LOCRI «Non fidatevi di chi vi propone scorciatoie. Studiate, solo così potrete cambiare le cose». Sono le parole che Nicola Gratteri rivolge agli studenti dell’istituto comprensivo De Amicis-Maresca di Locri. In un Palazzo della Cultura pieno, il procuratore di Catanzaro ha parlato delle storie contenute nel libro scritto a quattro mani con Antonio Nicaso “Non chiamateli eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie”. A una domanda degli studenti, il magistrato ha risposto confermando una delle sue più grandi preoccupazioni: «Sono convinto che militarmente si possano contrastare le mafie, fino ad abbatterne l’80 per cento del potenziale. È più difficile, invece, estirpare la mentalità mafiosa». L’incontro arriva a pochi giorni dalla notizia del progetto di attentato nei suoi confronti per mano dei clan di ‘ndrangheta.
Un attentato che si sarebbe dovuto consumare lungo il tragitto che collega l’abitazione del magistrato e il suo ufficio. La notizia – pubblicata dal Fatto Quotidiano – è trapelata soltanto dopo solo la nomina del nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo – Gratteri era in lizza – andata a Giovanni Melillo. La segnalazione proveniente dai servizi segreti, per questo, era rimasta riservata solo agli ambienti investigativi. Un piano ordito dalle famiglie di ‘ndrangheta infastidite dalle indagini del procuratore di Catanzaro non solo in Calabria, ma anche in Sudamerica e negli Stati Uniti.
«Non mi fermo perché non ci si può girare dall’altra parte», ha risposto il procuratore di Catanzaro a chi gli ha chiesto cosa lo spinga a proseguire la lotta alla ‘ndrangheta nonostante le minacce che lo costringono a una vita sotto scorta.
«No comment», invece, alla domanda sulla mancata nomina alla Procura nazionale. «Io sono venuto oggi per parlare ai ragazzi, non per altro». E sulla notizia del progetto di attentato Gratteri ha risposto con un secco: «Non sono novità».
Intanto per venerdì 13 maggio è stata organizzata una manifestazione in sua solidarietà davanti alla procura di Catanzaro dal nome “La nostra ribellione, la sua scorta”.
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