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il caso

Processo Valle dell’Esaro, l’appello dell’avvocato Esbardo: «Antonio Presta sta male, va curato»

La richiesta al Collegio giudicante. Roberto Presta rende dichiarazioni spontanee. Sentiti tre collaboratori di giustizia: Lamanna, Impieri e Foggetti

Pubblicato il: 19/05/2022 – 18:13
di Fabio Benincasa
Processo Valle dell’Esaro, l’appello dell’avvocato Esbardo: «Antonio Presta sta male, va curato»

COSENZA Le dichiarazioni spontanee rese dal collaboratore di giustizia Roberto Presta arrivano a conclusione di un’udienza che ha visto l’esame di tre pentiti chiamati a raccontare quanto di loro conoscenza sulle presunte attività illecite perpetrate dal gruppo Presta. Il processo, in corso al Tribunale di Cosenza riunito in composizione collegiale (presidente Carmen Ciarcia), è scaturito dall’inchiesta denominata Valle dell’Esaro. Destinato a far luce su una presunta associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico e attiva nel cosentino.

Il racconto di Impieri

Luciano Impieri (difeso dall’avvocato De Luca) collabora con la giustizia dal 2018, dopo essersi allontanato dal gruppo Rango-Zingari all’interno del quale si occupava di estorsioni. «Ho conosciuto Antonio Presta nel carcere di Cosenza nel 2014 – confessa al pm Riello – Abbiamo parlato di estorsioni, ma non di droga. Dicevano fosse in gamba». Della famiglia Presta, invece, Impieri sostiene di aver saputo da altri detenuti che «stavano bene, avevano Ferrari e gestivano alcune discoteche». Presta – sempre secondo il racconto del pentito – avrebbe «fatto due battesimi in carcere». Presunti destinatari: Alberto Superbo (legato al gruppo di Di Puppo) e Renato Mazzulla. Al primo sarebbe stato concesso il grado di sgarro (è la dote dello sgarrista nella ‘ndrangheta calabrese) al secondo quello di picciotto e camorrista. «Antonio Presta – ribadisce Impieri – era presente al battesimo, me lo ha riferito il mio compagno di cella Salvatore Ariello». La parola passa al legale dell’imputato, l’avvocato Franco Locco che chiede lumi in merito all’eventuale conoscenza da parte di Impieri di presunte attività illecite commessa da Presta. «Mai avuto confidenze da Antonio Presta sulle attività illecite – risponde il teste – Sono stato detenuto con Giuseppe Ursomarso (detto Pino) e mi riferì di attività con alcune discoteche a Milano».

L’assalto (fallito) al portavalori

Dal (breve) racconto di Impieri si passa a quello di un altro collaboratore di giustizia: Daniele Lamanna. Quest’ultimo, nel 2010, viene arrestato nell’ambito dell’operazione “Telesis”: il clan Bruni, alias “Bella Bella”, subisce un duro colpo e in manette finiscono pezzi grossi della mala bruzia. I carabinieri rompono gli equilibri del clan che mette insieme diverse famiglie riunite in una “Confederazione” della quale avrebbero fatto parte «la famiglia Bruni, il clan degli “Zingari” e quello degli “Italiani”». Il sodalizio è frutto della pax stipulata tra lo stesso Daniele Lamanna, Francesco Patitucci e Michele Bruni con Franco Presta e Ettore Lanzino, all’epoca dell’incontro narrato dal pentito ancora latitanti. 
Di Antonio Presta, il collaboratore di giustizia (difeso dall’avvocato Enrico Tucci) sa poco o nulla. «L’ho conosciuto in una occasione il 2010, avevamo organizzato un assalto ad un furgone portavalori, lui era latitante e volle partecipare». Il progetto criminoso – come ammesso dallo stesso Lamanna – «fu stoppato da un’operazione dei carabinieri». Il pentito incrocerà nuovamente Presta, in carcere, «ma non abbiamo mai parlato di attività». Del mancato assalto al portavalori parla, in collegamento video, anche l’ultimo testimone e collaboratore di giustizia, Adolfo Foggetti (difeso dall’avvocato Michele Gigliotti). «Antonio Presta l’ho visto in carcere subito dopo il mio arresto per l’omicidio Bruni e solo un’altra volta per preparare l’assalto al portavalori che poi non abbiamo fatto». Foggetti aggiunge: «Tutti i soldi provenienti dalla vendita di droga e dalle estorsioni andavano nella bacinella comune e, da quanto mi è stato detto, anche la famiglia Presta riceveva il denaro. A me lo ha detto Patitucci». E’ ancora l’avvocato Locco ad effettuare il controesame nei confronti del teste chiedendo di fornire maggiori dettagli sulla presunta attività del suo assistito. «Non sono a conoscenza – dice Foggetti – di partecipazioni di Presta al traffico di droga e non so nulla sulla gerarchia della sua presunta organizzazione».

«Antonio Presta sta male»

Terminato l’esame e il controesame dei testi, prende la parola l’avvocato Lucio Esbardo (legale di Antonio Presta che difende insieme al collega Franco Locco) e si dice «pronto a rinunciare al proprio mandato a causa della mancanza di risposte in merito alle tante sollecitazioni avanzate sulle gravi condizioni di salute in cui versa Antonio Presta». «Abbiamo sollecitato più volte il ricovero – ripete Esbardo. Che aggiunge: «Non abbiamo ricevuto nessuna risposta con una richiesta avanzata a settembre 2021 e oggi devo preoccuparmi se il mio assistito stia scontando una custodia cautelare umana o disumana. Chiedo un provvedimento con il quale venga mandato ai domiciliari e curato come merita». Il pm Riello esprime in merito parere contrario e il presidente del Collegio giudicante, Carmen Ciarcia, prima ricorda al legale di aver già sollecitato il Dap e dopo rassicura Esbardo: «In ogni caso faremo ulteriori solleciti».

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