CATANZARO Ritardi storici, una mobilità passiva esorbitante (e non sempre giustificata), ma anche prospettive e speranze. Il passato, il presente e il futuro dell’oncologia in Calabria ai raggi X nel convegno promosso dal Corriere della Calabria in collaborazione con l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. A confronto il mondo accademico e clinico, la politica regionale, rappresentata al massimo livello dal governatore e commissario ad acta della Sanità calabrese Roberto Occhiuto e istituzioni sanitarie, accomunati dalla ricerca di percorsi condivisi per migliorare l’oncologia calabrese. Un confronto di spessore dal quale sono emerse le tante criticità dell’oncologia, che peraltro risente del complessivo disastro dal quale la sanità calabrese sta provando a tirarsi fuori, ma anche le potenzialità per un definitivo salto di qualità, potenzialità legate soprattutto alla migliore utilizzazione delle risorse del Pnrr, la grande scommessa della Calabria. Tanti gli spunti significativi che il convegno ha offerto: anzitutto, il fatto che ha rappresentato un momento di incontro tra oncologici e oncologici accademici e ospedalieri, inoltre il fatto che la politica si è confrontata su un tema concreto con gli operatori del settore. E un passo avanti – è emerso anche questo dal convegno – si è già avuto con il via libera a livello regionale delle Case di comunità e degli Ospedali di comunità.
A inquadrare il tema e i contenuti del convegno, dal titolo “Oncologia e sistema sanitario: le sfide da affrontare e l’opportunità Pnrr”, è stato il direttore del Corriere della Calabria e de l’Altro Corriere Tv, Paola Militano. Per la Militano «l’incontro di oggi – anche se la priorità è (e rimane) l’oncologia – potrebbe essere l’occasione per avviare una riflessione seria e schietta sulla sanità calabrese, su come uscire dal guado causato dai continui avvicendamenti nella gestione straordinaria, capace in 12 anni, di collezionare solo scandali, fallimenti e figuracce. Di adottare piani di rientro – da lacrime e sangue – portando i Livelli essenziali di assistenza (Lea) ai minimi storici e senza peraltro porre un freno alla confusione gestionale e amministrativa e, al debito, che – secondo le ultime indiscrezioni – ammonterebbe a 130 milioni di euro, ma aspettiamo di saperlo dalla Guardia di Finanza. Per non parlare della gestione della pandemia con la serie infinita di colpevoli ritardi e soprattutto con la mancata spesa delle risorse consistenti, concesse dal governo nazionale».
«Lo dico – prosegue il direttore del Corriere della Calabria e de l’Altro Corriere Tv – perché prima di pensare alla panacea di tutti i mali (e così non è), a come spendere i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, destinati alla Calabria – parliamo di 310 milioni di euro – è necessario considerare le condizioni di partenza. Si riparte dalle macerie, dal dover ripensare interamente il sistema sanitario. Infine e chiudo, c’è da augurarsi, che la pandemia, invece, porti tutti a riconsiderare seriamente la decisione di curarci al nord, specialmente dopo il pandemonio a cui abbiamo assistito durante l’emergenza proprio nelle regioni scelte dai calabresi con costi, quell’emigrazione sanitaria, che pesano all’incirca 300 milioni di euro all’anno sulle casse della sanità regionale».
A introdurre e a concludere i lavori del convegno promosso dal Corriere della Calabria il rettore dell’Università di Catanzaro, Giovambattista De Sarro: «Oggi parliamo delle problematiche più delicate, quelle dei pazienti oncologici che hanno bisogno di essere seguiti. Prima di parlare di farmaci si dovrebbe parlare di prevenzione, ma per quanto riguarda i farmaci abbiamo avuto farmaci innovativi che allungano la vita e permettono ai pazienti di convivere con il tumore per molti anni. Ovviamente questi farmaci costano e allora – osserva il rettore De Sarro – bisogna trovare i modi per rendere disponibili il più possibile a tutti. I cittadini calabresi sono uguali a tutti gli altri, anche i calabresi pagano le tasse e quindi cerchiamo di aiutarli il più possibili. E questo lo si può fare anzitutto con strutture tecnologiche più adeguate: a mio avviso tutte le strutture radiologiche e tutte le altre devono essere potenziate in questa regione altrimenti la diagnostica precoce non è possibile farla».
Sul piano scientifico, contributi concreti al dibattito sono arrivati da Pierfrancesco Tassone, direttore dell’Uoc Oncologia del Policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro, e da Pierosandro Tagliaferri, direttore dell’Uoc Oncologia del Policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro.
Per Tassone «purtroppo, quando parliamo di numeri del cancro in Calabria dobbiamo fare riferimento a numeri del 2019. Attualmente, un po’ per la pandemia un po’ per fatti organizzativi dei registri tumori ma anche per l’inattività di alcuni registri tumori in Calabria, perché mancano di personale e poi non abbiamo l’unico registro regionale, non abbiamo dati aggiornati. I numeri che oggi abbiamo sono quelli stimati al 2019 – poco più di 10mila in quell’anno – che fanno riferimento a una casistica in termini di incidenza che è più bassa rispetto alla media nazionale, ed è una buona notizia, e anche in termini di sopravvivenza e mortalità siamo in linea con l’andamento nazionale, anzi anche un po’ meno».
Secondo Tassone, dunque, «l’occasione del Pnrr deve essere colta con la massima determinazione, non solo per riattivare i registri dei tumori ma anche per dare opportunità finora non colte. Occorre potenziare soprattutto sotto l’aspetto chirurgico la nostra regione, anche perché i dati dimostrano che l’oncologia medica in Calabria funziona bene, ma naturalmente dev’essere potenziata perché siamo tutti in una situazione di sofferenza dopo i vari commissariamenti, soprattutto in termini di personale. Poi, bisogna dire che la pandemia ha determinato un rallentamento negli screening preventivi, considerando che è necessario puntare oggi sempre di più agli screening, e l’occasione del Pnrr è l’unica e non può essere persa».
A sua volta Tagliaferri evidenzia che «in generale abbiamo una problematica che è variabile, dobbiamo da questo capire cosa manca e cosa va organizzato e strutturato. In Calabria è stata decretata una rete hub-spoke, che è un buon modello, significa che c’è un flusso organizzativo che permette di utilizzare al meglio le risorse e garantisce il diritto alla salute in maniera più capillare. Il problema in Calabria è ancora quello dell’accessibilità, anche in un centro hub spesso è molto difficile accedere: è uno dei problemi cardine da affrontare in Calabria».
A livello regionale dunque ancora tante criticità ma qualcosa si sta muovendo, come evidenzia Iole Fantozzi, dirigente generale del Dipartimento Tutela della Salute della Regione. «L’incidenza dell’oncologia sulla mobilità passiva non è confortante, perché abbiamo quasi un 46% di persone che scelgono di curarsi fuori regione. Quello che metteremo in campo e che abbiamo già effettivamente inserito nel Programma operativo – spiega la Fantozzi – sono tutte azioni che troveranno supporto economico ma anche organizzativo grazie al Pnrr. Noi abbiamo circa 1000 persone che vanno fuori dalla Calabria anche solo per fare la chemioterapia: noi sappiamo che i protocolli di chemioterapia sono standardizzati, pertanto anche questa mobilità è del tutto evitabile, con tutte le conseguenze che si hanno anche sulla vita delle persone e delle famiglie. Cosa faremo? Noi adesso con il Pnrr abbiamo la possibilità di aprire case della comunità o ospedali della comunità, che sono strutture sanitarie nuove che avvicinano il bisogno di salute laddove i cittadini hanno necessità. In queste case della comunità e ospedali di comunità apriremo anche centri di somministrazione di chemioterapia. Altri oggetti del Pnrr – ricorda la dg del Dipartimento salute della Regione – sono le centrali operative territoriali: in ogni provincia ne individueremo una, che coordinerà tutti i passaggi per le sacche della chemioterapia. Sicuramente dobbiamo combattere la sfiducia, anche per la mancanza di operatori a volte: capita poi che ci sono operatori che vengono qui per portare via pazienti conquistando la loro fiducia, tanto è vero che secondo i nostri dati molti scelgono strutture non diverse da quelle calabresi. Adesso dobbiamo riconquistare la fiducia dei pazienti mediante alleanze che dobbiamo fare con le associazioni, le società scientifiche e gli oncologi, perché se non facciamo spirito di gruppo una sanità già povera come la nostra non riesce a conquistare la fiducia dei pazienti».
Inoltre, per la Fantozzi «determinanti sono le assunzioni, anche di medici finalizzati ai punti sui quali vogliamo intervenire per ridare fiducia: già 2.500 assunzioni rientrano nei tetti di spesa autorizzati dal tavolo di verifica, ma altre assunzioni saranno finalizzate a fare barriera alla mobilità in punti strategici del territorio laddove ci sono già dotazioni strumentali che magari non vengono ammortizzate nelle spese di investimento».
Anche il governatore e commissario Roberto Occhiuto, nel suo indirizzo di saluto, fa il punto sulle azioni messe in campo dalla Regione: «Abbiamo stilato un importante piano di assistenza territoriale con le risorse del Pnrr destinate alle case di comunità e siamo l’unico ente ad aver integrato quelle risorse con altre del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Ho fatto presente al governo – rileva Occhiuto – che non abbiamo presidi sanitari territoriali in un territorio che orograficamente paga il prezzo di condizioni infrastrutturali che rendono difficili i collegamenti. E poiché anche le risorse Fsc non erano state impegnate nel corso degli anni, siamo stati in grado di ripianificare altri 19 milioni su questo programma da impegnare in ospedali e case di comunità. Ma queste strutture andranno riempite con professionalità». Di spessore, infine, la seconda tavola rotonda del convegno, dal titolo “Opportunità del Pnrr” in Calabria, tavola rotonda che ha visto la presenza dei direttori di oncologia di alcune aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria, che per la prima volta a livello regionale si sono confrontati tra di loro e con la politica e le istituzioni sanitarie regionali. (a.cant.)
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