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Calabria, frontiera dell’e-commerce. Ecco come vincere la sfida – VIDEO

In crescita le aziende che vendono online: +160% dal 2016. Ma tanti ancora i ritardi. Volpentesta: «Occorre correre per cogliere l’opportunità»

Pubblicato il: 15/05/2022 – 7:00
di Roberto De Santo
Calabria, frontiera dell’e-commerce. Ecco come vincere la sfida – VIDEO

COSENZA Un mondo in rapidissima evoluzione capace di trasformare in modo radicale l’approccio al modello di vendite di beni e servizi. Ed in cui le distanze fisiche si abbattono per far posto ad una competizione globale dove faranno da leva la qualità e la capacità di interpretare al meglio le esigenze dei cittadini sempre più digitalizzati. È la frontiera sempre più attuale dell’e-commerce che ha subito un’accelerazione dopo lo scoppio della pandemia e che ha imposto questo nuovo approccio al mondo degli acquisti costringendo le imprese tradizionali ad adeguarsi rapidamente. Anche in Calabria. Una rivoluzione già iniziata da tempo, in realtà, e che i continui lockdown imposti dalle rigide regole varate per contenere il dilagare dell’epidemia non hanno fatto altro che diffondere in maniera più capillare. Una rivoluzione che, secondo gli analisti, consentirà – se interpretata correttamente – di creare le basi per una crescita dell’intera economia locale con ricadute positive sulla ricchezza prodotta e sull’occupazione. Quest’ultima ad alto valore aggiunto.
Secondo i dati contenuti nell’ultimo Osservatorio eCommerce B2c, giunto alla ventunesima edizione, della School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, l’e-commerce in Italia supererà i 45 miliardi di euro entro quest’anno. Segnando una crescita del 14% rispetto al 2021.
In particolare i prodotti venduti online toccheranno la punta di 34 miliardi di euro (+10%), mentre i servizi salgono a 11,9 miliardi: in crescita del 28%. Questi ultimi spinti anche dalla ripresa del turismo che aveva segnato una forte contrazione nel corso della fase più dura della pandemia. Sempre secondo questa ricerca, la penetrazione dell’online sul totale degli acquisti retail è stata pari all’11%. Un tasso uguale a quello dello scorso anno, a dimostrazione dell’importante fetta di mercato ormai stabilmente occupato dall’e-commerce.
Numeri confermati anche da altre fonti come 99Firms. Secondo gli analisti della società che studia le aziende che operano nell’e-commerce nel mondo, il 95% degli acquisti, entro il 2040, proverrà proprio dalla vendita al dettaglio online. Nel mondo il commercio elettronico, secondo questa ricerca, varrà nel 2030 17,53 trilioni di dollari, con una crescita esponenziale del 15,1% in dieci anni. Dunque una rivoluzione planetaria che interesserà anche la regione. Un’enorme occasione per il sistema di imprese calabrese per agganciare questa lunga onda e generare ricchezza ed occupazione. Non facendosi però cogliere alla sprovvista e creando quelle figure professionali che meglio saranno in grado di interpretare questa grande sfida.

I numeri della Calabria

Fonte: Unioncamere-InfoCamere

E anche la Calabria sembra aver percepito le potenzialità del nuovo scenario. Almeno a giudicare dai numeri delle imprese di commercio a dettaglio di qualsiasi prodotto effettuato online. Secondo i dati forniti in esclusiva al Corriere della Calabria da Unioncamere-InfoCamere, emerge che al 31 marzo scorso risultavano censite 802 aziende che hanno scelto internet come “marketplace”. Un numero sempre più crescente di realtà che vendono online prodotti di vario genere oltre che servizi ad imprese e cittadini. In due anni sono cresciute del 40,5% e se confrontato con il dato del 2016, si nota una vera e propria esplosione del fenomeno: quasi il 160% in più.

Fonte: Unioncamere-InfoCamere

Con province come il Vibonese e il Crotonese che hanno registrato un picco pari al duecento per cento.
Il numero maggiore di aziende che operano stabilmente su internet si registra nel Cosentino, dove risultano registrate 320 imprese che vendono su internet al dettaglio qualsiasi prodotto. Segue il Reggino dove sono presenti 239 realtà dell’e-commerce ed il Catanzarese (120). Praticamente appaiate per numero le imprese registrate nel Crotonese (63) e nel Vibonese (60). Due aree che però risultano le più dinamiche per crescita di aziende dedite all’e-commerce.
In termini percentuali la Calabria per demografia di imprese che hanno scommesso sull’e-commerce registra una crescita nel confronto tra il 2016 e il 2022 superiore al dato medio italiano: +127,8% contro, appunto, il trend calabrese pari a +159,5%. A dimostrazione che tra gli imprenditori calabresi si è percepita l’importanza di operare sull’e-commerce. Seppur con numeri assoluti decisamente bassi, la frontiera delle vendite online si è così spalancata anche per il mondo imprenditoriale calabrese.

Volpentesta: «La Calabria deve correre per cogliere l’opportunità»

L’e-commerce rappresenta una frontiera promettente per l’economia calabrese, ma occorre attrezzarsi al meglio. Ne è convinto Antonio Volpentesta, docente di “Marketing” e “E-Business e Reti di Imprese” nel corso di laurea magistrale in Ingegneria gestionale dell’Unical che invita gli imprenditori a cogliere questa opportunità, ma con alcune premure: «la gestione di un negozio online richiede competenze e conoscenze molto più ampie». Da qui la necessità di dotarsi di alti profili professionali formati dagli Atenei. Un compito che l’Università adempie pienamente, ma con un rammarico: «oltre il 90 % dei nostri laureati trova occupazione fuori della nostra regione».

Professore, già prima della pandemia l’e-commerce rappresentava un potenziale enorme per l’economia calabrese. E ora quale frontiera si apre anche per la regione?
«Le restrizioni dovute alla pandemia hanno favorito un atteggiamento favorevole al digitale che ha coinvolto molti settori del commercio. Da una parte è cambiata la mentalità degli operatori economici, sempre più propensi ad una integrazione tra canale fisico e online e dall’altro sono cambiate le preferenze dei consumatori. Alcuni di questi operatori hanno cessato la loro attività tradizionale per poi ripartire con la vendita online, altri che già operavano nel commercio elettronico hanno potenziato il proprio servizio grazie a nuove partnership. Certo, molte di queste iniziative hanno adottato approcci elementari e parziali (ad esempio, acquisizione di ordini, campagne promozionali, interazione con i clienti, utilizzando piattaforme social o di instant messaging), ma certamente, insieme ad altre imprese di commercio elettronico già affermate, costituiscono una frontiera promettente per un’economia digitale calabrese».

L’avvio di canali virtuali di vendita può costituire elemento di rilancio anche per realtà piccole come quelle che caratterizzano il sistema produttivo calabrese?
«L’integrazione fra online e offline sta diventando sempre più concreta e può favorire lo sviluppo del commercio elettronico in forma ibrida. Per le piccole imprese calabresi due direzioni sono percorribili: la prima passa attraverso una strategia che punti ad operare essenzialmente online (eventualmente anche con l’ausilio di un negozio fisico); la seconda è rappresentata dalla possibilità di continuare ad operare attraverso punti vendita tradizionali ed affiancare attività online di supporto o di complemento (come ad esempio, local digital marketing, gestione di canali di vendita online integrati e/o separati)».

Antonio Volpentesta, docente di “Marketing” e “E-Business e Reti di Imprese” all’Unical

Quale dovrebbe essere il giusto approccio da parte degli imprenditori calabresi per avvicinarsi al mondo dell’e-business?
«Capita spesso che l’approccio sia sbagliato e rischi fortemente di essere fonte di disillusioni, anche cocenti. Uno di questi errori è di avere una visione limitata del commercio elettronico quale quella di immaginarlo come la gestione di un sito web e/o delle pagine aziendali sui social. Invece, la gestione di un negozio online richiede competenze e conoscenze molto più ampie (dal commercio al marketing, dalla normativa sull’e-commerce agli aspetti fiscali, dalla logistica all’analisi statistica) senza le quali è impossibile avviare un’attività di successo. Proprio per questo motivo, prima di avviare questo tipo di attività online, un imprenditore dovrebbe intraprendere un percorso formativo, o affidarsi a servizi di consulenza».

E le istituzioni come potrebbero favorire il processo di innovazione all’interno delle imprese calabresi?
«Il ruolo delle istituzioni locali e degli attori pubblici è importante nella creazione di condizioni di supporto che guidino l’accesso e la diffusione tecnologica tra le imprese calabresi. Questo supporto può essere realizzato tramite l’offerta di sostegno finanziario mirato ad incentivare l’impiego di piattaforme aperte o di sistemi e-commerce proprietari. Ed ancora attraverso progetti formativi intesi sia a creare maggiore consapevolezza relativamente alle potenzialità delle tecnologie digitali per il commercio che a ridurre problemi di disallineamento tra offerta di competenze nel mercato del lavoro e richieste specifiche delle imprese. Senza dimenticare le agevolazioni fiscali per quelle imprese locali che operano in reti di commercio elettronico collaborativo, per innalzare la loro soglia competitiva nei mercati globali. Ed infine l’offerta di servizi che possano assicurare delle garanzie per le imprese intenzionate ad avviare relazioni industriali tramite canali elettronici».

Sono in molti a temere che l’avvento degli acquisti e delle contrattazioni online possano comprimere ancor di più i livelli di occupazione in territorio già in difficoltà come quello calabrese. Quale impatto potrebbe avere anche sul mondo del lavoro?
«Dati raccolti negli ultimi anni evidenziano in modo netto come il settore dell’e-commerce abbia dato un contributo significativo all’occupazione su tutto il territorio nazionale. Ciò verosimilmente avverrà anche nei prossimi anni. Ovviamente questi indicatori fanno riferimento a tutta la rete del valore, cioè a tutto quello che sta intorno alle vendite online e ai servizi collegati. La grave crisi dei canali tradizionali di commercio e ristorazione, e l’esplodere dei servizi di logistica (ad esempio, le consegne a domicilio) che si avvalgono delle tecnologie digitali, hanno sconvolto il panorama occupazionale introducendo una accelerazione verso una crescente offerta di posizioni di lavoro “fisico-digitale”».

Di quali figure l’imprenditore calabrese dovrà dotarsi per riuscire a cogliere appieno questa rivoluzione?
«Dipende dalle dimensioni e importanza del progetto di e-Business o di commercio elettronico. In genere, è necessario un team con professionalità tecniche informatiche (data analyst, programmatore,…) e figure gestionali, quali e-commerce manager (responsabile di tutte le fasi del progetto fin dall’ inizio, e, in fase di esercizio, coordinatore delle unità aziendali coinvolte nel commercio elettronico ed elemento di supporto  alla direzione aziendale) e marketing manager (responsabile di tutte le attività di promozione online e delle  campagne di comunicazione, responsabile dell’allineamento del marketing digitale con quello tradizionale, cioè eventi, sponsorizzazioni, cartellonistica, merchandising, etc.)».  

E cosa manca ancora al sistema calabrese per recitare una parte importante in questa trasformazione?
«Siamo entrati in una nuova fase dell’industrializzazione di Internet che vede arrivare una nuova ondata di tecnologie (metaverso, l’internet delle cose, intelligenza artificiale, smart contract, …)  e altre arriveranno in futuro. Stanno cambiando velocemente non solo i modi di comunicare ma anche l’agricoltura, il turismo, la logistica e quindi si affacciano nuovi modelli di e-Business e di commercio elettronico. Il sistema calabrese è in ritardo con la trasformazione digitale delle imprese e delle pubbliche amministrazioni e deve correre se vuole cogliere queste nuove opportunità di sviluppo. Ha bisogno di robuste iniezioni di gioventù (allo stato attuale i tassi della disoccupazione giovanile sono altissimi, fra i più alti in Europa). I giovani di oggi, essendo “nativi digitali”, rendono più facile il cambiamento, sono portatori di entusiasmo e fra loro si trovano quelli con una formazione adeguata, ad esempio quella universitaria, a facilitare la digitalizzazione nelle organizzazioni, ricorrendo alle competenze e conoscenze maturate in precedenza». 

Qual è il contributo che il mondo universitario sta offrendo in questa direzione?
«L’Unical fa la sua parte sia favorendo la costituzione di spin-off che operano nel campo dell’economia digitale che impiegando le tecnologie digitali nella formazione universitaria. Per esempio, nei corsi di “Marketing” e “E-Business e Reti di Imprese” del corso di laurea magistrale di Ingegneria gestionale, si adottano metodologie “onlife”. Superando la classica dicotomia online/offline (vicino/remoto, sincrono/asincrono) la formazione onlife amplia i confini del tradizionale contesto dell’aula universitaria e si svolge in ambienti eterogenei situati tra il reale e il virtuale, tra l’autentico e il simulato. Gli studenti maturano competenze digitali affrontando casi aziendali ed entrando in contatto con realtà economiche e produttive. Le imprese sperimentano percorsi per una loro possibile transizione digitale. I docenti mettono alla prova modelli e metodologie innovative per coltivare l’eccellenza e rendere l’istruzione e la formazione universitaria più aderente alle esigenze del mercato del lavoro (maggiori info). Purtroppo, il patrimonio di competenze e conoscenze generato da queste esperienze formative onlife genera ricadute poco rilevanti sul sistema economico calabrese, dato che oltre il 90 % dei nostri laureati trova occupazione fuori della nostra regione». (r.desanto@corrierecal.it)

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