CATANZARO Generare energia pulita sfruttando al massimo la potenza del vento. Con una tecnologia all’avanguardia garantita dall’offshore, cioè il sistema di collocazione delle pale eoliche in mare aperto e a distanze considerevoli. Senza prevedere la realizzazione di ancoraggi fissi. Sono le caratteristiche del parco eolico marino galleggiante, pensato dalla Falck Renewables e dalla BlueFloat Energy, e che sorgerà al largo delle coste tra Catanzaro Lido e Isola Capo Rizzuto. Un progetto pionieristico che vedrebbe la Calabria come una delle regioni all’avanguardia nel Mediterraneo nella costruzione di questo modello di impiantistica energetica.
A regime, una volta costruito, l’impianto avrà una capacità installata prevista pari a 675 MW, per una produzione annua attesa di 2,4 Terawattora, equivalente al consumo di oltre 600mila utenze domestiche. Ma la novità più rilevante del progetto – che prende il nome di “Minervia” (parola scelta in omaggio, spiegano gli ideatori, alla storia e alla geografia antica delle province e dei comuni che affacciano il parco eolico marino) – resta il modello programmato: la struttura sarà interamente galleggiante. Le 45 turbine che verranno collocate nel Golfo di Squillace sorgeranno ad una distanza tra i 13 e i 29 chilometri al largo della costa senza alcun ancoraggio nei fondali.
Una scelta che «consente – ha spiegato Angela Ariatti, manager per l’offshore wind business della Falck con la quale il Corriere ha interloquito – di coinvolgere pienamente il territorio». La strada intrapresa dagli ideatori, è quella infatti di «interagire con gli attori istituzionali, economici, sociali ma anche con la popolazione» per far comprendere «i vantaggi di questa soluzione». E sono tante in questa direzione le ricadute per il territorio sia nella fase di costruzione che nell’entrata in servizio del parco eolico “Minervia”. «La collocazione a grandi distanze dalla costa – ha detto in dettaglio Ariatti – consente di intercettare il vento più forte con una maggiore potenza prevedibile e nel contempo di minimizzare al massimo l’impatto paesaggistico nell’area».
Secondo quanto ha spiegato la manager della Falck, la visibilità dell’impianto dalla linea di costa sarà di fatto «impercettibile». L’investimento programmato sarà di circa 2 miliardi e sarà interamente privato. Visto che le stime tecniche di settore calcolano in 3 milioni di euro per ogni Mw.
Oltre al basso impatto paesaggistico, che consente così di non incidere sulle vocazioni turistiche dell’area – ricordiamo che la costa jonica calabrese resta una grande potenzialità per lo sviluppo del settore – il progetto, come illustrato al Corriere della Calabria «avrà un’attenzione particolare per l’ecosistema». «L’assenza della realizzazione di torri fisse nelle profondità, consente di lasciare libero il percorso sommerso, con il vantaggio di garantire la vita marina sotto le piattaforme galleggianti». «L’area individuata inoltre – ha raccontato ancora Ariatti – non è ricompresa nelle zone tutelate, ma di fatto diventerà una fascia di rispetto naturalistico con effetti positivi sulla ripopolazione della flora e fauna marina locale».
E per l’ambiente poi ci sono le ricadute in termini di impatto ecosostenibile. La messa in opera del parco ridurrà di «1 milione di tonnellate di CO2 all’anno».
Secondo quanto illustrato ci saranno effetti positivi anche per l’economia locale. Sia in termini occupazionali che di sviluppo produttivo indotto dalla nascita del parco eolico. «La soluzione di realizzare l’impianto galleggiante in zona – ha spiegato ancora Ariatti – permetterà di far assemblare la componentistica in Calabria con l’impiego di manodopera locale e che servirà anche nella fase della manutenzione periodica dell’impianto». Le stime dei progettisti prevedono 2.500 posti di lavoro stabili diretti durante la realizzazione del parco. Mentre una volta entrato in esercizio, occorreranno 100 dipendenti per l’attività di manutenzione di cui «l’80% da risorse locali». «Sarà importante – ha risposto ad una domanda specifica del Corriere, Ariatti – che il territorio sappia cogliere questa opportunità promuovendo formazioni specifiche. Le tecnologie adottate sono certamente nuove, ma le competenze possono essere acquisite grazie al sistema di formazione locale». In questo senso, la società nata in partnership tra Falck Renewables e BlueFloat Energy ha «avviato già dialoghi con le Università calabresi» ma anche con i «sindacati». E la strada del coinvolgimento resta «prioritaria nella strategia adottata per il progetto Minervia». «L’interazione con le Comunità energetiche rinnovabili locali – ha detto al Corriere, a questo proposito, Giangiacomo Altobelli, responsabile relazioni con il territorio Falck – è fondamentale. Contiamo di instaurare con loro un rapporto funzionale alla crescita locale». Altobelli, inoltre, ha parlato di «possibilità per le realtà locali di partecipare direttamente al business». «Favoriremo – ha detto – la nascita di cooperative locali per contribuire attivamente agli investimenti programmati. Sarà garantito loro una quota fissa degli investimenti immessi nel progetto ed un tasso di partecipazione agli utili del progetto». Una sorta di creazione di «comproprietà con le comunità locali. In modo da generare azionariato diffuso di minoranza». E sulle comunità energetiche rinnovabili, Altobelli, ha annunciato: «ci offriremo come partner. Devolvendo parte delle energie prodotte per sostenere progetti a basso impatto ambientale».
Senza contare lo stimolo al potenziamento delle infrastrutture locali. «Dovranno essere attrezzati adeguatamente – ha detto a questo proposito Ariatti – i porti locali che abbiamo individuato a Crotone e Catanzaro. Saranno queste strutture a dover supportare la messa in opera del parco eolico galleggiante e la manutenzione. Diventeranno una sorta di “officina” costante delle strutture che nasceranno». Una sfida nella sfida, visto che «in Italia non esistono ancora porti capaci di sostenere l’assemblaggio di questo modello di impiantistica». «Se la Calabria sarà in grado di cogliere questa opportunità – ha affermato poi la manager per l’offshore wind business development Falck – diventerà la prima realtà italiana nel campo».
Al momento il progetto è stato protocollato lo scorso 3 dicembre per la richiesta di concessione demaniale marittima al Ministero delle Infrastrutture e l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio. E la società, ha spiegato il management, ha deciso di «avviare il percorso autorizzativo con lo scoping, una fase facoltativa finalizzata a indirizzare al meglio i contenuti dello studio di impatto ambientale per la successiva procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via)». «Questa fase – hanno detto – durerà si spera 2 anni». Complessivamente le previsioni dei tecnici parlano dell’inizio dei lavori nel 2025 e la conclusione nel 2030. Un lasso di tempo lungo che però potrebbe essere utile «a preparare il territorio a cogliere a pieno le enormi potenzialità del progetto». Da qui l’invito finale rivolto alla Calabria a «sfruttare fin da subito questo tempo per divenire la nuova frontiera della produzione energetica sostenibile del futuro». (r.desanto@corrierecal.it)
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