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La “lezione di ‘ndrangheta” del boss che guarda Berlusconi (e l’albero della libertà) in tv

Penna alla compagna davanti al simbolo di Fi: «Sembra l’albero della ‘ndrangheta. L’avesse fatto uno di noi avrebbe preso 10 anni»

Pubblicato il: 19/05/2022 – 7:20
La “lezione di ‘ndrangheta” del boss che guarda Berlusconi (e l’albero della libertà) in tv

REGGIO CALABRIA «Guarda, guarda Berlusconi. Guarda bene quell’albero, non te lo dimenticare. Se uno di noi faceva un’intervista con un albero posizionato in quel modo… i miei avrebbero preso dieci anni di galera». Anche davanti al televisore, Giuseppe Penna non dimentica – secondo i magistrati antimafia della Procura di Roma che hanno firmato l’inchiesta Propaggine – la propria appartenenza alla ‘ndrangheta. Al punto da trasformare la visione di un programma politico in una mini lezione sui simboli dei clan. Accade il 17 dicembre 2017: Penna, pezzo grosso del “locale” romano legato al clan Alvaro, commenta assieme alla propria compagna un’apparizione televisiva di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, in quel momento, presenta al pubblico «l’albero della libertà»: pensa a Forza Italia come a una pianta; ai rami corrispondono punti del programma politico. Penna assiste al programma e paragona la costruzione utilizzata dall’ex premier all’«albero della scienza». «L’albero della ‘ndrangheta», dice alla compagna. Lei, però, nega la somiglianza tra i due simboli e sottolinea che non c’è «una matrice comune tra le cose». È a quel punto che Penna dice che se uno dei suoi si fosse presentato con quell’albero gli avrebbero dato dieci anni. 

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Cos’è per i pentiti “l’albero della scienza”

L’accusa cerca di contestualizzare il riferimento del boss e utilizza le parole del collaboratore Luciano Piccolo, in un interrogatorio reso alla Procura di Trento nel 1993: «“L’onorata società” nel linguaggio usato da noi, si identifica nell’Albero della scienza che rappresenta praticamente la società, la sua gerarchia, compresi la maggiore e la minore. L’albero della scienza è così suddiviso: fusto – rifusto – ramo – ramoscello e fiore. I primi tre elementi rappresentano “la maggiore”, mentre gli altri due “la minore”. Tutto insieme è “l’onorata società”». Altro riferimento si trova in una sentenza della Corte d’assise di Varese che risale al 1997: «Antonio Zagari, nel corso dell’udienza del 14 ottobre 1995, ha inoltre descritto, con dovizia di particolari la raffigurazione simbolica della ndrangheta (un grande albero ramificato sovrastante una tomba)». 

«Penna si definisce appartenente alla ‘ndrangheta»

Per la Dda di Roma l’episodio serve a inquadrare il personaggio: quella captata nel dicembre 2017 è «un’altra conversazione da cui emerge chiaramente l’inserimento di Giuseppe Penna nella ‘ndrangheta».
Penna vede Berlusconi presentare l’albero della libertà e subito fa «un collegamento con l’albero della scienza che – per come emerge dalle dichiarazioni di diversi collaboratori, alcune delle quali richiamate anche in sentenze ormai definitive – costituisce un simbolo della ‘ndrangheta. E nel fare tale collegamento il Penna pronunciava alcune affermazioni autoaccusatorie, sostanzialmente definendosi appartenente alla ‘ndrangheta».
Per il gip non ci sono dubbi: l’uomo «con la frase “uno di noi… uno dei miei”» si sarebbe «concretamente riferito anche alla sua appartenenza all’associazione unitaria denominata ’ndrangheta, circostanza che aveva già confidato alla donna precedentemente, o meglio quando aveva narrato dell’omicidio della madre Grazia Alvaro», uccisa per questioni d’onore dal nonno di Penna dopo una riunione di famiglia. (ppp)

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