vince. Il Tar è molto chiaro: l’Università deve chiudere il procedimento nominando una Commissione di nuova composizione che stabilisca il vincitore. Ma il Rettore predispone un atto conclusivo in cui annulla gli atti dell’intera procedura. Esattamente il contrario di quanto stabilito dai giudici. La candidata ricorrente presenta un altro ricorso, stavolta per l’elusione del giudicato, e il Tar di Reggio Calabria le dà nuovamente ragione. Anche questa sentenza è chiarissima: l’Ateneo deve ottemperare, cioè deve costituire una nuova Commissione (una, non infinite!), concludere il procedimento con la nomina del vincitore entro 30 giorni, altrimenti si sarebbe insediato un “Commissario ad Acta”».
L’Università, a questo punto, «inizia la procedura di sostituzione ma prosegue con incredibile lentezza. Nel 2018, finalmente, l’Ateneo nomina la nuova commissione ma anche questa non chiude i lavori e così la candidata, esasperata, si rivolge all’Amministrazione universitaria per conoscere le decisioni che intende prendere. Il Rettore, dopo 4 mesi, le comunica che la Commissione è decaduta e che provvederà a sostituirla con una diversa».

La denuncia di Celestina Fazia. «Numerose irregolarità»

Quello che emerge dalle intercettazioni è che «la strategia era stata messa in piedi per ottenere l’annullamento del concorso. La candidata, nel frattempo, presenta un nuovo ricorso per chiedere l’insediamento del Commissario ad Acta. Il nuovo Rettore, il professore Marcello Zimbone, anche lui sospeso e indagato nell’ambito delle stessa indagine, a questo punto, nomina invece la nuova Commissione. Sono questi i giorni in cui, nel 2019 Celestina, esasperata, si rivolge a Tra-Me (Trasparenza e Merito, ndr) e decide di denunciare tutto alla Procura della Repubblica. Nel frattempo il MUR attiva il potere di vigilanza, almeno così scrive il Ministero in una nota indirizzata a Celestina che aveva sollecitato più volte il potere ispettivo. La nuova commissione (Michele Talia presidente e membro interno, Stefano Boeri e Domenico Moccia, membri sorteggiati dal Miur) si insedia il 28 novembre 2019 e dopo quasi un anno chiude i lavori. A vincere il concorso non è la Fazia, lei arriva seconda. Sicura di essere stata penalizzata e ostinata fino alla fine, la candidata fa accesso agli atti e scopre numerose irregolarità, sia riguardanti la procedura che la valutazione dei titoli: nuovi criteri di valutazione, in sostituzione di quelli della precedente commissione (atti mai annullati dal Tar) con omissione di alcuni criteri previsti addirittura dal bando; soglie di sbarramento inspiegabilmente introdotte (non previste dal bando, né dalla commissione del 2012) con ammissione per i soli candidati che hanno raggiunto il 75% di valutazione positiva». C’è anche una relazione di minoranza del professore Talia in cui dichiara la “sistematica sottovalutazione delle pubblicazione della Fazia e la sopravvalutazione di quelle di * da parte dei due commissari, Moccia e Boeri“. Preso atto di questi elementi – diciamo – di opacità, Celestina presenta un nuovo ricorso al Tar e lo vince ancora. Il Tar (nella sentenza n. 671/2021) accoglie i motivi del ricorso, tra cui la mancata valutazione delle attività di ricerca svolte dalla Fazia rispetto ad un criterio omesso dalla Commissione, la mancata valutazione della didattica svolta a partire dal 2003 e non già dal 2010, la mancata applicazione del criterio della “continuità temporale” delle pubblicazioni ed altri che “persuadono definitivamente il Collegio in ordine alla sussistenza del denunciato vizio di violazione del bando e di eccesso di potere per disparità di trattamento nella valutazione dei titoli delle due concorrenti” (cfr Sentenza 671/21 del Tar di Reggio Calabria). Il Tar ordina la rivalutazione delle 2 candidate da parte di una nuova Commissione e ora si aspetta l’esito dell’appello al Consiglio di Stato».
«Il consiglio che diamo a tutti coloro che credono nella possibilità di costruire insieme una Università migliore, è quello di agire come Clara Stella e Celestina e – quando si hanno tutte le ragioni riconosciute perfino dai tribunali amministrativi – di denunciare in Procura, in modo che non sia la collettività a pagare il danno erariale degli abusi amministrativi ma che siano sanzionati i diretti interessati in prima persona».

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