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“Ricettopoli” a Cosenza, chiesta la condanna di tutti gli imputati – NOMI

Sette persone chiamate a rispondere delle accuse. Al centro dell’inchiesta un presunto giro illecito di farmaci a base di ossitocina

Pubblicato il: 19/05/2022 – 19:19
di Fabio Benincasa
“Ricettopoli” a Cosenza, chiesta la condanna di tutti gli imputati – NOMI

COSENZA L’accusa rappresentata, in aula dinanzi al Tribunale di Cosenza, dal procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo e dal pm Margherita Saccà ha richiesto la condanna degli imputati nel processo scaturito dall’inchiesta ‘Ricettopoli’ realizzata dai carabinieri del comando provinciale bruzio. Per Andrea Gagliano è stata chiesta una pena di 7 anni e un mese; per Giuseppe Chirillo 8 anni e 6 mesi; Angela Pugliano (7 anni), anche per Pasquale e Giuseppe Carnovale (farmacisti) la richiesta è di 7 anni. Infine, per Aquilina Belmonte sono stati chiesti 5 anni e 5 mesi e per Antonio Scarpelli 5 anni e 3 mesi.

L’inchiesta “Ricettopoli”

A seguito dell’inchiesta coordinata dalla procura di Cosenza, venne smantellato un presunto giro illecito di smercio incontrollato di farmaci a base di ossitocina. Dagli inquirenti venne definita droga di stato e di fatti il sistema attraverso il quale si verificava la cessione di sostanza stupefacente almeno nelle apparenze formali era perfettamente legale. L’intero sistema si sarebbe fondato sull’elevato numero di prescrizioni per soddisfare le esigenze dei “pazienti”. Gli assuntori, avrebbero ottenuto dal medico la ricetta per poi recarsi in farmacia a fare scorta di farmaci a base di ossitocina, un potente oppiaceo che viene utilizzato per la cura di malati terminali. In questo contesto di indagine, i carabinieri, avrebbero anche individuato le responsabilità di Angela Pugliano e dei suoi figli Pasquale e Giuseppe Carnovale che sono titolari della farmacia dalla quale i “pazienti-assutori” si rifornivano di farmaci. Gli imputati sono accusati a vario titolo di prescrizioni abusive in concorso, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti in concorso, truffa aggravata e falsità.

La requisitoria

«Il farmacista è tenuto ed obbligato a mettersi a disposizione delle autorità in caso di calamità, concorre alla salute collettiva con la farmaco vigilanza. La farmacia non è un luogo dove si spaccia ma dove si tutela la salute del cittadino», sottolinea il procuratore Spagnuolo nel corso della requisitoria dinanzi al giudice Iole Vigna. «Quei farmaci – continua – hanno un costo enorme e gli imputati si sono arricchiti ai danni del servizio sanitario nazionale favorendo una ipervalutazione della farmacia». «Tutto questo vale la vita degli individui?», ha concluso il procuratore. E’ toccato al pubblico ministero Margherita Saccà concludere l’arringa della procura e formulare le richieste di pena.

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