Poca attenzione e ancor meno interesse per i referendum in tema di giustizia programmati per il prossimo 12 giugno. Almeno a giudicare da un sondaggio Swg. Appena un elettore su quattro è informato e le stime sull’affluenza non fanno ben sperare su buon esito della campagna referendaria: tra il 29 e 35%, secondo le stime della società di sondaggio, si recherà alle urne. Una percentuale non irrilevante, visto che per essere valida la consultazione dovrà superare la soglia del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Secondo questa indagine, la causa del forte disinteresse espresso dagli elettori consultati sarebbe da riscontrare nella complessità della materia di cui trattano i quesiti.
Ma rivediamo di cosa si occupano i cinque referendum su cui gli italiani dovranno pronunciarsi il prossimo 12 giugno. Una consultazione che si svolgerà, in occasione delle prossime amministrative, in un’unica giornata dalle 7 alle 23 di domenica. Si tratta di referendum “abrogativi” per cui se si voterà “Sì” l’elettore opterà di abrogare lo specifico punto sul quale si pronuncerà.
Saranno dunque cinque i quesiti referendari davanti i quali gli italiani si recheranno alle urne il prossimo 12 giugno. Sono tutti quesiti in materia di giustizia: l’abolizione delle firme per le candidature dei togati al Consiglio superiore della magistratura; la separazione delle carriere tra giudici e pm; la valutazione sulla professionalità dei magistrati da parte degli avvocati; la limitazione della carcerazione preventiva e, infine, l’incandidabilità e la decadenza degli eletti condannati (introdotta dalla legge Severino). Ed in particolare:
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