COSENZA Sono due i testimoni chiamati oggi a ripercorrere le indagini eseguite sulla morte di Denis Bergamini, in Corte d’Assise a Cosenza (presidente Lucente, a latere Bilotta). A sottoporsi alle domande del pm Primicerio, dell’avvocato di parte civile Fabio Anselmo e dei legali Angelo Pugliese e Rossana Cribari difensori di Isabella Internò, unica imputata, sono stati il luogotenente Roberto Redavid e il maresciallo Marcello Lupo.
I testimoni hanno ricostruito quanto accaduto negli istanti immediatamente successivi alla morte del calciatore del Cosenza. Dal recupero dati telefonici riferiti a Isabella Internò, a quelli dei soggetti vicini all’imputata. «Una indagine divisa in tre filoni, lavorando a compatimenti stagni». Dopo lo screening degli atti pregressi, i carabinieri hanno «scelto di ampliare l’attività conoscitiva per capire la natura del rapporto tra Bergamini e Internò sentendo persone che erano a conoscenza del loro legame». L’attività si concretizzò nell’escussione di 51 persone.
«Fu il dottore Michele de Marco – confessa uno dei testimoni – ad accertare per primo la morte di Donato Denis Bergamini avvenuta alle 20 del 18 novembre 1989 per «sfondamento toracico, schiacciamento addome, emorragia e perdita di sostanza organica». Un’ora prima, invece, il maresciallo Francesco Barbuscio (Comandante della compagnia Carabinieri di Roseto Capo Spulico) «ha trasmesso la comunicazione della notizia di reato alla procura di Castrovillari contenente le attività investigative compiute». Partendo ovviamente dalle modalità con cui aveva appreso la notizia della presenza di un cadavere sulla statale 106. Non solo. Barbuscio «alle 17.30 aveva intimato l’alt a Bergamini a bordo della Maserati insieme ad una donna». L’escussione dei testimoni della morte del calciatore avviene poche ore dopo il ritrovamento del cadavere. Isabella Internò sarà sentita alle 20.30 mentre il camionista Raffaele Pisano alle 22.45. «Si rappresenta la scena di un suicidio come detto da Internò e da Pisano, poi iscritto nel registro di indagati con l’ipotesi di omicidio colposo». Le attività dei carabinieri andranno avanti e si concentreranno sugli amici dei due giovani, uno degli accertamenti riguarderà l’appartamento che il calciatore di Argenta condivideva con il compagno di squadra Michele Padovano. «Nei mesi precedenti la morte di Bergamini i due vivevano insieme».
In aula, il pm Primicerio e l’avvocato Anselmo chiedono ed ottengono la possibilità di ascoltare alcune intercettazioni ambientali captate dai carabinieri nel 2011. In particolare, vengono intercettati – in momenti diversi – Isabella Internò, sua sorella, sua figlia e ancora suo marito Luciano Conte e il cognato Gianluca Tiesi. Le registrazioni però sono inascoltabili a causa della bassa qualità del supporto audio e allora spetta agli operatori di polizia giudiziaria chiamati a testimoniare leggere le trascrizioni delle captazioni. «I brani di interesse – dice il maresciallo Lupo – si riscontrano all’interno della Mercedes classe A con all’interno Isabella Internò, la sorella e la figlia di Isabella. Si discuteva di una precedente conversazione di tre ore tra Luciano Conte e Gianluca Tiesi (marito della sorella dell’imputata) in merito ad una delle audizioni cui era stata sottoposta l’odierna imputata». In una frase, gli intercettati discutono e la sorella di Internò sottolinea la necessità di non ripetere nei discorsi il «non ricordo», «perché non andava bene». Era il 26 novembre 2011, mentre la conversazione di tre ore tra Conte e Tiesi risalirebbe al giorno precedente. In un’altra captazione, questa volta, ad interloquire sono Conte e Internò. I due discutono «della preparazione di una nuova escussione». Conte si rivolge a sua moglie: «Non so perché questo ragazzo si è suicidato, questo devi dire, sono solo testimone di un brutto episodio». Il marito cerca in più momenti di tranquillizzare Isabella Internò. In una delle discussioni, Conte cita più volte una “carta”. Alla domanda del pm Primicerio su cosa contenesse questo documento, i testimoni rispondono: «si fa riferimento ad una carta che Conte avrebbe fatto leggere ad Isabella, verosimilmente un verbale dell’epoca. In cui Isabella aveva fornito la sua versione dei fatti».
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