ROMA «E’ imperdonabile» l’aver tolto la scorta a Marco Biagi, nonostante non fossero ancora stati identificati e catturati i terroristi che avevano ucciso Massimo D’Antona tre anni prima. A dirlo, è stata la vedova del giuslavorista ucciso dalle Br, Marina Orlandi alla Cerimonia del Giorno della memoria delle vittime del terrorismo.
Orlandi ha aggiunto a braccio questo commento, non presente nel discorso che aveva scritto. Ha anche ricordato come il marito fu «scelto come bersaglio» per il ruolo di Consigliere del Ministro del Lavoro Maroni e del Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, e come membro della Commissione che studiava la riforma del mercato del lavoro. Incarichi che portarono a una «svolta»: «i Servizi lo segnalarono come persona ad alto rischio. Gli venne assegnata una scorta, che sciaguratamente gli fu tolta nel 2001. Era il coordinatore del Libro Bianco, da discutere con le parti sociali, per migliorare il mercato del lavoro. L’accesissimo dibattito aveva reso rovente il clima». Biagi, ha proseguito la vedova, «si riteneva un servitore Stato e non di una parte politica, voleva migliorare con i fatti le condizioni di lavoro dei più deboli e non con il fondamentalismo che anche oggi è una zavorra. Cercava la mediazione e per questo ne è rimasto vittima».
Solo la ricostruzione della verità, se non quella giudiziaria almeno quella storica, degli anni di piombo potrà chiudere quella stagione. È il messaggio che i presidenti della Camere, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati, hanno dato in occasione della Cerimonia per la giornata del ricordo delle vittime del terrorismo e delle stragi, svoltasi alla Camera alla presenza del Presidente Mattarella e di numerosi familiari delle vittime, a cui Fico ha riconosciuto il contributo dato alla società nella loro richiesta di verità. E tra queste voci, quella di Mario Calabresi, figlio del commissario Calabresi, ha fatto sentire il suo appello agli ex Br e a “chi sa” perché parli e così si riscatti. Nel giorno dell’anniversario del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, nel 1978, il presidente Mattarella ha prima deposto una corona di fiori in via Caetani, per poi partecipare a Montecitorio alla cerimonia. Qui sia Fico che Casellati hanno affermato che è un «dovere» il costante ricordo delle “tante vittime di una violenza insensata ed atroce”. Il presidente della Camera ha poi ringraziato «i congiunti di tutte le vittime e le loro associazioni, che hanno tenuto viva la memoria e ricercato la verità storica e giudiziaria con un impegno costante e infaticabile». Il loro «impegno civile è uno dei cardini della vita democratica» e anche grazie al loro contributo «la Repubblica ha superato le stagioni terroristiche ed eversive non derogando ai principi dalla Costituzione, non rinunciando alla tutela dei diritti e delle libertà fondamentali».
x
x